La più alta carica dello Stato italiano ha preso carta e penna e si è rivolto direttamente alla precaria partenopea che qualche giorno prima, attraverso le colonne di una prestigiosa testata giornalistica, aveva manifestato la volontà di interrompere la propria gravidanza per i gravi problemi economici. Una storia di ordinaria precarietà che purtroppo oggi angoscia migliaia di giovani. Tanto al Nord quanto al Sud.
Lavori a breve scadenza, lavori con le ore contate, lavori a singhiozzo che polverizzano il futuro, che avviliscono ogni progettualità, che intimoriscono gli uomini e le donne di domani. Giovani troppo spesso chiamati a scendere a compromessi sulle scelte fondamentali della vita, giovani – o forse “bamboccioni” come li ha definiti qualcuno – che non possono sposarsi, non possono comprarsi una casa, non possono mettere al mondo figli.
Questa l’istantanea del Belpaese. Una fotografia sbiadita dai colori drammaticamente sfocati, in cui diventa sempre più difficile realizzare e raggiungere ciò che i nostri padri, seppur con fatica, hanno saputo realizzare e tramandarci.
Inevitabile porsi degli interrogativi. Cosa rimane di una società che non è in grado di assicurarsi il ricambio generazionale? Cosa rimane di un paese che non investe sul futuro delle nuove generazione? Cosa rimane della speranza, dell’energia e dell’entusiasmo delle leve giovanili, mortificate da un presente inquieto e da un avvenire incerto?
Costringere una donna a non avere figli, – come oggi di fatto avviene – perché questi possono entrare in conflitto con i delicati equilibri economici della coppia o con gli impegni lavorativi appare un fatto brutale e disumanizzante. Un meccanismo perverso, un’antologia dell’horror che lascia sul campo centinaia di bambini che non nasceranno mai e che appioppa ai suoi giovani più rinunce che occasioni. Su questo terreno scivoloso il nuovo esecutivo dovrà impegnarsi attivamente perché la rinascita di un paese passa inevitabilmente attraverso la rinascita dei suoi abitanti. Che ci piaccia o meno, le cose stanno così!
Giustamente il Presidente Napolitano ha sentito la necessità ed il dovere di sollecitare il parlamento ed il governo perché approvino misure legislative a sostegno delle famiglie e delle donne, attraverso interventi concreti. Azioni di assistenza sul territorio, diffusione del part-time, opportuni servizi socio-educativi: questi sono alcune delle misure che il Presidente ha indicato con la saggezza del buon padre di famiglia affinché il Paese inverta la rotta e riprenda un percorso di ricrescita.
Perché anche il Capo dello Stato, come noi tutti, sa benissimo che la situazione sta implodendo e che non si può tollerare ulteriormente la precarietà lavorativa e l’inadeguatezza delle retribuzioni rispetto al caro-vita, che in Italia ha assunto proporzioni oramai titaniche.
C’è bisogno di tutto questo. C’è urgentemente bisogno. Lo dobbiamo ai nostri padri, i quali hanno tanto faticato per consegnarci un paese più giusto e onesto. Lo dobbiamo a noi giovani che quotidianamente lottiamo in questo marasma dove ogni cosa è più difficile e sfuggente. E lo dobbiamo anche ai figli che verranno, ai quali dovremo lasciare in eredità un paese in cui non sia più vietato guardare il futuro con fede, speranza e ottimismo.