E’ – in questo ultimo scorcio di campagna elettorale – una buona notizia.
Peccato che ai temi etici, forse proprio per timore di scontri e divisioni all’interno delle due forze politiche maggiori, sia stato messo il silenziatore.
Se ne è parlato poco. Ma temi etici non sono solo l’aborto, le coppie di fatto, l’eutanasia, la fecondazione assistita.
Sono temi etici anche il sostegno alla famiglia ecologica (quella ispirata all’art 29 della Costituzione e quindi naturale) e il contrasto alla povertà.
Come ha fatto notare il Presidente della Caritas, ricevuto ieri dal Presidente Napolitano, anche la povertà va inserita nella agenda politica.
E troppo spesso la povertà è nascosta solo dietro la questione sicurezza.
In particolare la Caritas ha segnalato l’assenza di politiche di contrasto alla povertà, l’urgenza di politiche per le famiglie che vedono crescere insicurezza e rischio di povertà, la necessità di una maggiore attenzione al tema del lavoro, l’insufficienza dell’attuale normativa sull’immigrazione.
Anche la pace è un tema eticamente sensibile che è rimasto fuori dal dibattito preelettorale.
Temi etici sono quelli della emergenza educativa, sostanzialmente ignorata dalla campagna elettorale e dai media, pur essendo ricchi di proposte innovative i programmi di PD e PdL.
Tema etico è quello posto da Savino Pezzotta nel dibattito svolto a Taranto: "Settimo: non rubare".
Infine è tema etico il riconoscimento dell’altro come interlocutore e la fine del bipolarismo selvaggio che si fonda sulla delegittimazione dell’avversario.
Tra le novità di questa campagna elettorale segnalerei tre elementi.
In primo luogo il venir meno, con la nascita del PD della "zavorra conservatrice" costituta dalla sinistra radicale che dopo aver fatto cadere il primo Governo Prodi ha reso facile il compito di far chiudere precocemente la legislatura. Il PD è oggi in grado di fare una seria politica riformista.
In secondo luogo, sull’altro versante politico, il centro-destra, la novità è costituita dalla fine della difficile coabitazione tra Casini e Berlusconi.
Le urne ci diranno se l’UDC sarà fortemente penalizzata dall’abbandono della coabitazione con Berlusconi o se riuscirà a rafforzare i suoi consensi, in virtù del profilo centrista che ha conservato e rafforzato.
In terzo luogo la novità di queste elezioni sono gli indecisi, che potranno risultare loro malgrado, decisivi per l’esito del voto. Gli indecisi sono ancora molti e la prevista (dai sondaggi) vittoria del PdL potrebbe trasformarsi in un "pareggio" che aprirebbe il fragile bipolarismo italiano a nuovi scenari.
Da considerare ovviamente anche la possibile vittoria del PD come novità assoluta di queste elezioni, visto che Veltroni ha deciso di pagare il prezzo di correre senza Bertinotti.
Chi non era in passato disposto a votare UDC per contiguità con Berlusconi troverà meno difficile, pur in un sistema bipolare, dare un voto limpidamente centrista.
Chi non era disponibile in passato a dar credito ai post-comunisti non potrà ignorare il nuovo profilo riformista del partito di Veltroni.
Nè si possono dimenticare i molti elettori che – per cultura liberale e vocazione popolare – ritengono che il PdL sia la soluzione migliore per l’Italia.
Come si dice sportivamente: "vinca il migliore", ma soprattutto vinca sul mancato rispetto delle istituzioni e sull’odio, lo spirito della Costituzione, per un Italia più libera e per una classe politica più attenta al bene comune.
Per i temi etici (sia pur dialogati) aspettiamo la prossima campagna elettorale.