I provvedimenti presentati dal Governo per portare l’Italia fuori dalla crisi economica, coinvolgono molti importanti settori tra cui quello energetico. Non a caso, una delle maggiori novità, probabilmente anche la più controversa, è quella di una sorta di federalismo elettrico attraverso il superamento della tariffa elettrica unica (ogni giorno il Gestore del mercato elettrico tiene aste per stabilire il prezzo dell’energia, che poi viene acquistata dai grossisti; i prezzi raccolti nelle varie zone d’Italia servono a fissare il prezzo unico nazionale), e la suddivisione della rete in tre macro-zone: Nord, Centro e Sud, isole comprese (articolo 3 del provvedimento). In altre parole, le regioni appartenenti alle tre macro aree non pagheranno più alla stessa maniera, ma a seconda della capacità della rete e, dunque, della propria dotazione infrastrutturale. Infatti, alcune zone dell’Italia non sono collegate alla rete nazionale; questo crea una serie di disfunzioni nella distribuzione di energia e, di conseguenza, nel costo della bolletta. Lo scorso luglio, 1 megawatt di elettricità prodotto al Nord costava 106,66 euro, al Centro e al Sud 123,29 euro, in Sardegna 113,06 euro e in Sicilia 171,09 euro. Il problema, purtroppo, è che l’elettricità prodotta in eccesso nel Nord non può essere trasferita al Sud, ragion per cui viene stabilito un prezzo unico frutto di una media nazionale.
Alcuni membri della Commissione Bilancio e Finanze non hanno, però, gradito la suddivisione in macro zone, in base alla quale anche Regioni più virtuose che producono energia – come ad esempio la Puglia – verrebbero penalizzate per il solo fatto di appartenere ad una determinata area. Il che implica un problema anche per quelle aziende potenzialmente interessate ad investire in questi territori, ma scoraggiate da costi energetici sfavorevoli.
rnIn relazione alle disposizioni – non unanimemente condivise – contenute nell’articolo 3, le Commissioni competenti avranno l’opportunità di introdurre misure correttive che garantiscano di non penalizzare le aree più “deboli” del Paese e che favoriscano, in particolare, il raggiungimento di una tendenziale uniformità dei costi sul territorio nazionale, promuovendo a tal fine investimenti per una maggiore integrazione della rete.
Infine, le Commissioni Bilancio e Finanze dovranno individuare degli strumenti idonei che consentano un passaggio graduale e controllato dall’attuale sistema basato sul system marginal price al nuovo sistema basato sul pay as bid**, prevedendo esplicitamente un congruo periodo di tempo per consentire il processo di adeguamento, implementando i meccanismi di trasparenza e pubblicità delle contrattazioni in funzione antispeculativa, potenziando i mercati fisici e finanziari dell’energia e incrementando l’integrazione con gli altri mercati elettrici europei, al fine di promuovere la concorrenza nelle zone dove si verificano anomalie dei mercati, di migliorare l’organizzazione complessiva del mercato elettrico e di rimuovere eventuali anomalie nei meccanismi di formazione del prezzo. Le Commissioni avranno, inoltre, il compito di verificare l’introduzione di una misura di salvaguardia che disponga che il nuovo sistema si applichi solo qualora i benefici derivanti agli utenti finali possano essere effettivamente superiori a quelli che deriverebbero dal mantenimento del sistema attuale. Per il momento non c’è traccia alcuna di strumenti correttivi. Staremo a vedere.
* Tra le novità da segnalare vi è innanzitutto una rimodulazione della copertura finanziaria: nella versione presentata al Senato il 29 novembre scorso, si prevedeva una copertura per il 2009 di 6,342 miliardi passati ora a 4,996; le risorse vengono alleggerite anche per il 2010 (da 2,347 a 2,112 miliardi di euro) e per il 2011 (da 2,670 a 2,434 miliardi). Complessivamente, la copertura finanziaria subisce tagli pari a 1,816 miliardi di euro, quota che incide soprattutto nell’anno in corso con un differenziale di 1,346 miliardi.