La nozione di bene comune – il fine a cui la politica dovrebbe sempre mirare per non trasformarsi in mera gestione e amministrazione del potere – dà voce, prima di tutto, ad una esigenza etica: essa indica la vita buona di una comunità, all’interno della quale ogni persona è messa in condizione di fiorire in pienezza. Affinché ciò sia possibile, è però necessario che ciascuno sia riconosciuto nella sua verità e nella sua dignità; ma saper raccordare queste coordinate essenziali sembra, oggigiorno, impresa decisamente complicata. Soprattutto sul terreno dell’impegno politico.
È evidente, infatti, quanto sia arduo convenire sul riconoscimento delle verità essenziali dell’umano e sugli strumenti capaci di garantire la dignità personale. Per questo la vocazione all’impegno civile non dovrebbe mai essere una scelta improvvisata; come ogni impresa importante e complessa, essa richiede preparazione e competenza.
San Paolo, rivolgendosi ai Corinzi, scrive che l’impegno del cristiano nel mondo è simile allo sforzo dell’atleta: richiede allenamento e determinazione, costanza e dedizione. Analogamente, l’iniziativa promossa dalla diocesi udinese si presenta come palestra in cui preparare l’intelligenza e il cuore alle sfide dell’impegno civile. Lo fa, prima di tutto, chiamando validi “allenatori”, guide competenti e autorevoli capaci di fornire alcuni strumenti concettuali utili a leggere la complessità del tempo presente. Tale Scuola invita poi a dedicare il giusto spazio alla preparazione, poiché risultati significativi possono essere raggiunti solo nella continuità di un impegno che si distende nel tempo.
E ancora: la SPES suggerisce di allenarsi assieme, poiché solo nel confronto con gli altri, soprattutto quelli che ci assomigliano meno e che interpretano diversamente la disciplina, riusciamo a crescere e a migliorare; a patto, sia chiaro, che, pur differenti, ci sentiamo parte di una stessa famiglia che condivide importanti valori di fondo. Infine: l’allenamento duro e impegnativo è sostenibile solo se l’obiettivo è ben chiaro. Senza una sfida possibile, per quanto ardua, la passione alla lunga viene meno e con essa la propensione all’impegno.
La SPES vuole invece alimentare la fiduciosa speranza nella possibilità di una politica al servizio del bene comune; di una politica volta a creare spazi di comunione e di vita buona. Una sfida difficile, ma possibile e per questo una sfida che vale la pena d’essere raccolta.
A dare avvio alla nascente Scuola di Politica – venerdì 24 ottobre – è stato Franco Vaccari, presidente di Rondine. Cittadella della Pace. Da molti anni ormai Rondine coniuga l’ideale della pace alla quotidianità faticosa e concreta dell’incontro tra nemici che, vivendo assieme, imparano giorno dopo giorno a conoscersi e a capirsi. Un’utopia coi piedi ben piantati a terra; una speranza costruita, anche, attorno alla lavatrice in cui si lavano, assieme, i panni sporchi.
Questo è un esempio di come i grandi valori possano e debbano incarnarsi in pratiche quotidiane, orientando il nostro agire e sostenendo il nostro desiderio di cambiamento. Questo è lo spirito con cui è stata costruita la SPES: una pista d’atterraggio – l’immagine è di Luigi Alici, che sarà uno dei primi relatori della Scuola – per far scendere nel concreto dei nostri territori il grande aereo della Dottrina Sociale.
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