Gli ottant’anni delle Acli ci offrono l’occasione di riflettere su quanto questa associazione abbia saputo creare percorsi concreti di emancipazione e solidarietà nel nostro Paese, non solo sul fronte del lavoro ma anche nella costruzione di una cultura della legalità democratica e della giustizia. Nella lunga storia delle Acli, il cammino comune con Libera – di cui è stata realtà fondatrice – è un esempio di come l’alleanza tra associazioni sia fondamentale per rafforzare quei valori che formano il cuore della democrazia e della dignità umana.
L’impegno delle Acli per un lavoro equo e tutelato e quello di Libera per il contrasto alla criminalità organizzata convergono da sempre su un punto essenziale: il lavoro non è solo un mezzo per guadagnarsi da vivere, ma è uno strumento di liberazione e di partecipazione attiva alla vita sociale. La mancanza di lavoro e l’assenza di opportunità, infatti, rendono molte persone vulnerabili, creando un terreno fertile per le infiltrazioni criminali. Le mafie approfittano delle fragilità economiche per affermare il proprio controllo e sfruttare il bisogno di chi cerca una via per migliorare le proprie condizioni.
È in questo contesto che Acli e Libera, con la loro collaborazione storica e il loro impegno condiviso, possono continuare a fare la differenza. Sin dagli anni ’90, attraverso la creazione di Libera con la formula dell’ “associazione di associazioni”, abbiamo potuto moltiplicare le nostre forze, operando sia nell’educazione alla legalità sia nel sostegno concreto a lavoratori e lavoratrici. La nostra missione comune è quella di costruire comunità solidali, in cui le persone non abbiano bisogno di cedere al ricatto mafioso per sopravvivere o lavorare.
Oggi il fenomeno del caporalato è tristemente diffuso, e non solo nei settori tradizionali come l’agricoltura e il lavoro domestico, ma anche in quelli emergenti come la logistica, la ristorazione, l’informazione e l’edilizia. Fino al caporalato urbano e digitale, che vede coinvolti molti giovani rider. La tratta dei lavoratori, italiani e migranti, e la continua erosione dei diritti fondamentali di chi lavora sono un problema strutturale che minaccia il cuore stesso della nostra società civile. Qui Acli e Libera hanno un ruolo strategico: possono fare da ponte tra i lavoratori e il mondo del lavoro legale, costruendo percorsi di reinserimento e di formazione. Insieme, possiamo promuovere percorsi di accoglienza e tutela delle vittime e l’inserimento lavorativo anche attraverso il riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie e nelle cooperative che nascono nei contesti di restrizione penale, per dare nuova vita a territori segnati dalla criminalità e offrire opportunità concrete di lavoro dignitoso e legale.
La lotta contro il caporalato è, infatti, una battaglia per l’intera società: ogni forma di lavoro degradato e sfruttato non solo colpisce chi lo subisce, ma abbassa gli standard di dignità di tutti, andando a minare le basi della coesione sociale.
In questo senso, la collaborazione tra Acli e Libera può essere rafforzata anche sul piano formativo. Da anni Libera promuove iniziative di educazione alla legalità e di sensibilizzazione contro il fenomeno mafioso nelle scuole, nelle parrocchie, nei centri di aggregazione. A questo lavoro si aggiunge quello delle Acli, capaci di portare l’educazione e la sensibilizzazione nei luoghi di lavoro e nelle comunità locali, formando persone consapevoli dei propri diritti e dei rischi legati alle infiltrazioni mafiose. Raddoppiare questi sforzi significa avere un impatto maggiore, sia nella prevenzione che nella costruzione di un’alternativa concreta.
Un altro ambito di collaborazione riguarda l’attivazione di percorsi di formazione e inserimento lavorativo per i giovani, i quali spesso si trovano ad affrontare un mercato del lavoro ostile e precario. Lavorare per offrire ai giovani un futuro significa evitare che si trovino costretti ad accettare lavori degradanti e precari o che vengano assorbiti da sistemi illegali. Libera e Acli possono intensificare la loro collaborazione su questo fronte, creando progetti che coniughino l’insegnamento di competenze professionali con la promozione di valori di partecipazione e responsabilità sociale.
Infine, l’orizzonte futuro di questa alleanza potrebbe includere una maggiore collaborazione con le imprese sane, quelle che dimostrano di poter prosperare senza cedere ai compromessi dell’illegalità. Rafforzare e accompagnare una rete di imprese etiche e responsabili, che siano non solo consapevoli della propria responsabilità sociale ma anche attivamente impegnate nella lotta alla criminalità, può rappresentare una svolta importante. In questo senso va il progetto di Libera “La libertà non ha pizzo”, nato in Calabria mettendo insieme operatori economici nei diversi settori, che credono nell’etica di impresa, e che ha l’ambizione di moltiplicare i propri numeri e la propria presenza. Le Acli, con la capillarità e la capacità di dialogo con il mondo del lavoro, sono un partner ideale per Libera per costruire questo tipo di rete.
Celebrare gli ottant’anni delle Acli, dunque, significa rinnovare l’impegno comune per un futuro di Pace ed un’Italia diversa, in cui il lavoro torna a essere un diritto e non una merce, un’opportunità e non un ricatto. Insieme, possiamo continuare a costruire un Paese più giusto, un Paese in cui l’attuazione concreta dei valori e principi costituzionali sia un baluardo contro le mafie e un’opportunità di crescita per tutti. La storia delle Acli è una storia di partecipazione e impegno civile, una storia che ci offre oggi la possibilità di rafforzare il nostro cammino comune verso un’Italia libera dal bisogno, dal ricatto e dalla paura. E quindi Libera dalle mafie e dalla corruzione.
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