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Sono ancora in grado gli stati nazionali dei paesi occidentali ad alto reddito di garantire ai loro cittadini l’erogazione di beni e servizi pubblici essenziali? I margini di manovra si fanno sempre più stretti per via degli interessi da pagare sui debiti pregressi accumulati, le risorse fiscali erose dall’evasione (in Italia solo tre contribuenti su mille hanno un reddito che supera i 150.000 euro annui) e le ferite della crisi finanziaria.

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In questo contesto la sussidiarietà (il demandare ai corpi intermedi e alle comunità locali più piccole e più prossime ai cittadini il soddisfacimento dei bisogni) è divenuta una necessità più che un’auspicabile virtù.rn

In numerosi paesi europei (non solo Italia, ma anche Germania, Austria e altri paesi mediterranei) il peso della fornitura dei servizi di cura viene spostato sulle famiglie e sulle imprese sociali. Con benefici evidenti per il bilancio. Le cooperative di reinserimento lavoro ad esempio, con una paziente opera di reinserimento portano persone marginalizzate dall’area del disagio a quella della produzione trasformandole da un peso ed un onere per la società (con un costo di diverse centinaia di euro al giorno per persona) ad una risorsa produttiva. Più in generale, un servizio sociale appaltato ad un’impresa sociale, un’organizzazione a movente ideale, è in grado di attrarre risorse di lavoro volontario il cui valore per il bilancio pubblico è almeno quello di altrettante ore di salario di dipendenti pubblici risparmiate. In parallelo alle famiglie vengono affidati molti oneri di cura tenendo giustamente conto del fatto che la forza delle relazioni al loro interno consente di erogare servizi di assistenza risparmiando risorse monetarie.

Le energie e la partecipazione della società civile e delle famiglie sono certamente un fattore da valorizzare al massimo, evitando però che uno sfruttamento eccessivo possa finire per deteriorare quegli stessi beni relazionali che sono alla base del loro funzionamento. II rischio di questi tempi è che la sussidiarietà, coniugata con bilanci in costante dimagrimento, crei uno stress sempre maggiore su chi svolge azione supplementare nei confronti del pubblico. E’ il caso delle cooperative e delle imprese sociali che devono vincere gare al massimo ribasso risparmiando all’osso sui costi fino a costringere al precariato i propri dipendenti. O di famiglie che si sobbarcano i costi della cura dei propri anziani senza alcun supporto pubblico (sistemi assicurativi per le cure a lungo termine, indennità di accompagnamento). Infine il drammatico problema della precarietà delle giovani generazioni che, soprattutto nei paesi dell’Europa mediterranea dipendono dalle risorse dei genitori ben oltre la soglia dei trent’anni.

Le relazioni però funzionano se sono tra pari e non sono inquinate da ricatti o dipendenze economiche. Se dunque le amministrazioni pubbliche tirano troppo la corda rischiano di distruggere le preziose risorse con le quali famiglie e imprese sociali (motivazioni intrinseche, relazioni forti) contribuiscono alla loro opera.

Vale inoltre la pena domandarci se la situazione in cui siamo è veramente soltanto figlia della necessità o anche di una cultura che ha minato alla base la capacità di coniugare valore economico e coesione sociale. L’erosione della base fiscale in paesi dove sono prevalentemente i dipendenti pubblici e i pensionati a pagare le tasse è figlia di una cultura schizofrenica che pensa che le tasse finanzino solo sprechi e inefficienze quando poi si pretendono negli ospedali e nelle scuole servizi gratuiti e di qualità.

E’ tempo forse di tornare ad essere fieri di alcuni meccanismi pubblici che si dimostrano molto più efficienti di quelli privati. Come la sanità di molti paesi europei ai vertici per qualità delle classifiche internazionali dove ciascuno paga all’anno poche migliaia di euro a fronte di un modello come quello americano dove una larga fascia di popolazione è scoperta e le classi medio-alte con le loro polizze assicurative sono costrette a pagare quella stessa somma mensilmente.

Un futuro di equità ed efficienza passa attraverso la lotta all’evasione e un giusto mix di pubblico e privato sociale fatto di famiglie e di imprese sociali. Con l’accortezza da parte dei governi di garantire quel minimo di risorse necessarie ad alimentare le “energie rinnovabili” della società civile e l’efficienza di meccanismi di contribuzione pubblica dove effettivamente è possibile pagare meno pagando tutti.

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 *Questo articolo è stato pubblicato su L’osservatore Romano il 14 febbraio

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