L’autrice parte alla consapevolezza che siamo in presenza di un fenomeno che va visto nella sua complessità fatta di legami sociali e comunitari fragili, di forme di esclusione e di discriminazione persistenti a cui anche la psicologica sociale deve rivolgersi con un approccio multilivello capace di integrare la dimensione individuale, di gruppo e sociale guardando alle implicazioni reali.
Il testo è diviso in sei capitoli. Si parte dal definizione di esclusione sociale, per passare poi all’analisi dei fattori psicologici che li caratterizzano e alle conseguenze sugli individui (cap. 1 e 2). Si focalizza poi l’attenzione su due questioni specifiche: l’esclusione morale degli altri e l’esclusione attraverso il discorso con un’attenzione particolare ai concetti di potere e di ideologia. (cap. 3 e 4). Il quinto capitolo è dedicato alla “spinosa questione dei conflitti estremi” che in questo momento storico “devono essere studiati e compresi non solo dal punto di vista strategico e politico, ma anche psicologico”.
Di particolare interesse è l’ultimo capitolo intitolato “vincere il rifiuto” dove l’autrice propone un interessante decalogo per contrastare l’esclusione e il conflitto. Nel dettaglio:
1) cogliere la multimensionalità dell’esclusione. E’ fondamentale riconoscere fenomeni di questo tipo e analizzarli cercando di cogliere le sfumature e le differenze andando oltre le logiche bene/male tutto/nulla;
2) lavorare per una politica della cooperazione. Educarsi ad un approccio cooperativo che consenta di ridurre i conflitti e di favorire un clima più inclusivo;
3) emozionarsi di più. E’ importante studiare le emozioni coinvolte nell’esclusione ma anche e soprattutto imparare a conoscere e a gestirle in modo da migliorare le relazioni interpersonali e da mitigare il rischio di esclusione;
4) puntare sulla relazione interpersonale. Impostare i rapporti non sulle categorie (appartenenza ad un gruppo, ad una nazionalità, ad un’etnia) ma sul fatto che le persone sono uniche e distinte con loro caratteristiche personali;
5) agire su un’identità comune inclusiva facendo leva sulla natura cooperativa delle relazioni intergruppi;
6) puntare su un’identità trascendente ossia enfatizzare il bisogno di negoziare un’identità trascendente che riconosca la distintività di ognuno operando in funzione di prospettiva di pace per tutti;
7) educarsi al dialogo, ad approfondire le conoscenze andando oltre le generalizzazioni. Ed educare la sensibilità intellettuale per combattere l’esclusione;
8) mediare e riconciliare come forme di prevenzione all’esclusione al conflitto. La mediazione si pone l’obiettivo di suscitare tre le persone nuovi legami mentre la riconciliazione comporta un cambiamento cognitivo, emotivo e comportamentale delle relazioni costruendo le basi per un esito duraturo della pace;
9) l’importanza delle politiche di accesso. Occorre lavorare a livello sociale, culturale e politico per favorire un clima di inclusione nel rispetto dei diritti di ognuno.
10) l’importanza dello studio del discorso dello studio del discorso che può creare inclusione. Vi è uno stretto legame tra il linguaggio, i discorsi che facciamo e le ideologie che ispirano i diversi comportamenti.
In sintesi secondo Paola Villano “la sfida per il futuro è quindi quella di incorporare le mille complessità che questi fenomeni comportano – sociale affettiva, cognitiva, comportamentale – senza dimenticare una piena assunzione di responsabilità sociale e civile che ognuno di noi dovrebbe avere, come psicologo e come cittadino, non solo nel denunciare ciò che non funziona, ma nel cercare di riflettere in primis sulle nostre idee, sui nostri modi di interpretare il mondo, sui nostri schemi”. In sostanza è necessario sviluppare la capacità socratica di auto-esaminarsi educandosi all’empatia, alla capacità di assumere la prospettiva dell’altro per comprendere i suoi stati d’animo.
Paola Villano, Fuori dai giochi. La psicologia di fronte all’esclusione sociale, Pearson Italia, Milano/Torino 2013.
Citazioni
“Fuori dai giochi un titolo emblematico, che rievoca molti episodi e immagini di vita: essere esclusi, sentirsi esclusi (…) ma anche, fortunatamente, re-inclusi. Un tema questo dal potere forte, che sviluppa un significativo intreccio e accostamento di atteggiamenti, scelte morali, rifiuti fisici e psicologici, emozioni, e che sempre mi ha attratto”.
“L’essere esclusi, scartati, indesiderati, è un’esperienza che sarà capitata a tutti. La paura di stare fuori, di non essere ammessi nel gruppo dei pari e di non essere riconosciuti e valorizzati dagli altri, ad esempio, accompagna spesso gli e le adolescenti. Ma non solo loro purtroppo. Il timore di non venire considerati, non sono essere esclusi, ma anche ignorati, è forse più forte.
“L’esclusione sociale è fondamentalmente un’esperienza di deumanizzazione”
“Capire l’altro, e soprattutto incoraggiare le persone ad assumere la prospettiva di una persona appartenente a un gruppo discriminato e ostracizzato, può essere una strategia efficace per instaurare e mantenere relazioni sociali positive, ma anche per rispondere in maniera adeguata alle sue richieste e ai suoi bisogni”.