Non a caso la veglia di Pasqua è piena di riferimenti sensuali ed erotici, dal cero pasquale che ‘feconda’ la terra (nella forma sacra del bacile di acqua santa in cui viene immerso e ritirato fuori), nella luce delle candele che squarcia il buio, nella carne trionfante di Cristo dopo il dolore…. ma poi si pensi solo al fatto che ogni Passione è una esperienza che integra i tre aspetti indicati da Gomez Davila.
Ciò che ci attrae dell’esperienza di fede sono certe estasi improvvise che inaspettate squarciano la ferialità dei giorni tutti uguali, certi segni di cui abbiamo pudore a parlare (esattamente lo stesso pudore che vela le nostre esperienze erotiche), il sudore e la fatica di una processione a un santuario mariano.
Una fede frigida e borghese che disincarna l’amore di Dio facendolo diventare moralismo o esperienza puramente intellettuale, una certa petulanza teologica di preti colti e occhialuti che cercano di farci passare come ‘fede adulta’ noiose conferenze esegetiche, ma anche il puro appiattirsi sul ‘sociale’ corrispondono all’amore frigido, una ‘stupidaggine’ come dice Gomez Davila.
L’osservazione della natura che si risveglia, la sensualità dei profumi nell’aria primaverile, quel senso di vuoto e incompletezza che sentiamo nello stomaco, sono un aiuto prezioso per salvarsi dal tedio dell’amore frigido che è esattamente ciò che gli atei intendono per religione.
Buona Pasqua.