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Dunque uno sforzo straordinario per dare risposte autentiche a problemi cruciali della vita personale e pubblica – ché poi questa è la politica – senza lasciarsi irretire dal freno che in tanti in questi anni hanno azionato nei confronti della propria identità.rn
Un secondo rilievo positivo è certamente legato alla capacità di rimescolare le carte; di non lasciarsi risucchiare nel politicamente corretto; di chiarire, una volta per tutte, che ai cattolici che militano in una grande formazione che aspira ad essere domani maggioranza nel Paese, stanno a cuore tutti i valori che a quell’antropologia fanno riferimento. Dunque, non solo pace, giustizia e solidarietà. Ma anche vita, famiglia e libertà di educazione. Rifiutando una volta in più quella posticcia divisione del lavoro che vorrebbe i primi valori appannaggio dei cattolici di “sinistra” e i secondi, i “non negoziabili”, come il terreno privilegiato dei cattolici di “destra”. Senza peraltro nascondersi che le soluzioni vanno trovate insieme ai non credenti della propria e dell’altrui parte politica. Ma prima, naturalmente, con i propri compagni di viaggio.
Il dibattito sviluppatosi nel corso del seminario ha avuto, da questo punto di vista, il pregio della franchezza. A testimonianza del fatto che su temi di assoluta rilevanza, quali quelli legati al fine vita e più in generale alle questioni bioetiche e della famiglia, è indiscutibilmente più quello che unisce i cattolici che si adoperano nei tre schieramenti (Pdl, Udc e Pd) di quanto li divida. Ma non è ancora sufficiente per definire i contorni di una trasversalità positiva ed efficace, capace di garantire lo spazio per un accordo virtuoso nelle aule parlamentari. Ma questa unità, che ha vissuto nel corso del seminario un momento importante, va coltivata con il dialogo serrato, ma anche con la crescita della stima reciproca. Non solo valori comuni – verrebbe da dire – ma anche parole, gesti e scelte. Li aspettiamo ansiosi, noi che dell’unità dei cattolici – valoriale e non politica – avvertiamo la funzione storica, oltre che la necessità pratica, per il bene del Paese.
Sul fronte, invece, del rapporto tra credenti e non credenti, che è andato in scena nella stessa sala, va riconosciuta la qualità del dialogo. Alta, anzi in certi frangenti altissima. A cominciare dalla provocazione di Ernesto Galli della Loggia sulla totale legittimità delle religioni a stare sulla scena pubblica, non solo con il linguaggio specifico della religione, ma con propri principi che, in quanto tali, non necessitano di argomentazione razionale.
In secondo luogo è parso chiaro a tutti che in questo Paese siamo davvero tutti laici e che vanno dismesse, una volta per tutte, le argomentazioni obsolete e irrazionali che spingono certi settori della cultura contemporanea a non riconoscere la caratura laica, se credenti, dei propri interlocutori.
rnInsomma, se un buon risultato ha ottenuto il seminario di PeR è che davvero, in Italia, tutti noi credenti e non credenti, “non possiamo non dirci laici”. Non solo perché abbiamo interiorizzato la laicità come metodo e riconosciamo alle religioni (e in particolare a quella cattolica) lo spazio pubblico che meritano, non solo perché siamo consapevoli sino in fondo della laicità dello Stato e disponiamo di un cattolicesimo “ repubblicano e democratico”, ma soprattutto perché vediamo uscire dall’orizzonte politico il laicismo come obiettivo e contenuto stesso della politica.
* Domenico Delle Foglie, portavoce di Scienza & Vita. Comincia la carriera giornalistica alla “Gazzetta del Mezzogiorno”, quotidiano di Puglia e Basilicata. Vi entra da praticante ed esce, dopo 17 anni, con la qualifica di caporedattore centrale. Chiamato nel 1996 dal direttore Dino Boffo ad “Avvenire” come caporedattore centrale, dopo soli tre anni ne diventa vicedirettore. Incarico che lascia nel 2007, dopo aver guidato la comunicazione del Comitato Scienza & Vita nel referendum sulla procreazione assistita. Nella primavera 2007 ha svolto le funzioni di coordinatore generale del Family Day. Continua la sua attività giornalistica come editorialista per l’Avvenire, l’Adige e La Gazzetta del Mezzogiorno.