Il nostro Paese ha sempre avuto una vocazione a fare impresa ma nell’ultimo periodo molti ritardi e complicazioni hanno congiurato per scoraggiare lo spirito di iniziativa. Ci troviamo di fatto ad affrontare la più grande sfida dal 1929.
Quali risorse sono a disposizione del sistema economico italiano? Come orientarci dopo quarant’anni difficili del capitalismo nazionale oggi in crisi? Dobbiamo capire le sue trasformazioni, il sistema di potere, il rapporto tra politica e imprese, segnato anche da corruzione, da connivenze tra manager, lobby e partiti. Tutto ciò non ha favorito l’inserimento italiano nei processi di trasformazione del mercato globale. Oggi purtroppo siamo costretti a fare riforme dolorose per riacquistare vitalità superando ambiguità ed incompletezza.
È necessario semplificare la vita dei nostri imprenditori con poche regole chiare, sanzioni effettive, riforme organiche e stabili, minore pressione fiscale per non mortificare lo spirito imprenditoriale. Dobbiamo superare le nostre debolezze per uscire dal declino più agili e rinnovati. Allora capiremo dove va il sistema economico italiano con la transizione ecologica e digitale. L’Italia economica avrà ripensato sé stessa e ritrovato il proprio posto nel mondo. Abbiamo già oggi molti casi di imprese italiane che operano con successo sui mercati internazionali. Sono medie imprese definite “multinazionali tascabili”. Mostrano imprenditorialità vigorosa ma non sono in grado di sostituire le grandi industrie del passato.
Possiamo oggi riconsiderare l’assetto imprenditoriale italiano, pubblico, privato, di economia civile, circolare, di inclusione sociale o Terza economia. Afferma Giuseppe Berta, autorevole studioso del nostro sistema economico, che la sfera più propria del nostro Paese è quella del mercato e non del capitalismo. Oggi possiamo agganciarci alle sue reti lunghe per assicurare alle prossime generazioni una prospettiva di sviluppo. Politica, economia, istituzioni possono ritrovare, dopo il Governo Draghi, un loro equilibrio in una sana democrazia dell’alternanza. Aree interne, comunità montane, isole, Sud, periferie possono ridurre il divario dalle aree più dinamiche del Paese con i notevoli fondi europei del PNRR.
Next Generation Ue e Seconda Ricostruzione della Repubblica
Il programma del Governo Draghi è “generazionale”, per un “debito di futuro”. Infatti il vero debito è quello tra le generazioni. Il nuovo Governo è il garante della canalizzazione di risorse, competenze, volontà politiche per una società ed un pianeta migliori, a vantaggio di chi è un bambino oggi o deve ancora nascere.
Parliamo di debito ecologico ma anche antropologico e sociale. Draghi deve coniugare pertanto misure di emergenza con riforme a lungo termine. Sguardo al 2050. Noi baby- boomer, grati dei sacrifici enormi della generazione che ha ricostruito il Paese dopo le macerie del 1945, dobbiamo essere riconoscenti e generosi nel far fruttare questo grande patrimonio di bellezza, varietà, creatività per i nostri figli e nipoti. “Ogni spreco oggi è un torto che facciamo alle prossime generazioni, una sottrazione dei loro diritti.”(Draghi, Senato, 17.02.2021). Quindi: piano vaccinale accelerato, progetti ben fatti e condivisi per Next Generation Ue, sanità territoriale, cura del capitale umano con riforme della scuola, Università, ricerca, efficienza della Pubblica Amministrazione, Giustizia, Fisco, transizione ecologica e digitale.
Decisivo sarà fornire ai giovani le competenze elevate e necessarie per una società esigente del 2030-2050. Si tratta di rivedere stili di vita e modello di sviluppo sulla base dell’ecologia integrale della Laudato sì. Infatti, ci aspettano al varco cambiamento climatico, dissesto idrogeologico, inquinamento ormai insostenibile, virus minacciosi del futuro. “Vogliamo lasciare un buon pianeta, non solo una buona moneta”, ha affermato Draghi. Transizione ecologica, sviluppo, lotta a povertà e disuguaglianze enormi: questo il filo “verde” del Governo. Ovviamente se riuscirà a sottrarsi alla cattiva politica della distribuzione a pioggia di risorse e alla pressione di potenti lobby riapparse sulla scena, date le ingenti risorse europee disponibili per ben 220 miliardi di euro.
La riforma del Fisco deve essere fatta nel suo complesso per evitare manipolazioni sui singoli tributi. La rotta è chiara: alleggerire la pressione fiscale, mantenere progressività e maggiore equità per le famiglie con figli. Obiettivo infatti è invertire il pericoloso calo demografico. Riuscirà lo “spirito repubblicano” di partiti in crisi, costretti a governare insieme, a far centrare questi obiettivi strategici entro il 2023-2028? L’unità è un dovere ispirato dall’amore per l’Italia. Lo dobbiamo alle nuove generazioni mettendo in secondo piano le convenienze di partito. Legittimati reciprocamente dal governare insieme, sarà cura del sistema dei partiti riformati, poi, offrire due politiche alternative alla scadenza naturale della travagliata legislatura.
Siamo di fronte ormai, dopo un quarto di secolo di declino, ad una nuova Ricostruzione con un forte ancoraggio all’Europa. Non possiamo sbagliare. Ora vaccini, severa cabina di regia del Recovery Plan al Mef, ristori, protezione dei lavoratori, non dei posti in imprese decotte, con lo Stato innovatore e imprenditori illuminati. Poi una buona legge elettorale e la parola agli elettori.
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