Perché bisognerà pure tornare a parlare di valori, prima o poi, bisognerà pure che la politica se ne occupi, dopo che la crisi sarà passata, dopo che la fase di emergenza, come tutte le cose eccezionali, avrà lasciato il posto ad una fase di normalità e di ricostruzione.
In effetti il movimento 5 stelle ha cominciato ad avere una presa effettiva, e risultati apprezzabili, in un periodo della nostra vita politica nazionale nel quale l’economia ha occupato la quasi totalità del dibattito pubblico, e in cui i partiti tradizionali hanno mostrato tutte le loro debolezze, e l’incapacità di gran parte dei loro membri.
In questo contesto, la sfiducia dei cittadini nella classe politica ha raggiunto – per tante ragioni, in gran parte condivisibili – livelli sempre più elevati. Una sfiducia che ha fatto sì che la maggior parte degli italiani abbia guardato al governo dei tecnici – nonostante i sacrifici – come ad un governo finalmente competente, finalmente composto da persone affidabili e oneste, finalmente in grado di occuparsi seriamente della cosa pubblica.
Questi stessi sentimenti, oggi, sono alla base del successo di liste come il Movimento 5 stelle, e di candidati come Pizzarotti a Parma. Si tratta per lo più di persone estranee alla politica, affermate nelle professioni e nel mondo del lavoro, disinteressate e lontane da interessi particolari, desiderose di impegnarsi per la propria città e concentrate su obiettivi concreti (a Parma: la lotta all’inceneritore). Insomma, tutte cose belle e altamente apprezzabili.
Ma, sul piano nazionale, avere pochi obiettivi precisi e concreti, ed essere delle brave persone, serie e affidabili, non basta.
Non basta perché, quando avremo finito di occuparci dello spread, dovremo tornare a discutere di famiglia, di scuola, di immigrazione, di integrazione europea, di accoglienza dei soggetti deboli, di infanzia, di università e ricerca, di interventi umanitari, di bioetica, ecc…
Dovremo tornare, cioè, a parlare di cose su cui anche le brave persone, serie e affidabili, hanno opinioni diverse. Perché si può essere onestissimi e preparatissimi, ma avere due visioni diametralmente opposte dell’uomo e della sua dignità, e dunque dividersi aspramente su tutti questi temi. Si può essere seri e affidabili, e pensare cose diversissime sull’immigrazione e l’integrazione degli stranieri e sul sostegno alle famiglie, sul testamento biologico e sul riconoscimento delle unioni di fatto, sui rapporti Stato – Chiesa e sulla libertà di religione e di culto, e così via senza fine.
Insomma: quando si parla di valori, di visioni del mondo, non basta essere brave persone, bisogna dichiararsi, e dire apertamente come la si pensa.
E, finora, il Movimento 5 stelle non lo ha mai fatto davvero.
Sul blog di Beppe Grillo c’è una specie di programma del Movimento, ma come tutti i programmi (in questo, non mostrandosi molto diversi dal Pd e dal Pdl) è di una genericità disarmante, pieno di slogan e frasi fatte. Con la differenza che, nel caso dei partiti tradizionali, l’orientamento culturale di fondo e i valori di riferimento che servono a riempire i loro programmi generici si possono percepire in altro modo. Possiamo ascoltare i leader, leggere gli atti parlamentari, osservare le scelte legislative fatte, le battaglie per i diritti e i rapporti con le associazioni territoriali, possiamo insomma renderci conto di cosa pensino su tutti questi temi, e di quali siano i valori che guidano la loro azione. E possiamo decidere di conseguenza, accettando compromessi o chiedendo, da cattolici, di essere ascoltati e rispettati, lottando perché i valori nei quali crediamo divengano oggetto di dibattito e di incontro.
Ma con Grillo come si fa? Cosa pensano i grillini di tutte queste cose? Come pensano, se lo pensano, di difendere la famiglia, o di interpretare il valore della sussidiarietà? Come immaginano l’Europa del futuro? Come pensano di garantire la libertà di culto, e come pensano di gestire i problemi di integrazione culturale che l’immigrazione porta con sé? Cosa pensano della difesa della vita nascente, o della tutela dei soggetti deboli, dei malati, degli emarginati? Giustamente, per ora, si sono concentrati sui problemi delle città, e peraltro di città medio-piccole. Nulla da dire, allora, sul fatto che Pizzarotti non si sia ancora espresso, e forse non voglia esprimersi, su tali cose; a Parma, oggi, i problemi più urgenti sono forse altri.
Ma se dopo Stalingrado vogliono conquistare Berlino, se dopo le amministrative i grillini vogliono partire all’assalto del Parlamento, complice un disarmante silenzio dei partiti tradizionali, è bene che queste domande trovino una risposta, e che i membri del Movimento si interroghino su questi temi. Perché l’energia è certo un tema cruciale, così come la gestione delle risorse naturali e del territorio, o la diffusione della banda larga e l’alfabetizzazione informatica, ma la politica deve occuparsi anche di altro, se non vuole ridursi a burocrazia. Facciano chiarezza, discutano, e ci facciano sapere qual è l’immagine di uomo e di comunità che hanno in mente, e se e come intendono la dignità umana e i diritti dell’uomo.
Ecco perché, soprattutto noi cattolici, dovremmo pre-occuparci di Grillo e del Movimento 5 stelle. Perché è certamente prematuro preoccuparsene, dato che si tratta di un movimento molto giovane, dall’incerto futuro, dai riferimenti valoriali ancora poco chiari, e con tensioni interne molto diverse, che vanno dall’egualitarismo al liberalismo individualista, dalla ricerca della giustizia sociale al libertarismo più estremo. Tuttavia, bisogna pure che cominciamo a prenderlo sul serio, occupandocene fin da ora, e cercando di capire se e come si possa dialogare con loro. L’impressione, lo confesso, è che si tratti di un movimento molto distante dai riferimenti di valore ai quali, come cattolici, non possiamo non tenere più che ad ogni altra cosa. Ma per ora è solo un’impressione.
Perché è bene (pre)occuparsi di Beppe Grillo
Il risultato delle amministrative, per molti versi sorprendente e certamente tale da segnare un punto di svolta nella politica italiana, è stato segnato dalla forte affermazione del movimento 5 stelle, che si è imposto come forza politica primaria e in grado di conquistare anche città importanti. Il caso di Parma è emblematico, e certamente va riconosciuto al neo sindaco il merito di aver saputo, meglio degli altri, interpretare la voglia di una seria gestione della cosa pubblica, affidata a persone competenti e motivate, anche in opposizione a partiti più tradizionali e ormai fortemente screditati.
rnLa domanda che non può essere elusa, di fronte a risultati di tale sorta, è dunque se questo movimento-partito, ormai forse il terzo partito italiano, sia o possa essere capace di rappresentare quei valori che, per noi cattolici, sono irrinunciabili.
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