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Chi sono i fannulloni all’Università? Non è poi così facile rispondere a questa domanda come potrebbe sembrare. La ragione è che la legislazione vigente in materia è molto generica e non permette di identificare in modo chiaro questa categoria.

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La legge che regola i doveri dei professori universitari è ancora  il DPR 382 del 1980. Per esempio, l’articolo 18, comma 1, Promozione e verifica della produzione scientifica del professore ordinario, così recita:
“Il professore universitario che abbia conseguito la nomina ad ordinario e` tenuto a presentare ogni tre anni, al consiglio della facoltà a cui appartiene, una relazione sul lavoro scientifico svolto nel corso del triennio stesso corredata della relativa documentazione. Tali atti devono essere depositati presso l’Istituto di appartenenza e resi consultabili.”
 
Ammesso che si riescano a trovare tali relazioni, è chiaro che valutare la qualità della ricerca è un compito arduo, anche per gli addetti ai lavori. La valutazione, come è noto, è stretta prerogativa del valutatore ed il suo giudizio è insindacabile. Infatti, i processi sui concorsi si fanno solo per vizi di forma o per altre attività collaterali, ma mai nel merito della valutazione scientifica dei candidati. In presenza di due concorrenti, è possibile scartare il primo, nonostante abbia scritto molti lavori scientifici, considerando il suo lavoro semplicemente “irrilevante”. D’altra parte, il secondo, che ne ha scritto solo uno, può essere considerato migliore perché il suo singolo lavoro pubblicato “ha avuto un impatto profondo”.
 
In effetti, è molto difficile valutare la qualità della ricerca e, nei vari settori disciplinari, si discute da lungo tempo su come trovare dei criteri ragionevoli. Una battuta tipica che gira all’università e che ben illustra questa situazione è la seguente: “Dio non potrebbe mai diventare un professore universitario: ha una sola pubblicazione e per di più in ebraico!”. Un mio valente collega che aveva vinto un prestigioso premio internazionale (5000 dollari, cerimonia di consegna del premio di fronte a migliaia di accademici di tutto il mondo) si sentì dire ad un concorso “Ma questo premio lo danno a tutti…”. Eppure non c’è niente da fare, il giudizio è insindacabile. Il commento più assurdo che ho sentito a difesa di un professore che aveva scarsissima attività scientifica è stato: “E’ molto bravo in realtà. Se si fosse dedicato alla ricerca avrebbe certamente avuto molto successo”. E già, se mio nonno avesse le ruote….
 
Esiste però un semplice criterio oggettivo per smascherare i casi più estremi. Se da una parte valutare anche una singola pubblicazione è molto difficile, è possibile però definire con certezza fannulloni quei professori che non pubblicano nulla, assolutamente nulla, da decenni, magari dal giorno in cui sono diventati ordinari. Ed è anche facile scoprirli! Esistono molti database pubblici (su internet) delle pubblicazioni e chiunque può provare a mettere i nomi dei propri professori preferiti e vedere cosa ne salta fuori. Per esempio, nel settore biomedico si può provare ad usare PUBMED (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/) e nel settore ingegneristico ENGINEERING VILLAGE (http://www.engineeringvillage2.org/controller/servlet/Controller?CID=quickSearch&database=2). Vi assicuro sorprese! Buon divertimento….
 
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