Scopo di tale iniziativa è favorire un confronto tra quanti, lasciandosi orientare dalla forza ispiratrice dell’insegnamento sociale della Chiesa, operano responsabilmente nell’attuale situazione economica e finanziaria.
Attenzione non nuova questa nel cattolicesimo sociale. Basti l’accenno alle edizioni delle Settimane Sociali e a ciò che ispirò il Movimento cattolico di fine Ottocento: rispondere attraverso analisi, dibattiti e proposte concrete alle urgenze del presente. Si tratta, in riferimento alla storia della presenza di questo cattolicesimo nella vicenda della nostra Nazione, di una risposta formulata senza alcuna delega o rivendicazione ma garantita dalla riappropriazione della responsabilità sociale e del significato della presenza sia sul territorio sia nell’ambito professionale, imprenditoriale e culturale sia come singoli sia come associazioni.
Ispirato dall’insegnamento dell’enciclica Caritas in veritate di Papa Benedetto XVI, il percorso della riflessione promosso dal titolo della tre giorni evidenzia tre passaggi fondamentali: l’importanza di un’analisi dei motivi dell’attuale crisi (di cui ormai poco ancora si ha da dire); il significato che in essa si può scorgere (e qui iniziano a differenziarsi le visioni valoriali e sociali); e la necessaria chiarezza circa il riferimento interpretativo (il vero contributo dei cattolici).
Infatti, ci fosse dato, in un attimo, di risolvere l’attuale crisi economico-finanziaria, adotteremmo le necessarie correzioni che il modello finora di riferimento richiederebbe o cercheremmo altri modelli economici per riattivare l’economia? Su queste domande si è concentrato il dibattito riguardo all’ormai lungo periodo di crisi economica che stiamo attraversando. E le risposte sono tutte attorno allo stesso oggetto: il modello economico. Per alcuni si tratta di un illusorio sistema architettonico, tra parametri econometrici e analisi di mercato in grado di perseguire il giusto equilibrio tra domanda e offerta del mercato, ma che ha manifestato il proprio fallimento, per altri invece è una sorta di medico capace di curare se stesso: basta dargli tempo e alla fine guarirà; nel frattempo si accettano consigli.
A fronte di un’analisi che pone, a ragion veduta, l’accento sulla crisi del modo di perseguire il progresso, per i promotori del Festival della Dottrina Sociale della Chiesa, invece, importante è fare emergere l’urgenza della formazione della coscienza sociale: la crisi attuale, infatti, è crisi anche di stili professionali e dell’etica personale.
Si tratta in altri termini di sdoganare dalla pigrizia degli slogan il significato dell’affermazione: la crisi attuale è soprattutto crisi valoriale, etica, antropologica.
Risulta evidente come il crollo del sistema economico non riguarda solo l’economia ma pervade l’intera vita di ogni singola persona. Dalla minor disponibilità di beni, infatti, si arriva al pessimismo con cui si parla di futuro alle giovani generazioni, se non addirittura della propria autostima. Dalla crisi economica, il passaggio alla crisi sociale è breve.
“La necessità di un pensiero diverso” conclude cosi il titolo della seconda edizione del Festival. Probabilmente è su questa stringente provocazione che emergerà lo specifico apporto che gli organizzatori intendono offrire al dibattito vivace nella società odierna. Difficile non riconoscere come questa crisi abbia intaccato l’architettura sociale e le garanzie economiche che fino a poco fa erano prerogativa della Stato: le pensioni, il welfare, il sistema sanitario e via discorrendo. E allora che fare? La risposta non ammette incertezze e nemmeno prospettive illusorie.
Durante la tre giorni si avrà modo di ascoltare, vedere, incontrare persone e associazioni che già concretamente operano con guizzo ispirato dentro la crisi, non come osservatori ma come attori.
La diversità di un pensiero diverso, quindi, sta ad indicare la faticosa sfida all’evidenza dei dati economici e sociali. Esiste già una rete in grado di rivendicare una soggettività delle imprese, del terzo settore, del volontariato, della cooperazione e dell’economia che, in stretto legame con il principio di sussidiarietà, possono agire con efficacia nel prendere sulle proprie spalle ciò che più nessun altro, né Stato ne enti locali, potranno garantire.
Forse la sfida che si profila non sarà più quella di una presenza sociale che supplisce ma di una presenza sociale che per i cattolici è risposta alla propria vocazione di cristiani.
*Direttore della Fondazione Toniolo