“Il mio cuore è il primo nome dello straniero“. Massimo Recalcati ci fa riflettere sui confini che si trasformano in muri, sull’odio che sembra distruggere il dialogo, sulla paura dello straniero che impera, sul fanatismo che esalta fantasmi di purezza per occultare la realtà delle diversità e della inevitabile contaminazione tra persone, mercati e culture. Tuttavia, il desiderio di libertà è ancora molto forte.
Riusciremo a stare insieme con il senso della vita plurale nella polis comune? Dobbiamo superare una divisione che passa dentro di noi, come ci spiega la psicoanalisi. Si tratta infatti di tutelare la propria vita nell’incontro con l’ignoto. Aspirare alla libertà in questo incontro o vivere nel chiuso della propria identità. Iscrivere la propria vita in un rapporto con l’altro o rinchiudersi in una appartenenza minacciosa. Noi non abbiamo solo una passione per la libertà, il viaggio l’avventura, la conoscenza, la socialità. Abbiamo anche una propensione alla chiusura, a rifiutare la libertà con la responsabilità che comporta. Insomma, siamo pronti a rinunciare alla libertà in cambio di sicurezza.
Questa è la tentazione del muro con il quale ogni lessico civile non può evitare di confrontarsi. Oggi, dopo la pandemia, è ancora irrisolto il problema dell’immigrazione e della integrazione dello straniero. Sovranismo e muri sono ancora davanti a noi. Eppure, il virus implacabile ci dice che ci salveranno solo solidarietà ed una economia civile. Accoglienza, fraternità, ospitalità sono le parole della politica della cura.
Un pensiero plurale e democratico deve contenere elementi divergenti e risolverli in unità per il bene comune. Non dobbiamo cadere nella fuga dalla libertà del Novecento con l’euforia di masse ignoranti, fanatiche e gonfie di odio. La democrazia pur imperfetta rimane tale. La politica lavora sul limite come arte del possibile per attraversare i conflitti con fraternità nella libertà. Il populismo semplifica come una deviazione incestuosa della democrazia.
Dobbiamo tornare alla complessità della politica e della tradizione italiana dell’economia civile perché inclusiva. In questa situazione di convivenza con il Covid 19 l’obiettivo è promuovere l’azione dei cittadini nella difesa della salute, del lavoro, di scuola, ambiente, per benessere della comunità. Si tratta, con Next Generation EU, di sostenere il valore del lavoro e delle persone, di credere nella biodiversità delle forme di impresa, di promuovere la diversità e l’inclusione sociale, compresi gli immigrati, di valorizzare l’impresa come luogo di creatività e di benessere, di investire sull’ educazione, sui beni relazionali e sulla fioritura umana, di proporre una nuova idea di salute e di benessere, di coltivare il rispetto e la cura dell’ambiente, povertà, welfare, territorio, di attivare energie giovani, innovazione e nuove economie generative. (Cfr. Carta di Firenze, Festival economia civile e M. Recalcati, La tentazione del muro, Feltrinelli, Milano 2020).
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