Mattioli Putin continua ad affermare che la Pace è possibile solo alle condizioni della Russia, Zelensky afferma che lo è solo se la Russia rientra nei suoi confini antecedenti all’inizio dell’aggressione. La diplomazia ufficiale non pare in grado di convincere i belligeranti. Si continua il corpo a corpo, mentre i missili colpiscono indiscriminatamente. Un anno di guerra, l’occupazione dell’Ucraina intera è fallita. Ora si combatte furiosamente attorno al Donbass dove la situazione pare sostanzialmente in stallo. L’alleanza Usa-Ue rimane unita nel sostegno militare all’Ucraina mentre i paesi non avversi alla Russia, a partire dalla Cina, pare siano sempre più freddi con Putin il quale reprime con forza qualsiasi accenno di reazione interna. Ma sempre più bare tornano dal fronte in madre patria e l’esercito è demotivato.
Facciamo il punto della situazione con Ugo Poletti , milanese residente da anni a Odessa ove si è sposato con una ucraina e ha fondato il “The Odessa Journal” in lingua inglese.
Innanzitutto, qual è l’umore degli ucraini in questo momento?
Gli ucraini hanno superato la soglia del dolore per le perdite di vite umane e dello shock delle prime settimane di guerra. Quando ti aggrediscono sei spaventato e sei disposto ad arrenderti o a scappare per proteggerti. Se l’aggressione continua inizi a difenderti. Gli ucraini hanno resistito all’invasione russa e adesso sono animati dal desiderio di giustizia per le stragi e le distruzioni subite. Inoltre, desiderano liberare a qualsiasi costo le regioni occupate e sono convinti della vittoria finale sui russi, grazie ai successi militari ottenuti i mesi scorsi.
Recentemente il Presidente Zelensky ha rimosso molti alti dirigenti politici e amministratori accusati di corruzione, è un fatto occasionale o vi è un problema costruttivo diffuso?
La corruzione è un male endemico in Ucraina come lo era in tutta l’Unione Sovietica. Ma oggi la mentalità della gente sta cambiando perché nessuno è più disposto a tollerare chi si arricchisce in guerra, magari speculando sugli aiuti umanitari o sui rifornimenti militari. La rimozione di esponenti governativi a Kiev è un segnale positivo, ma è anche in parte un’operazione di immagine verso i paesi occidentali che stanno generosamente sostenendo l’Ucraina e chiedono rassicurazioni sulla legalità. Inoltre, è un utile pretesto per rimuovere alcuni elementi del governo non abbastanza fedeli.
Recentemente hai preso posizione contraria rispetto alla rimozione – ripudio- culturale dei legami russi. A Odessa è stata rimossa la statua dell’Imperatrice Caterina la Grande che volle la nascita della città. Umanamente si può comprendere, ma è possibile recidere le radici della propria storia?
Il ripudio dei simboli del nemico è un comportamento comprensibile per un popolo in guerra. É successo persino a Barcellona, dove hanno rimosso monumenti e nomi delle vie legati alla storia e alla cultura spagnola. Il problema è che quando cancelli le radici storiche, poi devi inventare una storia nuova, politicamente corretta, e perdi episodi importanti per capire e valorizzare una città. Oggi la politica ucraina nega il ruolo di Caterina la Grande, icona dell’illuminismo e figura emblematica di donna al potere, nella fondazione di Odessa, e afferma che la città portuale del Mar Nero era già stata fondata dai cosacchi. Sarebbe come dire che New York l’hanno fondata gli indiani d’America. Eppure il fascino della “perla del Mar Nero” risiede nella sua costruzione da parte di immigrati di paesi europei. Purtroppo, anche altri monumenti del passato sono minacciati. Rischia molto il busto di Aleksandr Pushkin, che fu eretto con contribuzioni volontarie della cittadinanza. Il più grande poeta russo visse un periodo artisticamente felice a Odessa e la descrisse come la città dove “puoi sentire l’Europa”.
Qual è la situazione militare? Zelensky vuole presentare una proposta di Pace all’Onu ma è realistica o una mossa politica? I canali diplomatici con la Russia per una possibile soluzione sono ancora aperti?
Zelensky presenterà una proposta di pace per mostrare che senza il volere dell’Ucraina una pace non si può concludere. Inoltre, questo gesto è molto atteso dalla sensibilità dell’opinione pubblica occidentale. Tuttavia, Zelensky non può tradire le aspettative del popolo ucraino, che oggi, in maggioranza, non è disponibile a fare compromessi con l’invasore. In verità dovrebbe essere Putin a offrire condizioni di pace visto che ha creato lui il problema, invece di continuare a bombardare la popolazione civile e a spingere il suo esercito a conquistare nuovi territori. I canali diplomatici con la Russia sono sempre aperti e Putin ha ricevuto almeno due proposte di pace (secondo le fonti ufficiose) dalla diplomazia americana, ma le ha rifiutate senza neanche cominciare a negoziare.
Cosa ne pensi dell’ipotizzata partecipazione di Zelensky al festival di Sanremo che sta facendo molto discutere la politica qui da noi. È opportuno oppure potrebbe provocare un rigetto di una parte degli italiani per un eccesso di presenzialismo anche in un momento di svago?
Sarebbe certamente una partecipazione irrituale e mi aspetto molti attacchi polemici sui social media. Era già successo con le foto di Vogue, che però erano state molto apprezzate dall’opinione pubblica ucraina. La comunicazione Zelensky ha sovvertito molti canoni dell’uso dei media, ma ha anche ottenuto dei successi mai visti nella storia della comunicazione politica, come un presidente in guerra che parla in diretta ai parlamenti nazionali dei paesi più importanti del mondo. Inoltre, a gennaio Zelensky è intervenuto alla cerimonia di consegna dei Golden Globes, una manifestazione dedicata al cinema. Il suo chiaro obiettivo è quello di parlare alle coscienze dei popoli, non solo ai loro governanti. Certamente si espone al rischio del rigetto di una parte di ascoltatori. Ma non va sottovalutata la possibilità che sia un modo efficace di raggiungere altre fasce di opinione pubblica, non solo in Italia, ma anche all’estero. Per esempio, Sanremo è visto anche in Russia.
Che informazioni avete circa la saldezza di Putin alla guida della Russia e che nel 2024 andrà alle elezioni?
É molto difficile avere delle precise informazioni sul sistema di potere in Russia. Certamente Putin ha creato attorno a sé un gruppo di potere compatto, che controlla saldamente con privilegi e minacce. Gli oligarchi russi devono la loro ricchezza a Putin e rischiano la vita in caso di manifestazioni di dissenso. Si è visto con le recenti morti violente di diversi magnati e direttori apicali di grandi aziende petrolifere e finanziarie russe. Non possiamo illuderci che ci sia un’opposizione di orientamento occidentale, perché quei russi cosiddetti liberali, sono scappati quasi tutti all’estero. Non ci sono le condizioni per una rivoluzione, come quella che abbatté la monarchia zarista. A quel tempo c’erano movimenti politici organizzati, con dei leader e un piano di cambiamento della società. E un popolo stremato dalla Prima guerra mondiale. Oggi, non ci sono queste condizioni. E il popolo russo non ha ancora visto abbastanza caduti per cominciare a pensare di ribellarsi. Un potere alternativo a Putin potrebbe nascere dentro le due più potenti istituzioni in Russia con una gerarchia di potere: il servizio segreto federale (FSB), erede del KGB, e l’esercito russo, entrambi scossi dall’andamento umiliante di questa guerra, che hanno condotto malvolentieri.
Alcune previsioni sugli sviluppi del conflitto nei prossimi mesi?
Dobbiamo prepararci ad un intensificarsi degli attacchi russi a febbraio e marzo, prima che la stagione del fango (aprile) blocchi i movimenti delle truppe, e prima che arrivino i nuovi armamenti occidentali alle forze armate ucraine. Però, come abbiamo visto negli ultimi due mesi, l’esercito russo avanza molto lentamente e forse prenderà qualche piccolo paese, ma è molto difficile che conquisti una grande città ucraina da poter vantare un successo sul campo. Dall’altro lato, gli Ucraini attaccheranno a primavera con migliori mezzi e più soldati ben addestrati, con cui molto probabilmente riprenderanno altre regioni occupate durante l’invasione. Ma se è possibile fare delle previsioni sullo scenario militare, è molto difficile immaginare una soluzione diplomatica, viste le richieste di Putin che, non solo non vuole restituire alcun territorio ucraino, ma vuole avere in più quel pezzo di Donbas non ancora occupato. Una prospettiva inaccettabile non solo per l’Ucraina, ma anche per i paesi occidentali che hanno sostenuto la sua causa.
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