Le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia, a parte alcuni comportamenti della Lega e alcune incertezze nella fase immediatamente preparatoria, ha rappresentato un momento di unità nazionale. La Chiesa non ha fatto mancare la sua partecipazione, segnando così il profondo legame tra la comunità dei credenti e l’intera comunità civile. Con “un gesto senza precedenti” (L’Osservatore Romano) il Papa ha voluto unirsi alle celebrazioni con un suo messaggio al Presidente della Repubblica in cui, mentre si compiace del cammino compiuto dalla Nazione italiana, sottolinea il contributo che i cattolici nel corso degli anni hanno dato allo sviluppo che il Paese è riuscito a realizzare.

In aggiunta e a completamento, la celebrazione della Messa del card. Bagnasco, Presidente della CEI, alla presenza del Presidente della Repubblica e delle altre autorità, è interpretato come segno ulteriore, per così dire, dell’avvenuta ‘conciliazione’ tra la Chiesa di Pio IX e lo Stato unitario. Il Pontefice, dopo avere ricordato i grandi italiani dell’arte, della musica, della cultura e della santità, che hanno contribuito a fondare la Nazione, non sottace le difficoltà e le fratture che si sono create all’interno della società italiana e soprattutto tra i cattolici della medesima comunità civile. La Presa di Porta Pia, la intransigenza di gruppi di cattolici, il non expedit, il Patto Gentiloni, il Concordato (1929), la Revisione del Concordato (1984), sono alcune delle tappe più significative che hanno segnato il cammino di avvicinamento e di superamento della incomprensione iniziale tra la Chiesa e lo Stato. Sarebbe davvero difficile separare nella storia d’Italia l’azione degli italiani cattolici dagli altri italiani, anche ‘laici’. Basti pensare alle esperienze di singoli cattolici nei confronti delle vicende che hanno caratterizzato il corso dei 150 anni: l’azione dei Cattolici Democratici nella Resistenza e nella scrittura della Costituzione repubblicana, il martirio di Bachelet e di Moro con la “assoluta fedeltà allo Stato e nella dedizione al bene comune”, l’attività quotidiana di natura politica, economica e sociale di tanti cattolici per il bene del Paese e a servizio dei cittadini. Si può dire che, al di là della retorica, si sia celebrata una giornata di vera e propria ‘laicità’, in cui, nella distinzione delle competenze di ciascuno, credenti e laici si siano sentiti uniti da un medesimo sentire. Il Papa, come in occasione dell’incontro con Sarkozy, riconosce con compiacimento l’affermazione di una “sana” laicità, che consente “alla Chiesa di dare il suo apporto di valori alla società astenendosi però dal fare politica“. C’è nel Messaggio del Papa a Napolitano il superamento, o almeno l’auspicio, della separazione conflittuale tra ‘laici’ e ‘cattolici’ attraverso la pratica di una laicità aperta al rispetto, al dialogo per un “reciproco apprendimento”. Non occorreva la celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia per avvertire il bisogno dell’affermazione di un’era, se così si può dire, di laicità che, pur nella diversità dei modi di pensare, delle visioni di vita, che consentisse di giungere al riconoscimento del diritto di ciascuno –credenti e laici- di partecipare al “discorso pubblico”. Tale riconoscimento è il fondamento della democrazia e la premessa per la creazione di una società giusta e solidale e per la crescita del bene comune. Questa ‘pacificazione’, da tempo e da molti auspicata, oggi ancora trova resistenze sia da parte di ‘laici-laicisti’, che non accettano la presenza nella società di una religione e di una Chiesa che svolga la sua azione con un contributo di valori e di proposte di bene comune; sia da parte di qualche intellettuale cattolico, che propone “una alternativa alla laicità”, sostituendola semplicemente con la “libertà religiosa”, secondo un riferimento alla tradizione americana della religious freedom. La storia e la tradizione italiane sono differenti da quelle dei Padri Pellegrini, che provenendo dall’Europa (la Great Europe) hanno dato origine agli Stati Uniti d’America. La laicità italiana, se così possiamo dire, pur affondando le remote origini nella modernità, comune all’intera Europa, ha avuto negli ultimi 150 anni, appunto, percorsi e vicende peculiari, che concorrono oggi a distinguerla dalle altre laicità, e, in particolare da quella religious freedom, tanto cara all’autore della proposta. In nome di tale laicità all’ ‘americana’ si auspica un affievolimento del ruolo dello Stato e si giustifica anche la ’intromissione’ della gerarchia nelle questioni politiche, contrariamente a quella “sana” laicità che lo stesso Pontefice auspica che venga da tutti praticata. “L’alternativa alla laicità” vuole essere “alternativa” anche a quella “sana”di Benedetto XVI? Il dibattito culturale sulla laicità nel nostro Paese è andato avanti e, si spera, non sarà la pur apprezzata e rispettabile religious freedom di stampo americano, a interrompere il cammino ‘virtuoso’ compiuto negli anni e celebrato in questo 150° dell’Unità d’Italia.

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