L’altro ieri, mentre mi accingevo a scrivere l’editoriale di questo numero di ottobre, ero con una collega in ufficio a Roma: abbiamo sentito distintamente le scosse di terremoto. Superata la paura e lasciato l’edifico, ho cercato subito notizie, soprattutto per sapere se c’erano ancora vittime. Ho appreso che questa volta l’epicentro del sisma era la Valnerina, nelle Marche. Le scosse sono state avvertite dalla Puglia all’Alto Adige. Più di 20 i comuni delle Marche colpiti dal sisma.
Mi sono detta: “La terra trema ancora… E noi cosa possiamo fare?”
E’ questo uno degli interrogativi che all’indomani del terremoto dello scorso 26 agosto molti cittadini italiani si sono posti: anche noi, come redazione di www.benecomune.net, decidendo di programmare questo numero. I numerosi eventi sismici e naturali che hanno colpito il nostro Paese impongono una riflessione seria sul rapporto tra ambiente e previsione, tra cultura della precauzione e della sicurezza e il consumo sconsiderato del suolo.
La casa e la cultura dell’abitare, da questo punto di vista, possono diventare un osservatorio interessante: la costruzione di abitazioni sicure o al contrario la trascuratezza nella prevenzione del rischio, la messa in sicurezza degli edifici (soprattutto pubblici) o gli abusi che si verificano anche in questo ambito sono un esempio evidente delle contraddizioni che il Paese deve affrontare sia dal punto di vista del comportamento privato e del senso civico dei singoli proprietari sia da quello delle politiche pubbliche e dei comportamenti economici.
L’enorme perdita di vite umane, la gravità delle distruzioni e il dibattito sulla ricostruzione impongono di riconsiderare temi che negli ultimi anni abbiamo trascurato in modo irresponsabile: dal dissesto idrogeologico alla messa norme delle abitazioni nelle aree sismiche, dalla tutela del suolo alle conseguenze dei cambiamenti climatici.
I media hanno riportato commenti di molti commenti di scienziati, tecnici, politici, che hanno sistematicamente ribadito la necessità di passare da periodiche campagne di ricostruzione post-sisma a sistematici interventi di prevenzione, in modo da ridurre il numero di vittime e i danni attesi da futuri terremoti.
Anche il nostro sito vuole dare un contributo perché nei cittadini prenda corpo una cultura della prevenzione, una voglia di assumersi responsabilmente il destino della terra in cui si abita.
Per questo abbiamo chiesto ad esperti di diversi ambiti disciplinari (fisici, sociologi, magistrati…) e a persone impegnate in prima linea sul tema della protezione civile del territorio di aiutarci ad analizzare i rischi ambientali che vanno affrontati, a ragionare sul tema della previsione in ambito scientifico, sociale e politico, per trovare possibili strategie di risposta rispetto ad eventi, come i terremoti, che ci fanno paura e che non sappiamo come affrontare.
Iniziamo con Salvatore Rizza, che approfondisce il tema della previsione sociale sottolineando come questa, troppo spesso, sia scarsamente considerata nel nostro Paese, soprattutto nel momento in cui devono essere prese le decisioni politiche. Ma l’attività previsionale è una necessità di cui la società moderna non può fare a meno.
Padre Giacomo Costa sottolinea come l’assunzione di un’autentica cultura della prevenzione sia il frutto di una mobilitazione integrale all’interno di una logica della solidarietà e dell’inclusione sociale.
Alessandro Giuliani parla della previsione in ambito scientifico sottolineando come essa si basi sulla previsione ‘statistica’ di ciò che ‘potrebbe succedere’ e non di cosa succederà di sicuro, dimensionando le nostre azioni sull’analisi attenta dei dati di natura.
Enzo Mantovani ragiona sulla necessità e l’urgenza di dotarsi di un piano di prevenzione sismica in Italia, rendendolo efficace e praticabile anche con risorse limitate.
Titti Postiglione ci parla dell’importanza della protezione civile del territorio, osservando come senza la conoscenza del rischio non si è in grado di affrontarlo e si finisce per rinunciare al ruolo fondamentale che ognuno di noi ha e deve pretendere di esercitare: quello di essere parte attiva nel processo di riduzione del rischio.
Maurizio Santoloci mostra l’evoluzione della fisionomia dei crimini ambientali osservando come ad ogni reato ambientale corrisponda un inevitabile danno per la salute pubblica.
Rossella Muroni ci parla del tema del consumo del suolo e della necessità di mobilitarsi per frenare questa deriva. E ci racconta il senso della campagna People4Soil – promossa da una rete europea di ong, istituti di ricerca, associazioni di agricoltori e gruppi ambientalisti, a cui aderiscono anche le Acli – che si pone l’obiettivo di raccogliere un milione di firme in tutta Europa affinché venga adottata una legislazione specifica in materia di tutela del suolo, che fissi principi e regole valide per tutti gli Stati membri.
Infine Marco Moroni propone una riflessione sul dopo terremoto del 26 agosto, che ruota attorno a quattro temi: le catastrofi e la gestione del territorio, la valorizzazione delle aree interne, la salvaguardia dei paesi e i centri di comunità come luoghi di ricostruzione.