Mentre il paese vive un momento di profonda crisi culturale, economica e sociale, è in atto un rifiorire di esperienze politiche che si richiamano al Civismo Popolare, vero antidoto al populismo odierno dilagante. Liste civiche con diversi nomi cercano di riattualizzare il pensiero sturziano nelle istituzioni territoriali. Questi nuovi soggetti politici civici, si caratterizzano per collocarsi nell’area centrale dell’agone politico. Un’area, che secondo studi di eminenti sociologi, non si sente rappresentata dagli attuali partiti e definisce quella grande mobilità manifesta negli ultimi appuntamenti elettorali. Mobilità diffusa tra destra e sinistra e astensione dal voto sono i due fenomeni che caratterizzano in progres, gli appuntamenti elettorali da vari lustri.
È vero, viviamo in una società liquida, ci ricorda Bauman. Tutto è mobile, anche il consenso politico, ma oltre questa consapevolezza, la politica italiana vive un momento confusionale per mancanza di processi riformatori compiuti. Istituzionalmente parlando, è più di un quarto di secolo che non riusciamo a definire alcuna riforma costituzionale ed elettorale condivisa. Il bipolarismo maggioritario, introdotto da un epocale referendum, non si è mai definitivamente compiuto. L’attuale ritorno alle lusinghe proporzionaliste, stanno lì a dimostrarlo. Forse la cultura frammentata del nostro paese, è la causa che ci induce a ricercare nelle sintesi istituzionali le mediazioni più velleitarie.
La debolezza dell’attuale società civile organizzata, mortificata ancora di più dalla disintermediazione populista degli attuali partiti “leaderistici”; non riesce a condizionare la politica dei partiti per aprire definitivamente il “secondo tempo” della Repubblica Italiana.
Occorre un grande patto tra tutte le forze sociali e politiche perché ciò avvenga. Un accordo socio-culturale prima che dei soli partiti in campo. In questa grande alleanza, la cultura cattolico democratica e sociale potrà essere ancora protagonista ed aiutare l’attuale contesto politico istituzionale a superare questo stallo. Come brillantemente lo ha fatto, nel secondo dopoguerra, con la significativa partecipazione prima all’assemblea Costituente e poi alla ricostruzione democratica di questo nostro amato paese.
Tuttavia, la domanda che il cattolicesimo politico democratico e sociale, deve porsi, nell’attuale straordinario scenario socio-culturale, è quale ruolo deve giocare: un ruolo semplicemente da spettatore o un ruolo organizzato e da protagonista?
L’ispirazione cristiana, inverata nella dottrina sociale della chiesa, più che mai, dopo il tramonto delle ideologie, è di un’attualità impressionante e punto di riferimento non solo dei cattolici, ma per gran parte della società nazionale, europea e mondiale. I quattro basilari principi della Dottrina Sociale della Chiesa: “bene comune, solidarietà, sussidiarietà e personalismo comunitario”, sono ancora a tutto campo l’ispirazione di una Politica alta e dei programmi amministrativi delle Municipalità dei territori.
Arrivati a questo punto, per cambiare la Politica odierna dei partiti, dobbiamo ricominciare dal basso, dalle comunità dei Municipi con un soggetto politico locale, rivolto non solo ai Cattolici, ma a tutte le persone di buona volontà che si ritrovano nella “necessità di ripartire da un pensiero forte”. Si, in questa società liquida, oggi più che mai vi è bisogno di un pensiero forte e coraggioso, interpretato da persone capaci di unire le diverse esperienze delle liste civiche, dei vari appelli, degli astensionisti e di tutti i non rappresentati di area moderata e centrista; cattolici e laici che guardano ad un progetto concreto amministrativo territoriale ma ispirato a principi di bene comune.
In questa nuova esperienza comunitaria il ruolo delle associazioni e movimenti cattolici, certamente sarà determinante come enti promotori, ma è indispensabile che il protagonismo politico sia aperto a tutta la società civile del cambiamento e dell’innovazione nella direzione della coesione sociale, dell’economia civile e circolare di mercato per il raggiungimento dei traguardi (goal) fissati dall’agenda 2030: “La prima visione progettuale del terzo millennio nobile, laica e di lungo periodo”.
De Gasperi, all’inizio dell’esperienza Repubblicana e democratica, fondava l’azione di governo su una visione occidentale di mercato temperata in una prospettiva di un’Europa unita. Oggi, immersi in una dilagante e rabbiosa cultura sovranista e populista, manifestata da numerosi atti di risentimento e rancore violento, dobbiamo reagire e prendere in modo deciso la nostra parte. Come nel secondo dopoguerra, La nostra posizione centrale nella Politica, in questo momento di ricostruzione democratica del paese non può che guardare al riformismo democratico comunitario, nonviolento, sociale riformista, antifascista ed Europeista.
In questo contesto, prendere parte sui territori e fondare liste civiche, è un’azione politica doverosa solo se si riesce ad unire le diverse soggettività sociali del mondo civile e le esperienze politiche già in campo. Diversamente a noi organizzazioni del Cattolicesimo sociale e politico non rimane che formare le giovani generazioni all’impegno Politico e poi lasciare che nei diversi territori, entrino in strutture di partito organizzate e gestite da altre agenzie; oppure dalle propaggini di anonimi algoritmi. O ancora peggio da pericolose neoideologie ispirate ad un obsoleto nazionalismo ancorato agli egoismi storicamente più retrivi, violenti e mascherato da ateismo devoto.
In conclusione, un forte sviluppo delle Liste Civiche dei liberi e forti per un riformismo comunitario è una grande opportunità da prendere in seria considerazione. Siamo convinti che un processo politico interessante non può che nascere e svilupparsi dal basso, dai territori, per fecondare quell’ispirazione ideale Popolare, come storicamente lo è stato anche per don Sturzo.
Ecco perché è importante che già dalle prossime elezioni amministrative presentiamo delle liste civiche “Democratiche Popolari e Sociali”. Sarebbe un esperimento politico interessante che si può sviluppare in un laboratorio avvincente pluriennale, dove si potrebbe allargare le alleanze ed affinare i programmi per un progetto sempre più diffuso, condiviso, innovativo e federato, con radici profonde nella cultura cattolico democratica e sociale.
I futuri sviluppi, di questo nuovo soggetto civico territoriale federato, (nello scenario politico nazionale formato da partiti liquidi), dovrà essere accompagnato con cura in una rete organizzata, leggera democratica e veramente autonoma.
Una vera federazione civica ispirata che non è mai esistita nel nostro paese. In questo scenario politico istituzionale in stallo da troppo tempo, questo progetto può essere una delle vie da percorrere per aiutare l’attuazione sostanziale della carta Costituzionale verso un secondo tempo della Repubblica più condiviso.
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