La vicenda, reiterata, dello scudo fiscale ne è un classico esempio: possiamo pur parlare di etica, di valori alti o medi, di solidarietà umana e sociale, ecc., e citando tantissimi autori/filosofi e le Sacre Scritture: ma quando si va sul pratico si agisce solo con l’italico macchiavellico adagio: “il fine giustifica i mezzi”. Mi pare infatti, e sulla base di tante letture da me fatte, che in pratica nessuno ha provato a difendere il principio alla base dello scudo fiscale, per la banale ragione che è per sua natura privo di principi: lo si giustifica per i fini.
Darà consistenti introiti – si afferma con certezza -, segno questo che l’evasione è notoriamente un fenomeno diffuso nonostante, in occasione della prima applicazione dello scudo nel 2001 si fosse spergiurato “mai più!”. Con i consistenti introiti si potrà intervenire per la sanità, per l’università, per mille altri sacrosanti bisogni, che non avrebbero “tutti questi sacrosanti bisogni” se solo tutti pagassero il dovuto e non trafugassero denaro all’estero, non falsificassero i bilanci e non si ingegnassero nell’aggirare norme e leggi dello Stato. Perché allora si parla sempre di etica? Perché ha fatto scalpore la decisione di Banca Etica, che ha dichiarato nel suo comunicato stampa, con encomiabile continuità storica con il 2001, che, “come prima banca italiana che opera interamente secondo i principi della finanza etica e Etica Sgr – la società di risparmio gestito del gruppo, che investe solo in fondi che rispondono a rigorosi criteri etici – non accetteranno la raccolta di capitali che dovessero rientrare in Italia grazie allo scudo fiscale e di conseguenza non predisporrà alcuna misura commerciale e operativa al fine di attirare tali capitali o facilitarne il rientro. «I principi della Finanza Etica che ispirano per intero la nostra attività»ha spiegato il Direttore Generale della Banca «prevedono la piena tracciabilità del percorso del denaro e la provenienza lecita di quello che raccogliamo. Accettare capitali accumulati anche grazie al mancato rispetto delle leggi e che, al già grave reato di evasione fiscale, potrebbero sommare il falso in bilancio, sarebbe una violazione del nostro DNA e un tradimento dei clienti che ci scelgono quotidianamente in nome di un uso responsabile del denaro». Mentre la maggior parte degli istituti di credito stanno mettendo in campo task forces di esperti e strumenti finanziari ad hoc per intercettare il ghiotto boccone dei capitali occultati e ora in via di rientro, Banca Etica opera una scelta di sobrietà e responsabilità che va anche nella direzione dell’educazione finanziaria e della responsabilizzazione dei cittadini”. La nota continua: “sebbene per tutti gli istituti di credito la raccolta di risparmio sia essenziale e strategica, soprattutto in questo periodo di crisi, l’intermediazione di denaro proveniente da attività illecite snatura e umilia l’impegno per la legalità che noi, insieme ad altri istituti bancari, associazioni e cittadini scegliamo quotidianamente” dice il presidente della Banca e di Etica Sgr. Continua: “la normativa proposta tra l’altro potrebbe esonerare gli intermediari finanziari anche dall’obbligo di segnalare eventuali operazioni in odore di riciclaggio. Non è certo in questo modo che il settore bancario recupera la fiducia dei cittadini. Il bisogno del Governo di fare cassa non giustifica un condono iniquo verso i risparmiatori che hanno sempre rispettato le regole e profondamente diseducativo. In Italia l’evasione fiscale è una piaga da combattere con il rigore e non con le sanatorie a basso costo”.
Il problema è chiaro per come è stato illustrato: l’etica va vista a tutto tondo e con responsabilità; una realtà è pienamente etica solo quando rispetta una filiera etica che di fatto è anche un insegnamento presente e futuro. Un proverbio famoso recita: “il bene va fatto bene” e quando si cerca di fare il bene con mezzi inadeguati, cioè male, si producono solo dei danni incalcolabili…
Ma l’attuale ragion di Stato, o di bilancio, impone queste moderne indulgenze che con la modica spesa del 5% del trafugato consentono il moderno paradiso … fiscale, conservando l’anonimato in passato consentito solo nei confessionali, visto che anche recentemente la Chiesa ha ribadito che evadere il fisco è peccato grave non soltanto di fronte agli uomini. L’ennesima beffa per chi si è onestamente sforzato di pagare il dovuto, di onorare le scadenze, di considerare normale l’essere ligi alle leggi e alle norme.
A proposito di Chiesa e, quindi, di Vangelo, sul come si è frodato, utilizzato il denaro in maniera individualistica e non contribuendo al bene comune, ecc., come non può venire in mente (anche laicamente) l’episodio di Zaccheo che, convertito, non dice: “ridarò il 5% (e mi tengo il capitale)”, ma: “Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto” (Lc 19,8)? In un periodo in cui la pratica del “cristianismo” e degli atei devoti si rifà all’etica ed ai principi “alti e irrinunciabili” delle radici storiche cristiane (che prevedevano anche una iniziale lotta all’usura e poi una costruzione di un’economia civile e sociale basata sulla reciprocità), pare assolutamente fuori luogo ed incoerente accettare questi tipi di provvedimenti fiscali e giuridici in genere che né risolvono i problemi, né formano le generazioni future.
Per tutti costoro mi sento in dovere di rilanciare una proposta fatta da un mio amico e che non è una provocazione, ma una modalità concretamente praticabile: nel 2010 sia previsto uno sconto del 10 % minimo sulle tasse dovute alla sola condizione di non aver mai beneficiato di scudi, condoni di qualsivoglia natura, indulti e amnistie, ecc., nel decennio precedente. Un premio, un riconoscimento a chi si ostina a conservare nel proprio vocabolario parole come onestà, correttezza, dovere. Non si ripete, anche a sproposito, che bisogna premiare il merito? Bene! lo si faccia una buona volta, si dimostri che lo Stato ama la giustizia e la premia! O forse è meglio ingenerare la convinzione che lo Stato è dalla parte dei dritti e non dei diritti, perché è un diritto vedere riconosciuto il proprio comportamento corretto, è un diritto poter dire ai propri figli: “Vedi che la correttezza paga!”, perché questo li aiuterebbe a crescere meglio e vivere in un mondo almeno un po’ più giusto. Sicuramente Giacinto Dragonetti, autore del libro Delle virtù e dei premi, sarebbe contento…
Probabilmente è tristemente vero che lo scudo darà consistenti introiti e proteggerà le entrate: ma con quali costi? Per questo diventa essenziale un gesto premiale nei confronti dei giusti, diversamente a ben poco servirà insegnare ai giovani la Costituzione: la studieranno come l’Iliade e l’Odissea. Capiranno ben presto che i principi costituzionali sono bei miti, ma la realtà in cui ci si prepara a vivere è purtroppo ben altra cosa…
Banca Etica, nata per rimarcare la priorità della persona sul denaro, vuole riaffermare un’etica pubblica ed educare a praticarla. Non da sola, si spera….
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* Il ricorso al pensiero di F. Hegel è obbligatorio: "…si può dire che la riflessione della filosofia dei problemi etici si sviluppa soprattutto nei momenti di crisi dell’eticità in senso hegeliano, quando la compattezza e continuità di un mondo di valori si incrina, le norme che parevano ovvie vengono messe in discussione e non funzionano più i consueti criteri di legittimazione, i principi riconosciuti per stabilire ciò che è bene e ciò che è male" (G. Vattimo in Enciclopedia Garzanti di Filosofia, voce Etica). Riassumendo: “di etica si parla quando questa non c’è più".
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