In tempi come i nostri in cui si muore ancora di lavoro, in cui la precarietà e i salari troppo bassi inchiodano le nuove generazioni a vivere in crisi di speranza, in cui la quarta settimana del mese è il vero tempo di Quaresima, diventa oltremodo fastidioso e irriverente sentirsi dire da uno dei candidati alla guida dell’Italia cose di questo tipo. Chissà forse non era a conoscenza che solo pochi giorni fa un operaio si è tolto la vita perché dopo un lungo periodo di cassa integrazione è stato licenziato dalla sua azienda, o forse chi vive nel benessere meno capisce il bisogno della gente comune?
Adesso si dirà: stava solo scherzando; si trattava di alleggerire la tensione; voleva solo introdurre simpaticamente il tema, etc. Il fatto è che non se ne può più di politici (di destra, di sinistra e di centro) che giocano con la realtà e non percepiscono la crisi strutturale profonda che stiamo attraversando. Una politica sorda e autoreferenziale in un Paese sfilacciato e socialmente in decostruzione. Serve svoltare, serve un bagno di concretezza, serve capire che ci sono più cose in cielo e in terra di quanto ne riusciamo a vedere con la nostra limitata prospettiva di parte.
Ridateci una politica credibile e affidabile, che non scherza con le questioni tragiche e che non gioca con le parole. Ridateci una politica che parla di progetti e di speranza. Ridateci una politica vicina alla gente e capace di governo. Dal Piemonte alla Sicilia, dal Nordest alla Campania serve unità e impegno per risolvere le questioni vere, quelle che tolgono il sonno a tanti uomini e donne, padri e madri. Non serve né il politichese, né i pezzi da teatro delle pulci.
Ci auguriamo che il proseguimento di questa ennesima campagna elettorale si possa svolgere seriamente e attraverso un ragionare su programmi e questioni. Evitiamo però i libri dei sogni. Speriamo che i candidati trovino l’orgoglio per prendere atto della complessiva situazione italiana e di proporci soluzioni fattibili ed economicamente sostenibili; non ci servono indicazioni vaghe, né tanto meno risposte affrettate ed elettoralistiche. Auspichiamo davvero che il bene comune torni in agenda.