Non essendo, per mia fortuna, tra i soggetti chiamati a dare una risposta entro 48 ore, spero comunque di poter dare un contributo ai soggetti chiamati a decidere esponendo alcune brevi considerazioni che ho presentato anche agli studenti.
Gli obiettivi posti dal Ministro Brunetta di recupero dell’efficienza e gli strumenti da lui indicati quali il licenziamento dei fannulloni (coloro che non svolgono le proprie funzioni per mancanza di senso del dovere), mobilità per i nullafacenti (coloro che non svolgono le loro funzioni o hanno bassi livelli di produttività per motivi esterni alla loro volontà quali la disorganizzazione dei servizi, l’eccesso di leggi, ecc.), la riduzione della spesa pubblica tramite l’eliminazione di sprechi e non la riduzione dei servizi, non sono solo pienamente condivisibili, ma devono impegnare tutti i soggetti a contribuire alla loro realizzazione (gli obiettivi) e ad un loro uso efficace (gli strumenti)
Per quanto riguarda le proposte è utile sottolineare che, se il Ministro Brunetta, i suoi consulenti e coloro che siedono al tavolo delle trattative sono convinti che il numero di fannulloni o di nullafacenti sia minore del numero di dipendenti pubblici che svolgono i propri doveri spesso in condizioni difficili, all’interno di vincoli rigidi e con senso delle istituzioni e del servizio, sarà opportuno agire maggiormente sugli strumenti di incentivazione e di premiazione che non su quelli di penalizzazione. Ciò per rafforzare il messaggio positivo nei confronti dei primi e fare in modo che, per dirla con il detto popolare, le mele buone riescano a emarginare le mele marce e non si facciano da esse contaminare. Auspico perciò che in futuro sui media venga dato maggiore spazio ai casi di buona gestione del settore pubblico e al riconoscimento di dipendenti produttivi che non ai 5, 10 o 40 casi di licenziamenti di fannulloni. Non credo che pagherebbe la logica di “punirne uno o dieci per educarne mille o diecimila o centomila” di sinistra memoria.
Inoltre il Ministro Brunetta e tutti coloro che ne condividono o ne condivideranno le proposte dovranno farsi una domanda: perché proposte e iniziative simili avanzate già numerose volte nei decenni passati non hanno funzionato? Certamente sono cambiate le condizioni sociali, politiche e istituzionali rispetto al passato ma si dovrà tener conto che i processi di cambiamento non solo devono essere decisi e tradotti in provvedimenti normativi ma dovranno essere gestiti con specifiche professionalità che oggi si definiscono di management in contesti pubblici, ossia occorrerà investire energie e risorse (soprattutto umane e motivazionali) nelle fasi di analisi della fattibilità delle proposte di loro attuazione.
Infine due precisazioni riguardanti l’affermazione secondo cui “anche le amministrazioni pubbliche dovranno funzionare come le aziende private”. La prima riguarda la scelta di corretti indicatori, poiché si potrebbe correre il rischio di usare indicatori (di efficienza, di produttività, di costo) non adeguati da cui deriverebbero valutazioni e conseguenze esattamente opposte a quelle desiderate, cioè valutare negativamente coloro che operano meglio di altri. Gli esempi sarebbero tanti, qui si ricorda solo il fatto che la produttività di un pronto soccorso non può essere misurata dal numero degli interventi effettuati o dei pazienti assistiti per addetto poiché tutti noi auspichiamo che il pronto soccorso esista negli ospedali collocati in zone critiche per la tutela della salute ma che essi siano poi poco utilizzati poiché ciò vorrebbe dire che funzionano i sistemi di prevenzione, ad esempio degli incidenti stradali o di altre cause di urgenze gravi e improvvise.
La seconda riguarda il suggerimento al Ministro Brunetta e agli estensori del futuro documento finale di aggiungere alla frase “le amministrazioni pubbliche dovranno essere gestite come le aziende private” la specificazione “ben gestite” ciò perché oggi centinaia di migliaia di risparmiatori nel nostro Paese e milioni a livello mondiale, nonché migliaia di lavoratori che in passato sono stati efficienti, produttivi e dedicati alle loro aziende (sarebbe meglio dire imprese, se si pensa alle istituzioni economiche che operano sul mercato) private, subiscono le gravi conseguenze del fallimento di imprese mal gestite (si vedano per tutte le conseguenze delle recenti crisi dei mercati finanziari) e non dagli effetti della competizione, indipendentemente dal fatto che essa sia globale, nazionale o locale.