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Lo scorso 18 giugno la Laudato si’ ha toccato il traguardo dei due anni dalla sua presentazione. Questo anniversario ricorre in un mese caratterizzato da avvenimenti non certo confortanti sul piano ambientale, dall’annuncio del ritiro degli USA dall’Accordo di Parigi sul clima fino alle preoccupanti conseguenze del prolungato periodo di temperature oltre le medie stagionali.

E’ importante ricordare che l’enciclica è stata pubblicata alcuni mesi prima della COP 21 di Parigi (30 novembre-12 dicembre 2015) ed è stata accolta come un contributo della Santa Sede all’impegno generale per raggiungere un accordo globale in occasio¬ne dei negoziati internazionali sul clima. Il messaggio lanciato da Papa Francesco continua a rappresentare un punto di riferimento per quanti, credenti o laici, condividono la necessità improrogabile di ripensare radicalmente il rapporto dell’uomo con l’ambiente, ma anche i rapporti economici e politici.

Gael Giraud, il Padre gesuita Capo economista dell’Agence francaise de developpement, in un suo recente articolo apparso su Aggiornamenti Sociali, ci aiuta a comprendere quanto sia rilevante il messaggio proposto da Francesco sul piano delle scelte politiche che si vanno compiendo a livello mondiale. “La Laudato si’ e gli OSS (Obiettivi di sviluppo sostenibile) hanno una comune ambizione universale: entrambi analizzano i legami fra clima e sviluppo; entrambi formulano risposte collettive a sfide mondiali. (…) Universali per il loro orizzonte geopolitico, la Laudato si’ e gli OSS lo sono anche per il loro contenuto. A un approccio per tematiche – salute, educazione, acqua, ecc. –, i rappresentanti delle nazioni, riuniti a New York nel settembre 2015, hanno preferito un trittico presente in ciascuno degli obiettivi che tiene insieme le questioni economiche, sociali e ambientali. I diciassette obietti¬vi che compongono gli OSS sono concepiti come inscindibili, pensati in modo da combinarsi tra loro e interagire (Nazioni Unite 2015a). Quando scrive che «non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale» (LS, n. 139), il Papa afferma qualcosa di diverso? Le soluzioni possibili richiedono un approccio integrale per lottare contro la povertà, per restituire la dignità agli uomini e al contempo per preservare la natura”.

Giraud parlando dell’importanza del ritorno della politica e di una good governance incentrata sul valore della persona umana, afferma significativamente: “Esistono quindi convergenze indiscutibili fra i testi adottati nelle tre grandi conferenze internazionali del 2015 e l’enciclica Laudato si’. Ciò che li avvicina non è forse la riabilitazione della politica come servizio di un bene che, pur non essendo di fatto definito nei documenti dell’ONU, è pensato in questi testi come “comune”? I documenti delle Nazioni Unite e l’enciclica intendono essere “trasformativi”. A Roma, a New York, a Parigi o ad Addis Abeba non si tratta di emendare aspetti marginali di un sistema, istituzioni e modi di fare complessivamente ben funzionanti, ma di riformarli in profondità”.

A partire da questa prospettiva abbiamo chiesto a diversi esperti di ragionare intorno ad alcune questioni di fondo: quale è la portata innovativa della Laudato sì’ in campo sociale, economico, politico oltre che ambientale? Perché oggi crisi ambientale e crisi sociale non possono essere più separate? Che nesso esiste tra disuguaglianza sociale ed economica e questione ambientale? Gli Obiettivi di sviluppo sostenibile 2015-2030 adottati dall’ONU, possono cambiare profondamente il modo di concepire la questione ambientale sul piano politico? Come e perché gli Obiettivi di sviluppo sostenibile 2015-2030 e la Laudato si’ possono rilanciare il multilateralismo?

Partiamo con Grammenos Mastrojeni (diplomatico ed esperto di ambiente) che sottolinea come “un’era diversa è cominciata, per la sfida dello sviluppo, nel 2016. Una nuova “Agenda”, approvata dalle Nazioni Unite e incentrata su 17 obbiettivi, traccia la rotta delle strategie mondiali di sviluppo fino al 2030, innestandosi sul piano di sviluppo globale 2001-2015, noto come “Obbiettivi del Millennio”. (…) Introdurre l’ambiente nello sviluppo è una cosa diversa dall’aggiungere un nuovo ventaglio di obbiettivi supplementari; significa piuttosto che gli obbiettivi di sviluppo umano di sempre devono essere ridefiniti entro un sistema reattivo che ci circonda”.

Leonardo Becchetti (economista) ragiona brillantemente “sul presunto conflitto d’interessi tra ambiente da una parte e lavoro, consumo e creazione di valore dall’altra” mostrando come “il problema stia fondamentalmente nella sbagliata concezione del processo di creazione di valore in economia, erroneamente associato alla produzione di oggetti inquinanti. Rinnovando invece completamente la nostra gamma di prodotti e processi produttivi stiamo progressivamente dematerializzando o angelicando l’economia e il PIL”.

Lorenzo Semplici (esperto di economia civile) osserva come “le tematiche di un’economia sostenibile sotto il punto di vista sociale ed ambientale non sono mai state così presenti sulla scena del dibattito mondiale come in questi ultimi due anni” e si auspica che gli esempi virtuosi (dall’adozione dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile all’introduzione del BES nella legge di bilancio 2016) “siano seguiti da altre istituzioni, dalle realtà della società civile e da tutti quegli enti che hanno la responsabilità di pensare e realizzare una formazione funzionale ad uno sviluppo sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale”.

Per Walter Ganapini (ambientalista) lo storico accordo sul clima di Parigi “non si sarebbe conseguito se, sul piano morale e teologico, il 2015, grazie a Papa Francesco, non ci avesse donato la “Laudato si’. Da essa discendono riflessioni sull’ambiente come bene collettivo, patrimonio di tutta l’umanità e responsabilità di tutti: chi ne possiede una parte è solo per amministrarla a beneficio di tutti”.

Riccardo Rossella (Coordinatore della campagna #DivestItaly per Italian Climate Network) ci spiga il senso della campagna che “si prefigge un duplice obiettivo: aumentare la consapevolezza rispetto alla tematica attraverso attività di comunicazione e sensibilizzazione e intraprendere un dialogo con diversi tipi di organizzazioni rispetto all’opportunità di disinvestimento dalle fonti fossili. Nata in concomitanza con la pubblicazione della Laudato si’, la campagna fino a questo momento si è rivolta principalmente al mondo degli istituti cattolici per incoraggiare a mettere in pratica l’appello di Papa Francesco alla conversione ecologica attraverso l’attuazione di strategie di disinvestimento”.

Giuseppe Notarstefano (esperto di statistica e Vicepresidente dell’Azione Cattolica Italiana – Settore Adulti) ragiona sul concetto di ecologia integrale sottolineando come “l’enciclica Laudato si’ è indubbiamente una straordinaria piattaforma per una nuova elaborazione politica: l’ecologia integrale costituisce l’orizzonte di un profondo ed esigente ripensamento della politica”. La prospettiva dell’ecologia integrale ci consente di “riagganciare dimensione finanziaria e dimensione economica dei processi produttivi, restituire il ruolo di programmazione strategica alla politica, convertire in senso sostenibile tecnologi e processi produttivi ed urbani, sostenere il protagonismo sociale delle persone e delle organizzazioni sono sfide che vanno affrontate insieme”.

Concludiamo con un’intervista all’onorevole Ermete Realacci (Presidente Commissione Ambiente e Territorio della Camera dei Deputati – Presidente onorario di Legambiente), realizzata da Fabio Cucculelli, che verrà pubblicata nei prossimi giorni.

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