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Caro Augias, vorrei il Suo giudizio (sicuramente indipendente da influenze clerical-cattoliche) su una piccola faccenda che mi è capitata e che vorrei rendere nota. Ecco il fatto: Liberazione denuncia di aver scoperto una rete clandestina di guaritori cattolici di gay.

Io sarei a capo di questa rete (e dopo oltre due decenni di onorata, ma si può ancora dire così?, professione di psichiatra vengo definito “guru” e irriso).
In modo acritico, frettoloso e sconcertante, senza mai ascoltare le parti coinvolte, il Presidente Nazionale dell’Ordine degli Psicologi rilascia dichiarazioni che lasciano perplessi molti osservatori. In un articolo che ho scritto su Avvenire riconosco che si tratta di dichiarazioni di buon senso, ma del tutto fuori contesto e decisamente strumentalizzate (tanto che Liberazione titola in prima pagina: “L’Ordine degli Psicologi condanna Cantelmi”, lo so che non è così e lo si deduce dallo stesso articolo, ma ahimè, il rogo mediatico brucia). Pensi che il Presidente dell’Ordine degli Psicologi del Lazio si affretta ad inviare una News Letter di fuoco a tutti gli iscritti.
E’ vero, che dopo le mie rimostranze, si affretta ad inviare una News Letter straordinaria di rettifica e ne riconosco la correttezza (ed anche il coraggio): ma era proprio necessaria tanta fretta iniziale? In realtà non esiste alcuna rete clandestina e pian piano il dibattito rientra entro limiti di civiltà e correttezza (vedi la documentazione completa riportata sul sito www.aippc.net), tanto che persino l’On. Grillini accetta di partecipare con me ad un dibattito pubblico. L’Associazione Italiana Psicologi e Psichiatri Cattolici (attenzione: non proponiamo alcuna psicologia “cattolica”; la psicologia è una scienza senza alcuna etichetta; l’Associazione ha come scopo quello di promuovere il dibattito ed il reciproco arricchimento fra discipline scientifiche diverse, quali psicologia, teologia, antropologia e filosofia, ma vallo a spiegare…) denuncia una discriminazione, quella dei pazienti credenti, i cui codici valoriali vengono a volte irrisi, contrastati arbitrariamente o sottovalutati da psicologi e psicoterapeuti, in palese violazione del codice deontologico. Abbiamo numerose segnalazioni e lo rendiamo noto agli stessi rappresentanti dell’Ordine. Sulla pagine culturali di Repubblica viene commentata questa denuncia e si avvia un nuovo dibattito. Stavolta però l’Ordine degli Psicologi tace. Neanche una mini-letterina di risposta. Lo psicoanalista Risè denuncia in un editoriale questo silenzio: esistono sofferenze che possono essere ascoltate e sofferenze che, in nome di una ideologia, debbono essere ignorate? Ora, mi chiedo, perché qualche rappresentante dell’Ordine degli Psicologi non ribadisce con la stessa sollecitudine che tutti i pazienti, anche quelli credenti, debbano essere rispettati nelle loro convinzioni valoriali?
Attendo con pazienza.
 
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