Con qualche approfondimento e collegandosi al grande lavoro della società civile internazionale e delle sue organizzazioni potrebbero scoprire che l’economia siamo noi quando consumiamo e risparmiamo. Gli indignati protestano contro un certo tipo di economia ma per chi votano con il loro portafoglio? Dove mettono i loro risparmi?
Lo scotto che paghiamo tutti all’integrazione globale dei mercati e al recupero dei paesi emergenti è quel differenziale di costo del lavoro, a parità di qualifiche, che rende le masse di diseredati del pianeta una concorrenza formidabile alle nostre conquiste di welfare. La risposta più coerente dovrebbe essere quella di evitare che questo si trasformi in una corsa verso il basso delle imprese premiando con i nostri consumi e risparmi tutte quelle organizzazioni produttive che sanno creare valore economico dando dignità al lavoro e rispettando l’ambiente. Il voto col portafoglio ha già raggiunto obiettivi importanti se la metà delle banane in Svizzera sono equosolidali e una quota crescente di cittadini guarda al valore sociale ed ambientale dei prodotti che acquista ma può fare molto di più se soltanto crescesse la consapevolezza da parte dei cittadini che i comportamenti delle imprese dipendono dalle nostre scelte. E dobbiamo smetterla di nasconderci dietro l’alibi dei costi maggiori dei prodotti socialmente responsabili perché in molti casi non è più così.
La protesta oltre a votare con il portafoglio deve trasformarsi in proposta politica. Sostenendo dal basso i tentativi di riforma del sistema finanziario internazionale che regolatori e politici illuminati hanno proposto ma non riescono ancora ad attuare per la resistenza delle lobby. Nella legge Dodd-Frank, nelle proposte della commissione Vickers e del Financial Stability Forum, nella proposta della UE sulla tassa sulle transazioni finanziarie ci sono le regole che riporterebbero la finanza al servizio dell’economia reale e della persona (regole che includono la separazione tra depositi dei clienti ed attività di trading delle banche, ridimensionamento e regolamentazione dei derivati, limiti alla leva bancaria degli intermediari troppo grandi per fallire).
Se la protesta si trasforma in proposta il cambiamento necessario per salvarci diventerà possibile.