Dal 2017 al 2019 ho ricoperto un incarico di insegnamento all’ Università di Roma ‘Sapienza’. Si trattava di insegnare statistica ai ragazzi del primo anno del corso di laurea di Bioinformatica. È stata una esperienza interessante, ma dopo due anni ho deciso di non continuarla per una serie di motivi che andavano dalla difficoltà di conciliare l’impegno con il mio lavoro presso l’Istituto Superiore di Sanità alla mia contrarietà (e impaccio) a dover insegnare in lingua inglese.
Questa decisione mi ha permesso di scampare il triste periodo delle lezioni a distanza imposto dall’emergenza pandemica e, almeno così credevo fino a ieri, di liberarmi di una parte delle noiosissime (e completamente inutili) incombenze legate al dominio della burocrazia informatica. Si tratta di una tremenda piaga che si è diffusa da qualche anno in tutta la pubblica amministrazione (e non solo) che costringe i ricercatori a riempire in continuazione prospetti sui loro piani di ricerca, elenchi di pubblicazioni, programmi dei corsi, dichiarazioni surreali su ‘come si intende diffondere i risultati della ricerca tra gli stakeholder (qualsiasi cosa siano)’, o sul ‘grado di inclusività (qualsiasi cosa sia) ‘ nel gruppo di ricerca. Chiaramente non mi sarei liberato delle incombenze provenienti dalla mia amministrazione, ma almeno avrei eliminato quelle universitarie che sono senza dubbio tra le più invadenti.
Il mostro si è inopinatamente risvegliato il 30 settembre, nel primo pomeriggio, esigendo (cosa tipica dei mostri), una vittima innocente (in questo caso uno studente prossimo alla laurea). Senza entrare in inutili particolari basti dire che il GOMP (già il nome ricorda più una malefica divinità babilonese piuttosto che un programma gestionale) non accettava la domanda di partecipare alla sessione di laurea dello studente in quanto risultava che un esame da lui sostenuto nel 2018 (e regolarmente registrato nel sistema) mancava della firma digitale del professore.
Avrete già capito che il professore ero io (che tra l’altro non ho mai avuto la possibilità di apporre tale firma cavandomela con stampa di moduli e firma con la vecchia penna) e che la situazione era oltremodo intricata in quanto, non essendo più collaboratore dell’Università, non ero autorizzato ad accedere al sistema.
Come ogni divinità, il GOMP è nettamente separato dai mortali e qualsiasi mia dichiarazione che effettivamente lo studente aveva superato l’esame e che la sua posizione era quindi del tutto regolare, non aveva modo di modificare il corso degli eventi. Analogamente nessun funzionario dell’Università per quanto alto in grado (nemmeno il preside di facoltà o il rettore) poteva, con un atto di imperio, sorpassare il giudizio del GOMP.
Che fare? Posto (e questo si ascrive a merito di tutto il personale amministrativo della segreteria della facoltà) che tutti erano sinceramente preoccupati per lo studente e che si sforzavano di inventare soluzioni per risolvere il problema, le ipotesi in campo erano di due tipi molto differenti. Il primo tipo, che chiameremo ‘docile’, puntava a istituire un’altra commissione, con nuovi docenti, che avrebbe rifatto un altro esame al ragazzo. Il secondo tipo, che chiameremo ‘empio’, pensava fosse meglio trarre in inganno il sistema con sottigliezze da hacker; trattandosi di un idolo pagano, inutile dirlo, le mie preferenze andavano decisamente a questa seconda ipotesi.
La storia finisce bene, dopo circa un’ora di lotta con il GOMP, l’umanità ha vinto, lo studente potrà partecipare alla sessione di laurea di ottobre (auguri Matteo) e il manipolo di astuti guerrieri, sentendosi un po’ come i compagni di Ulisse scampati al ciclope, si compiaceva della vittoria.
Lascio al lettore (se gli va naturalmente), il compito di interrogarsi su alcuni quesiti morali che si ricavano dall’episodio attraverso due tracce di tema:
- Che razza di mondo abbiamo creato se una macchina non può essere smentita dall’uomo? (il candidato sviluppi il tema anche in situazioni non burocratiche come il controllo di qualità, la diagnosi clinica o l’inquietante applicazione Replika (quattro milioni di contatti) che fa il supporto psicologico da smartphone. In questo ultimo caso il candidato si astenga dal rimarcare che si tratta di una finta intelligenza artificiale che in realtà ripete frasi generate dal rimescolamento delle risposte dell’utente e che si conosce da circa quaranta anni, non vogliamo insomma risposte da informatico secchione ma filosofiche).
- Come supportare la fazione ‘empia’ e insieme ridare dignità ai docili? (il candidato esamini l’attuale stato del conformismo semicolto coltivato dai media, della organizzazione scolastica, della struttura della società, e ne tragga ispirazione per ragionevoli strategie di liberazione. Si astenga il candidato da triviali soluzioni luddiste come attentati dinamitardi ai server).