Solo un anno fa l’Istituto De Gasperi avviava una ricerca sul lavoro non standard e la sua “eccessiva ed impropria” diffusione a partire dalla convinzione che, negli ultimi anni, pur essendosi creato lavoro dal punto di vista quantitativo, si fosse creata occupazione troppo dequalificata, poco professionalizzata e che ciò non fosse un bene non solo per il lavoratore ma anche per l’impresa che fa in tal modo profitto nel breve ma non si garantisce un futuro nel medio-lungo periodo (Boeri)
Solo pochi giorni e settimana fa chiedevamo:
1)Una corretta applicazione della legge 30
2)Tutele e diritti per questi soggetti a tutti gli effetti ‘precari’
3)Un forte orientamento alla ‘legalità’ prima ancora che all’etica a fronte delle morti sul lavoro oramai ogni giorno ricorrenti
4) Un forte richiamo al ruolo della formazione.
Oggi a fronte dell’annuncio che, entro la fine dell’anno, quasi 500mila precari potrebbero perdere il posto di lavoro, ci troviamo a chiedere di estendere a tali soggetti gli ammortizzatori sociali oggi NON disponibili per chi ha un contratto non standard.
Ma, ci si dice, la crisi è “mondiale” dunque dobbiamo convivere con questa realtà
Ma nulla ci può far INTRAVEDERE UNA “POLITICA” del e per il lavoro (si badi dico “una politica” non interventi più o meno casuali) che ci consenta di poter almeno sorgere, seppur non vicinissima, la fine del tunnel?