Se, infatti, fino al 2006 il numero di progetti approvati è costantemente cresciuto in modo significativo, dal 2007 il trend è stato decrescente.
Graf. 1 – Progetti di Sevizio Civile finanziati per anno
Fonte: Ufficio Nazionale per il Servizio Civile – Presidenza del Consiglio dei Ministri
Senza dubbio, il servizio civile, così come si configura oggi, presenta delle criticità che ne snaturano le finalità, avvicinandolo in alcuni casi più ad condizione lavorativa mascherata che ad una proposta significativa di impegno sociale. Non caso, molto spesso, è vissuto dai volontari come una sorta di anticamera occupazionale. Ciò non toglie che nonostante i limiti, attraverso questo strumento molti giovani vengono a conoscenza del vasto mondo dell’associazionismo di promozione sociale e dell’universo non profit.
Questi giovani per un anno della loro vita “respirano l’aria” di un particolare modo di fare impresa sociale e per molti di essi l’esperienza del servizio civile segnerà le proprie scelte future.
Né d’altro canto il nostro paese sembra offrire strategie di politica giovanile alternative. Per tali ragioni, vale pena interrogarsi su chi siano i giovani che hanno scelto di intraprendere questo percorso e sul tipo di esperienza che hanno vissuto. Anche perché, alla luce del dibattito in atto sulla Riforma della legge istitutiva dello stesso, è importante che il patrimonio delle esperienze maturate nell’arco di un decennio non vada disperso ma, al contrario, costituisca la base per una riflessione sul futuro del servizio civile.
Dei 30.377 ragazzi avviati al servizio nel 2009 (il 98,36% in Italia), la grande maggioranza è costituita da donne (67,4%), di età compresa tra i 21 e i 26 anni (il 34,1% ha tra i 21 e 1 23 anni e il 30,6% tra i 24 e i 26 anni) e con un titolo di studio medio-alto. La maggior parte dei volontari (69,6%) ha conseguito un diploma di scuola superiore, il 12,8% è laureato, il 6,9% ha una laurea breve, mentre il 10,5% si è fermato alla scuola media inferiore (il complemento a 100 è costituito dallo 0,2% di volontari con la licenza elementare).
Più della metà dei volontari (54,2%) svolge il servizio civile nelle regioni delle Sud, mentre è quasi equivalente la percentuale di volontari residenti al Nord (23,5%) e al Centro (22,3%). È questo un dato interessante, che lascia trapelare, specie in un periodo di crisi economica quale quello attuale, come nelle aree più depresse del Paese il Servizio Civile venga usato come ammortizzatore sociale (i ragazzi ricevono infatti un compenso mensile di 430 euro). Viceversa, laddove vi sono maggiori opportunità lavorative un impegno di 30 ore settimanali può risultare eccessivamente gravoso. Non è un caso che proprio nelle regioni del Nord il numero dei volontari con più di 26 anni diminuisce significativamente (10,9%) rispetto a quello riscontrato in altre aree (18%).
Graf. 2 – Ripartizione per classi d’età e aree geografiche (%)
Fonte: Ufficio Nazionale per il Servizio Civile – Presidenza del Consiglio dei Ministri
Quanto ai settori d’intervento, la maggior parte delle richieste proviene da enti che operano nel campo dell’assistenza (57,5%), seguono ad una certa distanza progetti relativi all’educazione e alla promozione culturale (23,3%) e al patrimonio artistico e culturale (13,1%); è invece minoritario il numero di ragazzi richiesti nell’ambito dell’ambiente (4,1%) e della protezione civile (1,9%).
Graf. 3 – La distribuzione dei volontari richiesti per settore (%)
Fonte: Ufficio Nazionale per il Servizio Civile – Presidenza del Consiglio dei Ministri
In sintesi, i giovani che si offrono di spendere un anno per la collettività per i 2/3 sono di sesso femminile e di età compresa tra i 21 e i 26 anni; più della metà risiede nel Sud d’Italia ed opera nel campo dell’assistenza.
Se questi sono i numeri, rimane aperto l’interrogativo di come riuscire a valorizzare al meglio queste risorse, poiché oltre a crescere e formarsi professionalmente i giovani svolgono attività preziose in favore di tutta la comunità.