Papa Francesco nel suo messaggio per la centesima Giornata del migrante e del rifugiato, appena celebrata, coglie nel segno: “non di rado l’arrivo dei migranti, profughi, richiedenti asilo e rifugiati suscita nelle popolazioni locali sospetti e ostilità. Nasce la paura che si producano sconvolgimenti nella sicurezza sociale, che si corra il rischio di perdere identità e cultura, che si alimenti la concorrenza sul mercato del lavoro o, addirittura, che si introducano nuovi fattori di criminalità”. Non vi è dubbio che il fenomeno delle migrazioni ha messo a nudo le insufficienze e le inadeguatezze tanto dell’Italia come dell’Unione Europea.
Si tratta di ridefinire il principio di cittadinanza, i criteri dell’etica pubblica e la tavola dei valori fondamentali. Per il Presidente della Repubblica e per il Ministro dell’integrazione Cecilie Kienge, sono maturi i tempi per riconoscere la cittadinanza ai figli di immigrati nati in Italia. Anche i vescovi e l’associazionismo cattolico (ma anche laico) sostengono il principio dello jus soli e della nuova cittadinanza, mentre a opporsi è soprattutto la Lega Nord, che si è detta pronta alle barricate.
Oltre allo jus soli la polemica abbraccia anche l’abolizione del reato di clandestinità e la riforma della legge Bossi-Fini. Da una parte troviamo PD, SEL, Scelta civica, ora anche M5S, e soprattutto organismi e movimenti cattolici come la Caritas, le Acli, la Comunità di Sant’Egidio, mentre dall’altra troviamo l’ampia galassia della Destra che va ad associarsi alla Lega Nord, come Fratelli di Italia, Forza Italia e Nuovo Centro Destra.
Quello sullo jus soli non è soltanto un dibattito giuridico sulla cittadinanza, ma un vero spartiacque sul modo di vedere la società attraverso due paradigmi alternativi di convivenza sociale, due antropologie, due modelli di sviluppo: nel primo prevale la prospettiva dell’accoglienza e dell’inclusione, nel secondo quella della paura e dell’esclusione. Riprendendo le parole di Papa Francesco, possiamo dire che la prima esprime una “cultura dell’incontro” mentre la seconda esprime una “cultura dello scarto”.
La via italiana all’integrazione dovrebbe impedire che l’Italia si avventuri verso modelli multiculturalisti o assimilazionisti, che hanno dato in altri Paesi risultati fallimentari, per sperimentare invece una via originale, quella dell’integrazione interculturale.
Sia Benedetto XVI che ancor più Papa Francesco insistono molto sul principio di fraternità l’unico che consente di oltrepassare la vecchia cultura della solidarietà verso un umanesimo più avanzato e responsabile. La fraternità è proprio quella particolare forma di solidarietà che si esprime nel momento stesso in cui avviene l’incontro con il volto dell’altro, soprattutto se è straniero e sconosciuto. Ciò che veramente non deve venir meno è il rispetto assoluto della dignità e l’inclusione dell’altro nello spazio pubblico che deve diventare sempre più luogo di umanità.
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