Non sappiamo come possa essere l’inferno lassù, ma sappiamo benissimo come possa essere quaggiù per opera dell’uomo. L’apoteosi del male di cui siamo capaci, l’abbiamo vista nel recente ‘900 con la seconda guerra mondiale e le sue aberrazioni di cui portiamo ancora dolorose cicatrici. Ma ancora non basta. Stiamo uscendo ora dalla battaglia contro il nemico invisibile di un virus che ha messo in ginocchio il mondo intero, portando la morte dentro le normali relazioni umane. Ma ancora non basta.
La Russia ora, con una azione unilaterale spregiudicata, ha deciso di riportare indietro le lancette della storia per riappropriarsi con la forza dell’Ucraina, nazione libera e indipendente. Nel giro di pochi giorni Putin ha spiegato che quelle ricche terre appartengono all’ex impero sovietico e che la loro sovranità non può guardare a occidente. E dalle parole è passato ai fatti dell’invasione militare. L’Ucraina non fa parte della Nato e della UE e quindi a maggior ragione non è semplice una immediata efficace reazione onde peraltro, giustamente, evitare di scadere subito nel conflitto sul campo fautore di una potenziale catastrofica terza guerra mondiale. Inevitabilmente occorre ponderare i passi partendo in primis dal massimo della coesione giuridica, politica ed economica dell’occidente che non deve dividersi, questa è la prima indispensabile prova di forza. La Russia è una potenza militare ma non economica, ha circa 145 milioni di abitanti con un PIL inferiore a quello italiano.
Le pesanti sanzioni che seguiranno certamente peseranno sul popolo russo anche se al momento potrebbero non sembrare una efficace risposta. I loro mercati finanziari e il rublo crollano, Putin è un uomo solo al comando e senza alleati. Anche la minaccia di chiudere i rubinetti del gas e’ un’arma a doppio taglio perché la loro economia molto dipende dalla sua vendita all’occidente. Siamo all’inizio di un conflitto, non facciamoci ingannare dal fattore tempo pensando che Putin possa agevolmente vincere in pochi giorni. Vedremo anche se vi sarà l’organizzazione di una resistenza ucraina. Gli ucraini disseminati a lavorare in Europa e in altri parti del mondo ormai sono oltre i recinti della storia passata. Certamente Stati Uniti e UE non possono accettare atti di cosi grave prepotenza che stracciano i principi di libertà e diritto. Come abbiamo imparato in pandemia (si spera) -insieme- si è più forti e in grado di vincere.
Occorre quindi rafforzare ora la coesione e la capacità – politica e pratica – dell’Europa per rispondere adeguatamente alla sfida, prevedendo anche maggiori impegni congiunti di difesa. Ma occorre soprattutto la solidarietà del cuore e dello spirito, fra di noi e con i popoli ucraini e russi che sono i primi a pagarne il doloroso scotto. E qui allora la preghiera e il dialogo interreligioso sono fondamentali, anche se a tanti possono apparentemente sembrare ininfluenti.
E’ lo Spirito che istruisce l’animo umano muovendo sentimenti di pietà, carità e solidarietà, sollecitando il coraggio e l’intelligenza per intraprendere le migliori e più sagge azioni possibili. E’ l’invisibile globale rosario dei cuori oranti che, rifiutando la violenza, impedirà all’indifferenza di essere ancora complice di immani catastrofi umane.
Aderire quindi all’invito di Papa Francesco per il 2 marzo (preghiera e digiuno) e’ quindi una reazione utile. Tutti ora, credenti e non, dobbiamo essere uniti da propositi di Pace che assicura vita e futuro. Alla Speranza non c’e’ rimedio, salvo il perire prima ancora di essersi battuti.
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