E’ stata pubblicata in questi giorni l’ottava edizione della ricerca nazionale realizzata dalla Fondazione Nord Est, promossa da UniCredit Corporate Banking, per Il Sole 24 Ore (26/06/09), sulla situazione delle imprese in Italia, quale risulta dalle opinioni, dalle aspettative e dalle condizioni avvertite dagli imprenditori. Qui di séguito propongo una lettura di alcuni risultati di tale indagine, nell’ottica di un’ipotesi di approccio orientato alla ricerca del bene comune.rn
Dallo studio emerge uno scenario differenziato, con una percezione di crescente marginalità da parte delle imprese del Mezzogiorno, nonché di quelle del Centro, anche se in generale si può rilevare una presenza di fiducia e un’immagine di solidità superiore a quanto potrebbe desumersi dalle valutazioni correnti più diffuse. Trova purtroppo conferma la ben nota difficoltà degli operatori a “fare squadra” per promuovere l’espansione delle imprese, e più in generale per assicurare la “competitività di sistema”, che possiamo considerare una componente importante del bene comune relativo al territorio considerato, con le caratteristiche di un “bene relazionale”: tutti gli operatori concorrono, in vario modo e a vario titolo, a produrla, rendendola così disponibile a beneficio di tutti.
L’assenza di un complesso condiviso di obiettivi, risorse ed iniziative a beneficio dello sviluppo del territorio, proprio di un approccio orientato alla ricerca del bene comune, si riflette negativamente, soprattutto per le imprese di dimensioni più piccole, sul fronte dei processi di internazionalizzazione richiesti in risposta alla accesa competizione sui mercati globali. A questo riguardo, circa la metà delle imprese intervistate risulta comunque disponibile a realizzare forme di alleanze ed aggregazioni per accrescere la propria capacità di affermazione sui mercati, anche se è molto minore la percentuale di quelle pronte ad “aprire la proprietà ad altri soci o ai fondi”. La crescita dimensionale attraverso consorzi, fusioni o acquisizioni -cui corrisponde un ispessimento di relazionalità, nutrita anche di reciprocità, che costituisce un pilastro centrale di un approccio del tipo suddetto- rimane opzione prevalente, ma aumenta, anche per le difficoltà suaccennate, il peso dell’opzione di “fare da soli”, di perseguire un’azione autonoma, centrata sulle proprie capacità e risorse.
Sul versante dell’occupazione, da un lato si registra una caduta di quella dei lavoratori meno qualificati, da un altro un aumento della richiesta di figure professionali più elevate, con una maggiore difficoltà a trovare risorse umane adeguate. Si propone qui, nel più ampio quadro della suaccennata esigenza di un’accresciuta relazionalità, la necessità di un’effettiva, crescente integrazione tra istruzione, formazione, lavoro e imprese, che è al cuore di un sistema di politiche attive del lavoro perseguito nella prospettiva del bene comune. Un’altra marcata esigenza di integrazione è quella tra imprese, banche, consorzi fidi e Pubblica Amministrazione, per fronteggiare le attuali difficoltà, sottolineate dalla ricerca, delle imprese nell’ottenimento di credito (soprattutto di finanziamenti a breve). Si osservi altresì la necessità di esercitare, in tale prospettiva, nei processi decisionali, una razionalità appropriata, che valuti le convenienze dei singoli tenendo conto dei rapporti e dei vincoli imposti dal più ampio aggregato in cui essi operano.
Si avverte in generale l’importanza di un rapporto schietto e trasparente, nutrito di reciproca fiducia, tra imprese e istituzioni, pubbliche e private, tra politica, mercato e società civile. A tale riguardo, lo studio mostra un aumento diffuso della fiducia rispetto al complesso dei soggetti istituzionali, in particolare per le Associazioni di imprenditori e per la Regione (anche se in maniera nettamente più marcata da parte degli imprenditori del Nord).
In definitiva, la ricerca conferma l’opinione di un’accresciuta difficoltà delle imprese a fronteggiare i colpi della crisi, e a perseguire al contempo strategie di rafforzamento della collocazione sul mercato. Conferma altresì l’esigenza di un potenziamento delle direttrici di azione intese ad influire positivamente sulle relazioni tra operatori che, considerate nel loro complesso, e in interazione virtuosa tra loro, potrebbero concorrere a costituire una parte non trascurabile di un approccio orientato alla ricerca del bene comune relativo agli operatori e ai cittadini considerati.