Senza voler fare una recensione dell’opera, mi riferisco ad alcuni aspetti di questa figura evangelica messi in luce dalla ricerca. Componendo i vari tasselli offerti dai vangeli, in particolare quello di Giovanni, dalle testimonianze degli scrittori, cristiani e non, dei primi secoli, dalle scoperte archeologiche relative alla storia prime comunità cristiane, l’autrice delinea un ritratto senz’altro inedito di Maria Maddalena, a partire dall’interpretazione, esegeticamente documentata, del suo nome, che, potrebbe essere tradotto come: “Maria la Celebrata, la Resa-grande”.
Ma anche pensando ad un contesto più “plausibile”, quello delle nostre comunità cristiane, che credibilità daremmo a una che viene a dirci di aver incontrato Gesù risorto?
A dire il vero anche la comunità apostolica e la chiesa delle origini hanno avuto qualche difficoltà ad accogliere la testimonianza di questa donna, che accolta dal Maestro, insieme ad altre, nel gruppo dei discepoli, viene addirittura investita dell’incarico di annunciare la buona notizia, quella per cui esistono i Vangeli stessi, la ragione da cui è partita ogni evangelizzazione!
Sì, qualche difficoltà o tentativo di sminuire il suo ruolo c’è stato, magari elegantemente, con qualche lettura allegorica dell’accaduto: in qualche modo si doveva “giustificare” che un annuncio così importante fosse stato affidato a una donna… ma infine il fatto era quello: il Signore risorto si è fatto riconoscere per prima ad una donna, chiamata Maria Maddalena, e la sua voce è stata ascoltata e fissata dagli evangelisti in modo inequivocabile, insieme al rimprovero che Gesù fece a Pietro e agli altri “per la loro incredulità e durezza di cuore” (Mc 16,14).
E oggi? Qual è lo spazio di ascolto che viene dato alla voce di Maria Maddalena, incarnata da tante donne che vivono nella Chiesa e al suo servizio?
“Soffro quando vedo nella Chiesa che il ruolo di servizio della donna — quel ruolo che tutti noi dobbiamo avere — scivola verso la servitù”. Questa affermazione è di Papa Francesco, non di una teologa femminista di sinistra. E infatti non è questione di femminismo, ma di Vangelo; non è questione di potere o di carriere ecclesiastiche, ma di ascolto della voce delle donne, che portano avanti la maggior parte del lavoro nelle parrocchie e dintorni, ma raramente sono chiamate a partecipare ai momenti decisionali. E come alla base così funziona anche ai vertici.
Questa è una grave perdita per la Chiesa, perché è una perdita di identità, della sua identità missionaria. La dinamica di reciproco riconoscimento descritta dall’evangelista Giovanni nell’incontro tra Gesù risorto e la Maddalena è emblematica di ogni chiamata e di ogni invio nella Chiesa.
Non immediatamente Maddalena ha riconosciuto il Risorto, in un primo momento lo ha scambiato per il giardiniere e soltanto dopo essersi sentita chiamata per nome lo ha “messo a fuoco”, alzando lo sguardo e uscendo dall’emozione della propria tristezza e della propria affannosa ricerca a testa bassa del cadavere di Gesù di Nazaret.
Anche oggi la Chiesa ha bisogno dello sguardo di Maria Maddalena – e di ogni discepola di Gesù – perché proprio in quel sollevare lo sguardo e vedere l’Altro, che si presenta davanti a me come qualcuno di inaspettato, seppure atteso e ricercato, proprio in quel saper abbandonare la propria visione egoistica e autoreferenziale, la Chiesa testimonia e annuncia la speranza di un’umanità rinnovata, di uomini e donne che vivono nella logica del dono, dove nessuno si sente ignorato o servo.