Tra la gente comune, ma anche tra le elites, si ripete, come un mantra, che non c’è una classe politica adeguata a gestire gli affari pubblici siano essi internazionali, nazionali o locali. Non abbiamo una classe politica adeguata a governare il paese. Non c’è cultura di governo ed una visione che indichi la direzione in cui muoversi. Quale sia, però, una classe politica adeguata ai compiti di governo pochi lo sanno. I più messi di fronte ad un quesito diretto cercano di sfuggire, altri, invece, invocano la qualità dell’onestà e della competenza, non meglio specificata.
Quali sono, insomma, le caratteristiche di un bravo politico e di una classe politica non è assolutamente facile da dire. Tra le caratteristiche etiche la più invocata è l’onesta. Essa è intesa come la capacità di esercitare un ruolo pubblico senza approfittarne personalmente, oppure, avvantaggiando interessi di vario genere. Il politico onesto è quello che ricerca e fa l’interesse di tutti. Certo è una qualità importante ma difficile da praticare, soprattutto, in un contesto politico in cui le pressioni per mettere da parte valutazioni etiche sono quotidiane. Ed, inoltre, comporta una struttura morale piuttosto forte che deve essere stata formata a lungo e verificata. Dissolti i partiti tradizionali, strutture che possano assolvere questo compito in piena trasparenza non ce ne sono molte. E poi chi può dire di sapere veramente quale è l’interesse comune? In qualche modo si intravede la pretesa di una superiorità conoscitiva che è l’esito dell’idea di avere un accesso privilegiato alla conoscenza.
Un’altra caratteristica che viene enunciata è la competenza. Qualcuno la identifica con il possedere un titolo di istruzione adeguato, laurea, master, specializzazioni ed un curriculum prestigioso sia accademico che professionale. Altri, invece, dicono che la competenza è semplicemente saper fare, che è poi l’essenza della politica. Il potere, diceva Bertrand Russel in un suo scritto, non è altro che la capacità di tradurre un sogno, un idea in realtà, in una realizzazione concreta. E se ne può concludere che chi è capace di fare questo è un bravo politico. Conta poco avere titoli accademici o di grandi istituzioni se non hai la capacità di trasformare un idea in un fatto concreto.
Questa capacità quasi “magica” di trasformare la realtà, o meglio far nascere nuove situazioni e creare nuovi processi di cambiamento, è importante ma oggi giorno va a scontrarsi con un mondo sempre più complesso ed articolato economicamente, giuridicamente, socialmente e politicamente. Esso richiede capacità specialistiche che non sono alla portata di tutti e di cui sono custodi le grandi organizzazioni complesse del nostro tempo le amministrazioni pubbliche centrali e periferiche degli stati nazionali a cui si aggiungono quelle sovranazionali come l’Unione Europea e internazionali quali Onu e poi quelle delle grandi multinazionali. Se non si conoscono i meccanismi che le governano si va a sbattere la testa e ci si va male. Le grandi burocrazie sono un pilastro delle democrazie ma possono essere anche il patibolo su cui esse sono costrette a salire per farsi impiccare. Da una parte la democrazia e la classe politica che si affidano alla forza della maggioranza per capire quale direzione gli affari di un paese devono prendere e dall’altra le burocrazie che invece si basano sulla gerarchia, l’organizzazione, la conoscenza e la competenza. Una classe politica adeguata deve essere consapevole di questo. Indirizzare questi processi è il suo compito principale in una società sempre più complessa per il livello di interazioni, non solo nazionali ma anche internazionali, da cui è attraversata.
Per fare tutto è necessario che le conoscenze specialistiche si incontrino con l’etica e le capacità morali degli individui. La conoscenza aiuta ma le grandi decisioni sono quelle in cui entrano in gioco qualità morali come il coraggio, l’umiltà, la pazienza, l’equanimità, il realismo. E direi ancora la capacità di superare situazioni conflittuali e andare oltre le regole accettate per prefigurare un altro ordine delle cose. La leadership politica genera cambiamento e indica una visione verso cui muoversi. Non si riduce a buona gestione come nella tecnocrazie, ma cambia il sistema dei valori di un popolo. Poche sono le autorità che possono rilasciare titoli in questo senso. Esse sono fondamentali per determinare un risultato dell’azione politica che sia equo e nell’interesse comune.
In conclusione le qualità della competenza e dell’onestà sono caratteristiche essenziali ma non ancora sufficienti per qualificare una classe politica come adeguata ai compiti di governo di una società contemporanea.
La classe politica deve essere umile, non avere la presunzione di avere la soluzione che la distingue dagli altri perché da ciò nasce la pretesa della superiorità rispetto all’altra parte. E questo in una democrazia non è ammissibile. L’umiltà è una caratteristica delle classi politiche forti che cercano le soluzioni attraverso le condivisioni non alzando la bandiera di una pretesa superiorità morale e conoscitiva che nessuno ha. Solo un atteggiamento di tolleranza anche rispetto a caratteristiche insopportabili del proprio avversario politico distingue un classe politica al compito di governo.
L’umiltà non è una virtù che si possa facilmente coltivare e sviluppare ai giorni nostri ed anzi è vista come un segno di debolezza in un mondo in cui si tende ad esaltare l’egocentrismo come valore vincente. Si insegna la leadership e ci si dimentica che prima di comandare bisogna, anche, obbedire, essere follower come si dice nel linguaggio digitale. Obbedire vuol dire essere consapevoli delle regole che governano una qualsiasi organizzazione e sintonizzarsi con l’agire della comunità a cui si appartiene. Una società, dove tutti vogliono essere dei leader e non sanno ascoltare gli altri, essere umili ed obbedire alle regole, e rispettare chi legittimamente ha acquisito il potere di governare, non ha un grande futuro davanti. L’intolleranza, l’intransigenza a tutti i costi e fuori luogo distinguono, invece, le classi politiche che si accontentano di poco e che costringono un paese in una visione meschina e ristretta delle cose in nome di una pretesa inflessibilità che maschera, invece, povertà di idee…
Articolo pubblicato su www.vision-gt.eu il 10 giugno 2019
Tags: competenza Democrazia Elites Politica