Di fronte alla paura legata al terrorismo e alla precarietà sociale, le Acli hanno scelto come slogan per il prossimo Congresso nazionale: "Niente paura", nella convinzione che la società civile organizzata può esercitare un ruolo di primo piano per attraversare il cambiamento. Per rinnovarsi camminando insieme a tutte le persone di buona volontà con fiducia e speranza

Le più recenti stime relative agli attentati terroristici nel mondo attestano che circa l’80% delle vittime si concentrano in pochi Paesi dell’Africa e del Medio Oriente. Solo una parte assai esigua degli attacchi sono avvenuti all’interno dell’Unione Europea. Eppure dopo la sequenza degli attentati di Parigi e di Bruxelles regna un clima di paura e di sospetto che i grandi media non sembrano affatto decisi a far calare. Avviene piuttosto il contrario. Subito dopo gli attentati di Bruxelles sono state diffuse delle immagini di uno scoppio che hanno fatto il giro del mondo e che sono rimaste nella memoria collettiva come autentiche, salvo poi però essere definite false, maldestramente raccattate da video di altri attentati avvenuti anni prima nell’Europa dell’Est. Evidentemente c’è chi ha interesse a massimizzare la percezione degli effetti degli attentati, a rafforzare la strategia della tensione cui l’Europa viene sottoposta, diffondendo uno stato collettivo di paura.

Non si tratta di un episodio isolato: un alone di opacità, di incongruenze, di mezze verità e di depistaggi circonda le azioni terroristiche più clamorose e persino i video con cui queste vengono rivendicate. Paura e menzogna marciano insieme e poco si scava nelle reti di complicità, di apparati statali deviati, di sostegno finanziario e logistico, di condizionamento psicologico, di addestramento che hanno propiziato durante gli anni la crescita dell’internazionale del terrore. Questo è il compito di mezzi d’informazione che vogliano porsi al servizio della democrazia anziché di una narrativa funzionale a grandi interessi di natura economica e geopolitica. Questa è anche la causa dello storico calo di credibilità che, dopo lunghi anni di crisi economica e di guerre, investe i grandi media e le classi dirigenti occidentali. Non c’è da temere questa tendenza ed i processi che può innescare. Se questi si mantengono nei limiti di una pacifica e legittima dialettica democratica, non possono che contenere anche degli aspetti di salutare rinnovamento.

La società attuale è anche attraversata da un altro tipo di paura, quella che proviene dall’incertezza sociale. Sarebbe errato attribuirla alla crisi economica. Tale paura ha origini più profonde. È un disegno, un modello economico e finanziario incentrato sul “governo del denaro”, come ha denunciato Papa Francesco, che tende a trasformarsi «nella dittatura di una economia senza volto e senza uno scopo veramente umano» (Evangelii Gaudium § 55), nella quale la persona viene ridotta ad un mezzo per profitti di pochi sempre più grandi. Sono in corso dei processi che negano la sostenibilità del vivere per tutti, che contrastano apertamente con i valori della Costituzione e con il progetto originario dell’integrazione europea. La maggior parte della popolazione è a suo modo vittima di questa idolatria del denaro in nome della quale si sacrificano i diritti sociali dei ceti lavoratori e delle classi intermedie. Il lavoro, strumento principe di emancipazione dalla povertà, di acquisizione di piena cittadinanza, è sempre più svalutato e non più parametrato alla realizzazione della persona, al mantenimento della famiglia, all’educazione dei figli, all’acquisto di una casa. E mentre si tagliano le risorse per lo stato sociale, si inondano di aiuti di stato, con politiche monetarie compiacenti, i principali responsabili del dissesto del sistema finanziario globale, le centrali della speculazione finanziaria.

L’eccezionale crisi economica in cui siamo immersi ormai da quasi un decennio si può considerare anch’essa una conseguenza di questo primato del denaro, organizzato in un modo “scientifico”, che non lascia nulla al caso, capace di estrarre tutto quanto è possibile dall’economia reale. L’avidità che regna, e che comanda, in Occidente è tale che questa finanza “creativa” è stata capace di indebitare l’umanità in una misura pari a una dozzina di volte l’intera ricchezza prodotta nel mondo intero. I cittadini ed i lavoratori avvertono sulle loro vite il carattere patologico di quelle “riforme” che sono state attuate seguendo una miope logica monetarista. Ma tali riforme oltre a minare la coesione sociale stanno producendo ingentissimi danni anche sotto il profilo economico. Una economia fondata sul debito, sul massimo profitto finanziario di ristrettissime èlite transnazionali, sulla riduzione all’inverosimile del costo del lavoro, sull’indebolimento del welfare sta producendo il gelo dell’economia, una fase di deflazione resistente ad ogni cura, che preclude le possibilità di ripresa, e per questo genera paure diffuse.

Di fronte a questi due tipi di paure, quella legata al terrorismo e quella indotta dalla precarietà sociale, le Acli hanno in qualche modo l’ardire di affermare “niente paura”. Lo slogan scelto per il prossimo Congresso nazionale riflette la convinzione che i corpi intermedi, la società civile organizzata possono esercitare un ruolo di primo piano se dimostrano nei fatti di poter sconfiggere una terza, e più grave, forma di paura: la paura di chiamare le cose con il loro nome, di denunciare gli errori commessi e di «proporre alternative eque e solidali» così come Papa Francesco ha esortato a fare nel discorso che ha rivolto alle Acli nel memorabile incontro del 70° dell’Associazione. Viviamo un tempo in cui il conformismo verso le scelte che vanno per la maggiore, equivale alla complicità, in cui bisogna osare e mettersi in gioco per obiettivi di netta discontinuità laddove occorre.

In campo economico assume un’importanza centrale la questione del superamento dell’austerità. Senza l’abbandono del monetarismo non vi è alcuna possibilità di rimettere in moto l’economia. E per fare questo occorre trovare modalità nuove ed appropriate attraverso cui la politica possa tornare ad esercitare il controllo e la responsabilità sulle politiche monetarie, subordinandole alle esigenze di lavoro, di sviluppo e di giustizia sociale, ed in tal modo sottraendole all’influenza delle grandi banche d’affari.

Nel campo delle relazioni internazionali va rafforzato l’impegno del Paese per fermare la terza guerra mondiale in corso a pezzi, come denuncia il Pontefice, per dare una risposta solidale ed europea ai problemi dell’immigrazione, ed in particolare dei profughi di guerra che sono vittime di conflitti e di piani di destabilizzazione di interi stati di cui l’Occidente ed i suoi alleati mediorientali, si sono resi responsabili. Lungo queste due principali direttrici, che rappresentano le risposte alle paure del mondo contemporaneo, si inseriscono le singole proposte con cui le Acli intendono “attraversare il cambiamento”, rinnovandosi e camminando insieme a tutte le persone di buona volontà, e meditando ed avendo fede nell’evangelico «nolite timere», sul quale anche in questo tempo colmo di nuovi rischi e di nuove speranze, si fonda la testimonianza cristiana che siamo chiamanti a dare.

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