Berlusconi incontra il papa il 6 giugno e D’Alema mette in guardia, nel recente seminario della sua Fondazione Italianieuropei, contro l’ingerenza e la "politica di potenza" della Chiesa.
Curzio Maltese, editorialista di Repubblica (il giornale più letto dai "cattolici adulti") spara a zero nel suo disinformatissimo libro contro la Chiesa "La questua: quanto costa la Chiesa agli italiani".

Tremonti nel suo lucido e brillante libro "La paura e la speranza" dedica un intero capitolo al ruolo della Chiesa per rifondare l’Europa.
Come Sarkozy e come Blair, anche Berlusconi riconosce il ruolo decisivo della Chiesa e dei cattolici. in Italia.
Come Pannella e Flores d’Arcais, D’Alema si iscrive al partito dei "laicisti" che temono l’ingerenza della Chiesa. D’Alema abbandona il suo mitico maestro, Palmiro Togliatti artefice dell’accordo con i cattolici per l’approvazione dell’articolo 7 della Costituzione (all’epoca osteggiato da socialisti e azionisti)

E Berlusconi, nelle sue dichiarazioni ("la Chiesa costituisce una ricchezza per lo Stato. Il dialogo e’ assolutamente positivo") ricalca le misurate espressioni del celebre discorso di Bergamo di Togliatti del 1962 sul ruolo dei cattolici per lo sviluppo della democrazia italiana.

 
Ingerenza umanitaria. Ormai dovremmo imparare a definire così gli interventi della Chiesa nelle vicende della politica. Quando la Chiesa ha parlato, in modo chiaro e forte, di immigrati e dei loro diritti, sulla base del principio della inviolabile dignita’ della persona, nessuno  ha accusato il Vaticano di interferenza.
 
Le ferme parole del presidente dei vescovi Bagnasco e di Benedetto XVI (in perfetta sintonia con ONU e UE) che hanno costretto Berlusconi a sfumare la sua posizione sul reato di immigrazione clandestina, da nessuno sono state interpretate come una indebita ingerenza della Chiesa.
Ma – si sa – l’"ingerenza umanitaria" della Chiesa e’ gradita quando si tratta di immigrati o guerra in Irak e demonizzata se si parla di famiglia, aborto, eutanasia, liberta’ educativa.
 
Ma sempre della stessa positiva ingerenza umanitaria si tratta.
 
Dovremmo abituarci che nella discussione sui valori che ispirano le leggi ogni voce e’ libera. E nella decisione e’ libero lo Stato. Dispiace che uno statista come D’Alema (probabilmente solo per l’esigenza tattica di contrastare Veltroni) si sia fatto convincere da consiglieri ingenui a questo scivolone anti-togliattiano.
 
En passant segnaliamo ai lettori che la citazione del discorso di Moro dopo il referendum sul divorzio (ambiguamente interpretata) che D’Alema ha usato a sua difesa nell’articolo sul Corsera del 28 maggio, sia la stessa usata da Rosy Bindi nell’intervista pro-D’Alema del 26 maggio sull’Unita’. Della serie "siamo cattolici, ma continuiamo a farci del male". Al di la di ogni valutazione politica, non puo’ non far piacere che il premier Berlusconi, come Blair, come Sarkozy, abbia riconosciuto il ruolo benefico e positivo della Chiesa per lo sviluppo della democrazia italiana.
E’ piaciuta particolarmente la sottolineatura della Chiesa come attenta alle esigenze dei poveri.
Aspettiamo Berlusconi alla prova dei fatti: in particolare sul quoziente familiare e sul finanziamento alla scuola paritaria, espressione di liberta’ e di attenzione ai più deboli (che non possono pagarsi la scuola dei ricchi).
 
E aspettiamo D’Alema alla prova dell’autocritica, antica e saggia prassi della tradizione comunista.
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