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Papa Benedetto XVI ha deciso di non partecipare il 17 gennaio all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università La Sapienza. Ha fatto una scelta mite e sapiente.

E ha reso evidente l’arroganza e l’insipienza di chi lo aveva censurato. E’ stata scritta una brutta pagina nella storia dell’università italiana. La libertà di esprimere il proprio pensiero e’ stata impedita al Vescovo di Roma. Non desta stupore che 67 docenti della più grande università italiana (su oltre 4.500) abbiano chiesto al papa di non varcare le soglie dell’ateneo. Una minoranza davvero irrisoria. Desta stupore il silenzio della maggioranza. Anche la marcia su Roma cominciò con l’arroganza di una minoranza coperta dal silenzio della maggioranza. Il Papa ha introdotto nel linguaggio moderno una definizione dello spirito del tempo particolarmente efficace: "la dittatura del relativismo". A Roma abbiamo vissuto in diretta l’inveramento di questa acuta diagnosi del nostro tempo.  Dopo il 68 c’e’ il nichilismo. La deriva della sinistra radicale e’ una deriva nichilista.

Ora tutti corrono a giustificarsi o a sfruttare politicamente quanto accaduto. Ma al papa interessa nulla la polemica politica. Lo ha dimostrato dicendo senza peli sulla lingua al Sindaco Veltroni e al Presidente della Regione Marrazzo che a Roma si vive una situazione di degrado. Se di questo degrado volevamo avere conferma tale conferma c’e’ stata. La questione non e’ rubricabile nel campo del conflitto sulla religione.

Quanto e’ avvenuto a Roma, nell’ateneo creato da Bonifacio VIII, va ascritto al campo della liberta’.
In Italia c’e’ un preoccupante analfabetismo di libertà. Come ha lucidamente scritto Sofri su Repubblica andava data la parola al Papa in nome di Galileo e invece abbiamo assistito a una cerimonia del peggior anticlericalismo ottocentesco. Accademici di grande profilo scientifico (tra i quali il neopresidente del CNR Maiani) hanno preferito adottare criteri più vicini all’inquisizione.

Ma nulla accade a caso. Quanto e’ avvenuto a Roma, dopo la monnezza della Campania, e’ un forte campanello di allarme su un Paese che ha bisogno di essere governato, di essere unito, di ricominciare a crescere.

Oltre alla monnezza materiale, c’e’ una diffusa monnezza culturale. Il Papa ha fatto bene a non andare. Gli italiani farebbero bene a cominciare a discutere di libertà.

Le migliori pagine della storia d’Italia, da Dante, a Manzoni a De Gasperi hanno trovato nei cattolici una risorsa per la nazione.

Oggi dimenticarlo sarebbe fatale.

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