Mentre sono d’accordo riguardo al vizio di noi italiani d’ ‘abbandonare la partita’ quando la cosa ci annoia (anche se a dire il vero questo vizio è confinato alla nostra ‘intellighenzia’ laddove nei millenni contadini, artigiani, piccoli imprenditori italiani hanno sempre brillato per tenacia rispetto a tutti gli
altri popoli), non sono d’accordo sul fatto di ‘partire ultimi’ nella globalizzazione, credo anzi che noi partiamo per primi rispetto al resto d’ Europa e baso questa mia sensazione proprio sulla frequentazione di ambienti internazionali.
L’ Italia è l’unico paese europeo che veramente interessi agli asiatici da un punto di vista culturale e noi italiani gli unici che ci sentiamo veramente a casa in estremo oriente e questo anche grazie ai nostri ‘vizi’ di mediazione continua, ricerca del compromesso, familismo e tutte quelle cose che mancano al nord europa ma che in oriente formano l’ossatura della società. Io collaboro quotidianamente con ricercatori indiani, cinesi e giapponesi e quello che noto è che per loro il valore dell’armonia del gruppo, ottenuta magari attraverso compromessi e mediazioni è il valore di gran
lunga più importante, molto più importante di una apparente velocità di decisione (apparente perchè
in uno scenario altamente variabile cercare di seguire la stessa velocità di cambiamento dell’ambiente porta a considerare importanti pure fluttuazioni senza futuro e quindi a perdere
in realtà montagne di tempo, questo è molto chiaro nel mio campo dove quasi tutto è un falso movimento) o di un per altro lodevole amore per la giustizia e l’equità che gli orientali in
genere considerano valori un pò astratti.
Lavorando con i miei colleghi in estremo oriente si ha l’impressione iniziale di perdere tantissimo tempo in discorsi insensati e salamelecchi, poi però si scopre che questo non è tempo perso, che alla lunga questo genera una forza propulsiva che in un battibaleno fa raggiungere risultati stupefacenti. L’ Italia è culturalmente al crocevia tra oriente ed occidente e questa ora è una posizione di privilegio impagabile; quando sono a Singapore, ospite del mio amico e collega Arun Krishnan di Bangalore, insieme ai suoi parenti, è esattamente come stare ad una cena di famiglia con i miei parenti calabresi da parte di madre, nessuna differenza, ma veramente nessuna a parte l’uso dell’inglese. Stessi gesti, stesse dinamiche, stesso peperoncino, stessi bambini caciaroni,
stessa aria, questo ad un nord europeo non capita, a lui sembrerà probabilmente di stare in
Italia. Questa aria di famiglia con le zone più interessanti e dinamiche del mondo secondo me
alla lunga tirerà fuori l’ Italia dall’inevitabile declino dell’ Europa.
Tutto ciò ha a che vedere moltissimo con quello che tu Leonardo chiami ‘riferimento trascendente’ che in Asia (come in Italia) è fortissimo e che invece molti nostri cugini europei hanno ahimè smarrito rendendo così veramente difficili i loro contatti con le zone più dinamiche della terra.
Semmai un nostro grande guaio è quello di avere una classe ‘intellettuale’ che spesso ‘disprezza’
(cordialmente ricambiata) il proprio paese, questo sì che è un lusso che non possiamo più permetterci.
rnCommento di Leonardo Becchetti