Marito e moglie stanno guardando la tv quando lei dice: “Sono stanca, è tardi, penso cheandrò a letto”.Va in cucina a preparare i panini per l’indomani; estrae la carne dal freezer per la cena del giorno dopo, controlla la scatola dei cereali, riempie la zuccheriera, mette tazze, cucchiai e piattini sulla tavola per la colazione; mette i vestiti bagnati nell’asciugatore, i panni nella lavatrice, prende i giochi lasciati sul tavolo, mette in carica il telefono, ripone l’elenco telefonico e da l’acqua alle piantine; mentre va verso la camera da letto si ferma a scrivere una nota alla maestra, conta i soldi per la gita scolastica, tira fuori un libro da sotto la sedia e aggiunge tre cose alle lista delle cose urgenti da fare; scrive un biglietto d’auguri per un’amica e una nota per il salumiere; va in bagno, lava la faccia, i denti, mette la crema antirughe, lava le mani, controlla le unghie e mette a posto l’asciugamano. “Pensavo stessi andando a letto”…. commenta il marito. “Ci sto andando”, dice lei. Mette un po’ d’acqua nella ciotola del cane, mette fuori il gatto, chiude a chiave le porte e accende la luce fuori. Da’ un’occhiata ai bimbi, raccoglie una maglia, butta i calzini nella cesta e parla con uno di loro che sta ancora facendo i compiti. Va nella sua stanza tira fuori i vestiti e scarpe per l’indomani, programma la sveglia e finalmente si mette a letto. In quel momento, il marito spegne la tv e annuncia: “Vado a letto”. Va in bagno, si lava i denti, da un’occhiata allo specchio e pensa: “domani devo farmi la barba”….e senza altri pensieri va a dormire.
Non è una recriminazione femminista, ma la dura realtà. E la storiella rappresenta solo la fine della giornata, non le altre 15 ore in cui quasi ogni donna vive da perfetta equilibrista, organizzando la propria giornata sul “filo” del minuto.
Una vita insostenibile che, purtroppo, la tragedia di Merate ha fatto nuovamente emergere in tutta la sua complessa e terribile gravità. Quella povera mamma che ha scordato la bimba in auto stava probabilmente pensando (come accade a tutte le donne) alla lezione che avrebbe tenuto dopo pochi minuti, alla strada migliore per evitare il traffico mattutino, alla tintoria, alle candeline per la torta, alla lista degli amichetti, ai vestiti o ai quaderni degli altri figli: insomma a tutte le cose che pensano tutte le donne che cercano ogni giorno di conciliare casa, lavoro, famiglia. Nel caso specifico c’era anche il pensiero di un marito che usciva da una grave malattia. Marito e padre che, sicuramente, avrà fatto la sua parte, collaborando come tutti gli uomini dicono di fare (e fanno). Tantissime donne si sono immedesimate in quel dramma e hanno pensato “Quante volte ci sono andata vicina”. Perché nella società italiana del 2008 la vita di una donna assomiglia all’interno di un frullatore, è un vortice perenne.
Basti pensare che, secondo recenti indagini Istat sull’uso del tempo da parte di donne tra i 20 e i 74 anni, tra il 1998 e il 2004 – realizzate come previsto dall’art. 16 legge 8 marzo 2000 n. 53 – il 77% del tempo dedicato al lavoro familiare è ancora a carico delle donne e le italiane sono quelle che dedicano al lavoro più tempo rispetto a quelle degli altri paesi dell’Europa occidentale.
Le ore dedicate giornalmente al lavoro (peraltro ancora pagato meno rispetto a quello degli uomini) e allo studio corrisponderebbero a 4,26 per gli uomini e a 2,06 per le donne. La situazione si ribalta in relazione al lavoro familiare che vede le donne impegnate per oltre 5 ore a fronte dell’ora e mezza degli uomini.
Non sono necessari commenti a questi dati. La nostra società non offre alcun supporto alla donna: in cambio le chiede continuamente di “essere all’altezza” e di essere contemporaneamente una brava lavoratrice, madre, moglie, compagna, cuoca, padrona di casa, sarta, badante, economista, giardiniera. Magari esperta in bricolage, capace di aggiustare un elettrodomestico o un guasto dell’automobile, di fare una marmellata e – nei ritagli di tempo – quegli splendidi centrini all’uncinetto che molti settimanali indicano come “facilissimo”. Conciliare i tempi di casa e lavoro, creare una società a misura di donna e quindi di famiglia. Molti ne parlano,le ricette si sprecano, ma rimane utopia. Urge il cambiamento!