Il linguaggio umano è ambiguo, spesso accade che tra due concetti indipendenti, ma accomunati dal fatto che si indicano con due parole molto simili (o addirittura identiche), si innesti un corto circuito che li accomuna, non solo nella denominazione, ma anche nel significato.

Questo processo può essere molto piacevole se usato per fini artistici in una canzone o in un componimento poetico, è invece dannoso se oscura il senso del discorso a fini ideologici. Questo è il caso dell’assonanza di due termini che, derivati dal mondo scientifico, hanno dato vita ad un ‘doppione filosofico’ che in maniera un po’ furbetta si appoggia all’innegabile importanza della controparte scientifica per propagandare idee che con la controparte scientifica non hanno nulla a che vedere.
 
Relatività – Relativismo
 
Tutti hanno sentito parlare della teoria della relatività di Einstein, una delle più durature icone culturali del nostro tempo, ma ben pochi sanno di cosa si tratti. L’immagine del suo inventore è riconosciuta in tutto il mondo come simbolo di una saggezza e di un’intelligenza cosmica e trascendente. Nell’immaginazione popolare la relatività è diventata una sorta di realtà occulta (ma nondimeno assolutamente vera ed inequivocabile), che può essere compresa solo da chi ha ricevuto in dono capacità mentali fuori dal comune.
Questo alone di mistero è esagerato e completamente fuor di luogo: la versione originaria della relatività speciale, se solo si guarda aldilà del formalismo matematico, è una legge fisica piuttosto semplice, tanto più che non si tratta affatto di un’equazione del moto (di come cioè evolve nel tempo un certo sistema sottoposto a delle forze) ma di una proprietà di una tale equazione, di una simmetria. In fisica la simmetria è un concetto importante in quanto ci semplifica di molto la vita. La sfericità è un esempio di simmetria: la sfera è il luogo dei punti nello spazio TUTTI posti alla stessa distanza (raggio) da un centro, la simmetria è insita nella parola TUTTI, per cui da dovunque la si guardi la sfera appare identica. Le palle da biliardo sono sferiche e ciò permette di prevedere alcune cose sul loro conto senza sapere di che cosa siano fatte, ad esempio possiamo prevedere che, colpendole con una stecca si sposteranno sul tavolo da biliardo in linea retta. Tuttavia non è la sfericità a causarne il movimento, ma le leggi fondamentali del moto, la sfericità non è che una particolare proprietà delle palle da biliardo che rende il loro moto estremamente semplice (chiunque abbia osservato i bizzarri rimbalzi di un pallone da rugby può capire di che cosa si stia parlando).
La relatività è un particolare genere di simmetria per cui si riesce ad individuare delle caratteristiche invarianti (sempre uguali) del moto anche cambiando spazio di riferimento; insomma la relatività è qualcosa che ci dice che possiamo identificare (e chiaramente ci suggerisce come fare) qualcosa di comune aldilà delle differenze dovute al cambiamento di contesto.
A ben vedere questo è esattamente l’opposto del ‘relativismo’ come inteso dai filosofi morali che invece ci vogliono convincere che di invariante e comune nei valori e nei comportamenti degli esseri umani non c’è proprio niente e che provare a cercarlo è pura follia o, peggio, insopportabile arroganza. Chiaramente non c’è proprio nulla che accomuni le equazioni del moto con il comportamento degli esseri umani e, anche se ci fosse, la teoria della relatività ci assicurerebbe che invece la comunanza c’è eccome, ma l’ambiguità del linguaggio, unita ad una miriade di motti e barzellette in cui un pupazzetto di scienziato con capelli bianchi e baffi ci assicura che ‘tutto è relativo’, opera il pericoloso corto circuito logico che essere relativisti (sul piano morale) è qualcosa di molto scientifico e quindi razionale e quindi giusto.
Niente male come mistificazione vero ?
 
 
Darwinismo (biologico) – Darwinismo (filosofico)
 
Se nella prima coppia di ‘falsi amici’ la mistificazione è sottile e veicolata da un sottinteso non esplicitato, qui invece si va sul pesante, qui spesso è la stessa persona che passa da un senso all’altro attivamente propagandando l’identità dei due concetti.
Allora partiamo dal lato scientifico. Qui la matematica non c’entra, il che può sembrare un bene, ma spesso invece è un bel guaio perché ci allontana da un insieme di regole di esposizione condiviso. Darwin è stato uno dei naturalisti più geniali di tutte le epoche, la sua icona è completamente diversa da quella di Einstein, qui siamo di fronte ad un signore molto posato, con una lunga barba da profeta, che ai colpi di genio immediati e fulminanti del buon Albert sostituisce un’osservazione attenta e meticolosa, ponderosi volumi invece che formule magiche. Un altro genere di saggezza insomma, una saggezza senile, laddove Albert risulta una specie di inguaribile ragazzaccio anche a tarda età. Ora il nostro Charles, accoppiando l’osservazione di varianti di alcune specie animali tipiche di alcuni ambienti particolari (le isole Galapagos) che, isolati dalla terraferma, erano popolati da specie ‘molto simili’, ma non identiche a quelle usuali e il grande sviluppo che nell’Inghilterra dei suoi tempi aveva avuto l’allevamento e la selezione di specifiche razze domestiche (cavalli da lavoro e da corsa, mucche, cani) in cui l’allevatore, attraverso una ben studiata sequenza di accoppiamenti poteva produrre ibridi dotati di caratteristiche molto diverse da quelle del fondatore, postulò che quello che avveniva nelle fattorie inglesi potesse essere avvenuto anche in natura guidato, piuttosto che dall’uomo, dall’adattamento alle condizioni ambientali.
Questo lungo processo di selezione e adattamento, attraverso la prolificità differenziale e l’ereditarietà, avrebbe generato l’attuale diversità biologica che osserviamo sul nostro pianeta.
Ottima idea, verificata da miriadi di prove paleontologiche che si sono via via accumulate negli anni e poi anche prove molecolari, evoluzione osservata dal vivo in batteri e così via. In tutto ciò chiaramente non c’è nulla che neghi la Creazione (anzi addirittura si potrebbe dire che la temporalità del processo sia adombrata nei sette giorni biblici della Genesi se non che bisognerebbe sempre evitare di mescolare piani diversi se non si vogliono generare analogie perverse), insomma nessuno nega che l’azione divina possa interagire con la materia attraverso mezzi materiali, ma è roba vecchia e già S.Agostino ci chiarisce tutto quando parla degli astronomi pagani e delle loro previsioni azzecatissime nelle sue Confessioni.
Ma torniamo a noi, a differenza di Einstein, Darwin non ci dice mai ‘come’ questo sia successo, non ci fornisce uno straccio di previsione su come questo processo evolutivo potrebbe proseguire, si limita ad annotare osservazioni e proporne una descrizione sintetica. Ad onor del vero non avrebbe potuto fare altrimenti essendo l’evoluzione un fatto storico e non una legge fisica (insomma posso giocare a biliardo ogni volta che mi va, ma mica posso rimettermi a far evolvere gli esseri viventi a piacere), purtroppo però a questa bellissima descrizione è stato appioppato un termine inadeguato e cioè ‘teoria’ e quindi si è implicitamente ammesso di saperne molto di più di quello che effettivamente se ne sapesse. Peggio ancora, svariati decenni dopo la morte di Darwin, altri scienziati hanno proposto una ‘Sintesi moderna’ del pensiero di Darwin accoppiandolo alla genetica di popolazioni e di nuovo contrabbandando il tutto per una ‘teoria definitiva ed ultima che finalmente ci spiegava ‘come’ era avvenuto l’intero processo grazie ai risultati della genetica.
Questa spiegazione del ‘come’ (ma non il fatto che l’evoluzione sia effettivamente avvenuta si badi bene) è stata ultimamente messa in crisi dai recenti risultati della scienza post-genomica e questo ha dato la stura ad una sciocca battaglia ideologica del tipo ‘..se non credi al Darwinismo allora sei un’oscurantista perché dici che l’evoluzione non è mai avvenuta, e se lo dici vuol dire che credi alla Creazione (ma cosa c’entra ?) e siccome sei Cristiano non puoi essere ne scienziato né moderno’. Tutto molto triste, e veramente fa pena assistere ad uno spettacolo così squallido quando numerosissime volte (si pensi al gesuita Teilhard de Chardin, ma anche al papa Giovanni Paolo II) la Chiesa ha ribadito che non esiste alcuna contraddizione tra evoluzionismo biologico e Rivelazione. Ma allora da dove nasce il fraintendimento, da dove spunta questo ‘falso amico’ ideologico di una bella descrizione naturalistica ?
E’ triste dirlo ma deriva proprio da Charles Darwin il quale, nel suo viaggio intorno al mondo, oltre che animali e piante, incontrò anche esseri umani e nella fattispecie degli indios che vivevano nella Terra del Fuoco. Il nostro Charles fu semplicemente inorridito da questi ignorantissimi esseri che egli giudicò incapaci di linguaggio umano, ma anche di qualsiasi forma di sentimenti tanto da catalogarli ipso facto in una specie intermedia fra i primati e l’uomo. In ciò Darwin si dimostrava molto più arretrato dei missionari che poco dopo non solo impararono il linguaggio di quegli indios, ma intavolarono un proficuo scambio di sentimenti e culture. Ricordiamoci però che Darwin era il prodotto di una delle epoche e delle situazioni sociali e geografiche più barbare che il nostro pianeta ricordi, un’epoca in cui a Londra era comunissimo osservare degli zoo umani in cui venivano esposti zulù e individui delle popolazioni tribali dell’ India come fossero animali. Quello era altresì il periodo in cui il missionario lombardo Daniele Comboni proclamava ‘L’Africa agli africani, ma, come dicevamo prima, nello stesso periodo convivono pensieri molto differenti in quanto a lungimiranza ed umanità e ce ne accorgiamo anche ora. Il guaio grosso però è stato che Darwin, tornato in patria, propagandò attivamente la necessità di utilizzare dei criteri simili a quelli usati dagli allevatori per migliorare la razza umana e da qui nacque la tristissima pseudoscienza dell’eugenetica, del Darwinismo sociale che dal socialismo utopico inglese, passando per le sciocchezze Lombrosiane e gli orrori della Shoa (Hitler fu applauditissimo dagli eredi della scuola eugenetica evoluzionistica inglese) fino ai programmi eugenetici che nella civilissima Scandinavia (quando si parla dell’ Europa del Nord bisogna sempre scrivere civilissima) sono durati fino agli anni Settanta del Novecento. Allora, direte voi, ma qui si tratta di pura mistificazione, come nel gioco di parole Relatività/Relativismo o c’è qualcosa di più ?
C’è qualcosa di più, eccome se c’è, e il qualcosa di più ha proprio a che vedere con qualcosa che relativo non è e cioè la dignità umana che non può essere messa in discussione, MAI.
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