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L’Italia è ufficialmente in recessione tecnica, situazione che si verifica quando per sei mesi consecutivi il Prodotto interno lordo subisce una crescita negativa. Se oramai tutta la gente lo aveva percepito da tempo, provandolo sulla propria pelle, la conferma arriva anche dall’Istat, che ha appena diffuso i dati dei conti economici trimestrali.

Il Pil è infatti diminuito per il secondo trimestre consecutivo, passando da uno 0,4% nel secondo trimestre, allo 0,5% del terzo e facendo registrare una flessione complessiva dello 0,9% rispetto al terzo trimestre del 2007. Si tratta del peggior primato dal 1993, quando nel terzo trimestre si era registrata una flessione del Pil dell’1%.
La congiuntura economica evidenzia un calo delle importazioni di beni e servizi (-0,5% nel terzo trimestre; -3,4% in termini tendenziali); delle esportazioni (-1,6% nel terzo trimestre; -3,1% in termini tendenziali) e degli investimenti fissi lordi (-1,9%). Quest’ultima voce è il risultato della diminuzione degli investimenti in macchinari e attrezzature (-3,5%) e nell’acquisto di mezzi di trasporto (-2,2%). La spesa delle famiglie ha segnato una variazione positiva più che trascurabile pari allo 0,1%; ma la stessa voce – rispetto al terzo trimestre dell’anno scorso – ha fatto registrare una variazione negativa (-0,6%).
L’analisi settoriale del valore aggiunto, rileva andamenti congiunturali negativi per il settore agricolo (-3%, anche se in termini tendenziali si è avuta una crescita del 4,5%) e per l’industria in senso stretto (-1,6% nel terzo trimestre 2008 e -3,9% in termini tendenziali). Le attività commerciali, alberghiere, i pubblici esercizi, i trasporti e le comunicazioni perdono quasi l’1%, così come le costruzioni che subiscono un calo pari allo 0,8%.
L’ultima volta che l’Italia si era trovata in recessione tecnica era stato nel 2004-2005, con il quarto trimestre 2004 e con il primo trimestre 2005, entrambi negativi. Per trovare un risultato peggiore bisogna risalire al 1992-1993, con sei trimestri consecutivi di crescita negativa su base congiunturale.
Quella che si profila ed è già in corso è una semplice recessione o sussiste il reale pericolo di una vera depressione?
Secondo uno studio pubblicato da Confindustria a ottobre scorso, l’uscita dal tunnel della recessione è ancora lontana e le probabilità che il sistema si risollevi, sono schiacciate dalla crisi finanziaria e bancaria che ha investito l’economia reale. La previsione per il 2009 segna, infatti, un ulteriore flessione del Pil, la diminuzione dei consumi delle famiglie e degli investimenti fissi lordi. Le ragioni di tale scenario, risiedono nelle maggiori forze recessive internazionali: lo shock delle materie prime, lo scoppio della bolla immobiliare e l’aggiustamento dell’economia americana, sono di per sé elementi sufficienti a far contrarre la domanda interna e le attività produttive nelle principali economie industriali.
Questo è sicuramente uno dei momenti più difficili che l’Italia sta attraversando e mentre i politici si accusano vicendevolmente, la gente oltre alla crisi economica, vive la crisi dell’intero sistema sociale. L’Italia ne potrà uscire bene se riuscirà a garantire adeguati ammortizzatori sociali e tutelare il risparmio dei cittadini. Ma per favorire la ripresa economica, è anche necessario sviluppare le infrastrutture e puntare sugli incentivi alla ricerca e all’innovazione.
 
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