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Le Banche Popolari e le Banche di Credito Cooperativo sono nell’occhio del ciclone perchè rischiano di essere annoverate tra le Banche commerciali. È un pezzo di storia che viene cancellato e una realtà civile e democratica che viene annullata. Le BCC svolgono una funzione di concorrere allo sviluppo dei territori organizzando la gestione del credito finanziario con criteri solidaristici. Si tratta di una risorsa preziosa che va preservata ad ogni costo

Le Banche Popolari e le Banche di Credito Cooperativo (BCC) sono “nell’occhio del ciclone” per il fatto che ‘rischiano’ (le Banche Popolari, almeno le dieci più grandi, sembrano aver varcato il ‘guado’) di essere annoverate tra le Banche ‘commerciali’. È un pezzo di storia che viene cancellato e una realtà civile che viene annullata e, soprattutto, un aspetto di democrazia che viene ad essere demolita: é una specie di esproprio e una pietra tombale per l’economia civile. Perché un problema centrale per la democrazia è il rapporto che corre tra l’azione economica e la vita democratica.

Non si vogliono criticare le funzioni delle Banche multinazionali, ma la perdita di rapporti e di vincoli nei confronti del territorio e della società territoriale determina un depauperamento della libertà e un impoverimento di democrazia. Non viene a soffrirne il ‘sistema’ bancario, che piuttosto si diversifica, ma una sua articolazione e componente, la cooperazione si impoverisce e rende precaria la vita dei più poveri, che è all’inizio del movimento. Certo, per alcuni aspetti Grande, è bello, ma anche (specie nel campo della cooperazione) Piccolo, è bello (Schumpeter), vitale e può rappresentare una risorsa significativa per un territorio che mostra un carattere peculiare e degno di attenzione. E questo vale per le Banche Popolari e, particolarmente, per le BCC, che si muovono nel mondo della cooperazione che, oltre a rivestire un ruolo importante nel mondo economico per l’apporto occupazionale, costituisce un modello di imprenditoria che sa coniugare con il ruolo economico l’innovazione, la solidarietà e la democrazia.

Storicamente la cooperazione è stato il tentativo di dare risposte a situazioni di disagio e di povertà (figlia del bisogno), che la rivoluzione industriale aveva prodotto in larghi strati di popolazione e che le istituzioni politiche non erano state in grado di fronteggiare. La cooperazione fu la risposta efficace nei confronti, soprattutto, dei contadini e degli artigiani, che dovevano sottostare alla povertà e alla grande piaga dell’usura. Il movimento del “credito cooperativo” inoltre si innesta sullo stesso tronco della ‘cooperazione’, assumendone la linfa della partecipazione, della democrazia e della solidarietà.

Nasce da questa esigenza la natura e la vocazione “localistica” e il suo conseguente “radicamento territoriale”, che ne disegna la natura e la operatività. La ‘raccolta’, come anche gli ‘impieghi, costituiscono la dinamica che fa crescere il territorio e risponde ai bisogni delle persone. Una comunità territoriale decide di raccogliere il risparmio e di volerlo utilizzare per i propri soci e per tutte le espressioni economiche che operano sul territorio. La peculiarità che assume la cooperazione consente non solo di rafforzare il fattore solidaristico, ma anche di garantire la partecipazione paritaria democratica per tutti i componenti della compagine, cioè i soci.

Tenendo sullo sfondo questi richiami alla originarietà e alla storia della cooperazione e delle BCC ci troviamo di fronte a delle realtà che continuano ad essere attuali e fanno di esse dei supporti ancora validi ed efficaci per la società in cui sono collocate ed operano. Molti mutamenti stanno trasformando la nostra società, le sue istituzioni, le sue culture, le sue strutture; e con esse i soggetti (individuali e collettivi) che compongono la società. Le BCC svolgono la funzione di concorrere allo sviluppo di determinati territori organizzando la gestione del credito finanziario con criteri solidaristici e svolgono la medesima solidarietà nei confronti dei singoli soci.

Le BCC non sono estranee né semplicemente spettatrici delle trasformazioni; il segreto sta nell’affrontare le ‘sfide’, nella capacità di ‘leggere’ i cambiamenti, di metabolizzarli e di coniugare il ‘vecchio’ (i valori perenni) con le esigenze indotte dalla crescita delle conoscenze, dai nuovi saperi professionali, dalle tecnologie innovative, dai nuovi soggetti che si affacciano sulla scena con voglia di protagonismo. E le BCC stanno affrontando tali sfide e sembrano ogni giorno, nonostante le difficoltà, di superarle felicemente. Basti pensare a uno dei temi che racchiudono il senso e i contenuti delle trasformazioni, che vanno sotto il nome di ‘globalizzazione’. Essa è un ‘processo’ che interessa l’intero pianeta: lo spazio e il tempo (le distanze annullate, il tempo che non dà il senso del divenire, dell’attesa e del passato) sembrano perdere i loro stessi connotati definitori, la vita e l’organizzazione della vita stessa sono rivoluzionate.

La cooperazione continua ad offrire ad un mondo globalizzato i suoi strumenti capaci di offrire risposte ai problemi che i cambiamenti pongono innanzi: la democrazia, la solidarietà, la mutualità si pongono come valori perenni dell’ordinamento sociale, e in questo contesto di territorialità si colloca la presenza e l’attività della BCC. La fedeltà alla dimensione territoriale e la fedeltà alla dimensione locale, tuttavia non è una “nicchia” protettiva che la salvaguarda dalle trasformazioni che avvengono intorno ad essa: la sfida della globalizzazione chiama la BCC ad attrezzarsi per guardare al mondo, ma con i piedi ben saldi sul territorio. Ma c’è un altro aspetto che va tenuto presente e che caratterizza il tempo presente: “la società civile”, che è parte importante della nostra società e che viene ad intrecciarsi con le caratteristiche di essa quali l’autonomia, la solidarietà e la reciprocità, che, come abbiamo già detto, sono le caratteristiche della cooperazione e, in particolare, delle BCC.

La società civile è componente essenziale della ‘società tout court’ insieme allo Stato e alle sue espressioni fatte di istituzioni e strutture, e al ‘Mercato’: essa non può esistere senza gli altri due e la ‘società civile’ racchiude tutto ciò che non rientra nelle vicende statuali e in quelle del Mercato. La BCC, in quanto tale, è risorsa per la società perché mette al centro la persona, facendola contare, a prescindere dal censo e dalla cultura, riconoscendone la titolarità di diritti (cittadinanza) e il senso di responsabilità. In questo senso le BCC esprimono la partecipazione e la democrazia dei soci mediante il voto nelle assemblee (una testa, un voto…), non un voto proporzionale al capitale versato (consentendo in tal modo ‘forza’ al ‘più forte’). Si ha così la società civile che incrocia il soggetto attivo e protagonista realizzando quella governance, che è al centro delle nuove semantiche della democrazia, in una società che si dibatte nelle contraddizioni della modernità, rese più stringenti dal sopravvenire, appunto, della globalizzazione.

Il tema della governance salda i temi della dimensione locale e del ruolo della società civile nei processi di sviluppo e di partecipazione democratica. Le BCC, per la loro partecipazione alla società civile e per il loro ruolo attivo nelle politiche di sviluppo locale, sono chiamate in causa come soggetti e come interlocutori con gli altri soggetti di decisioni e di partecipazione alla gestione del “potere” , potere mite, cioè diffuso e parcellizzato, il cui esercizio non può essere garantito dalla ‘forza’, ma dal dibattito e dal confronto che precede le deliberazioni condivise. Insomma, la società civile è necessaria per restituire lo scettro e il protagonismo al cittadino!

La società civile, lo Stato e il Mercato, si sostengono a vicenda (simul stabunt, simul cadent), così come si formano e cadono insieme, ma devono coesistere perché la mancanza di uno mette in crisi gli altri due. Ma un’altra dimensione delle BCC riguarda la natura solidale della società civile, che precede il “patto con i cittadini” (Locke; Rousseau), ambito di socialità originaria, distinta dallo Stato e dal Mercato, in grado di creare relazioni tra gli uomini. L’ambito di socialità in cui si collocano le BCC è differente dal mercato (che ha finalità di lucro, non produce capitale da dividere agli azionisti, ma capitale da impiegare con finalità sociale) e dallo Stato (che è basato sulla normativa delle leggi). L’essere cooperativa di credito non è una diminuzione della cultura cooperativa: è una maniera ‘originale’ e diversa di esserlo!

Ora pare che la scelta del Governo di ricorrere alla decretazione affretti (senza discutere e confrontarsi!) la cancellazione (o quasi) di una realtà economica fiorente e le BCC cesseranno (fino a quando potranno resistere?) di essere ‘risorsa’ (attiva) per i piccoli risparmiatori e creditori e ‘risorsa’ (passiva) per gli ‘impieghi’ (e le sofferenze). La globalizzazione, con il seguito di ‘capitalismo selvaggio’ e di ‘capitani di ventura’, che faranno incetta di ‘azioni’, sembra viaggiare a gonfie vele mentre per la povera gente si prepara un welfare di povertà e di welfare benevolo.

Speriamo in un futuro migliore in cui la solidarietà e la cittadinanza solidale sia vittoriosa sull’egoismo di pochi.

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