|

Occorre parlare, ok, ma essendo feriti. Sanguinando. Un po’ vergognandosi. E un po’ ironicamente. Insomma, di morale si può e si deve parlare, certo. Ma sempre ricordando di battere (come i cristiani fanno a messa) il proprio petto, non quello del vicino. Né quello della prostituta o del potente. Assisto quasi divertito al proliferare di appelli alla morale nel nostro paese.

Di scontri in nome di una morale che poi non si capisce bene quali principi abbia. Perché si tratta evidentemente di una lotta di potere, e non di una moralizzazione in corso. In questi giorni la morale serve come estremo argomento di lotta (servito su un piatto d’argento da desolanti dissolutezze del Premier e da accanimenti spionistici). Poteva essere il prezzo della benzina, o dei pannolini per bambini. Ma pur se oggettivamente più gravi, hanno meno appeal, meno forza mediatica delle intercettazioni della signorina Taldeitali. E poi, appunto, di che morale si sta discutendo ? Mentre si accusa di ogni nefandezza il Premier, si accetta con tranquillità che la Cassazione “consigli” ai legislatori di accelerare a riconoscere il diritto di adozione da parte dei single…Di che morale parlano i nuovi paladini, i “migliori” che protestano contro l’uomo nero che abbruttisce il Paese ? Non ce la spiegano, non ne mostrano i fondamenti. Suvvia un po’ più di senso storico e di analisi più seria delle ragioni e dei luoghi della decadenza. Anche perché molti dei medesimi paladini di oggi erano impegnati trent’anni fa a dire il contrario, o a giustificare (non solo trent’anni fa) la lotta armata in Italia. Ed è difficile giustificare la lotta armata e accusare come minaccia per la democrazia un festino privato, no ? In prima pagina del giornale da sempre in prima fila ad accusare Berlusconi di ogni nefandezza (vera e presunta) pontifica un signore condannato dalla Magistratura (a volte santa a volte no, evidentemente) di essere il mandante di un omicidio. Ma questo è morale, no ?
Mentre in Egitto chiedono il pane e la libertà qui chiedono un Premier meno sporcaccione. Questa è la differenza. Ma in entrambi casi si tratta di un tentativo di rovesciamento del potere non attraverso le elezioni. Abbiamo già visto questo film in Italia. Nel ’93. Ne stiamo pagando le conseguenze. Va ricordato che Berlusconi è il regalo che ci fu fatto da una grande ondata “moralizzatrice” che voleva prendere il potere attraverso le toghe. A quell’ondata di processi e monetine, le elezioni diedero una risposta inaspettata dai moralisti. La democrazia smentì i moralisti. Paghiamo ancora quell’errore.
Ma insisto, occorre essere feriti (per i propri difetti) e un po’ di ironia per parlare in pubblico e addirittura nell’agone politico di “morale”. Invece qui vogliono fare tutti i seri (e i perfetti). Ma l’immoralità vera è quando si pensa che lo scopo della vita sia ottenere più potere e più fama e più successo. E questa grande immoralità questo oggi rende identici Berlusconi e i suoi avversari. Non stiamo assistendo a una lotta dei buoni contro il cattivo o i cattivi. Ma a una grande, generale, desolante immoralità che riguarda soprattutto lo scopo della vita ridotto a “riuscita”. E questo vale per la signorina Ruby come per molti serissimi professori universitari. La prima svende il corpo, i secondi spesso la dignità o l’intelletto. Per il medesimo scopo che è immorale. Cioè non fa felici. Perché nessun uomo trova il proprio compimento nella “riuscita” misurata come fama, successo o potere. Questo dovrebbero dire i cristiani oggi. Quest’unica cosa. Senza coincidere con uno o con l’altro schieramento in lotta di potere. Stando “ironicamente” in questa situazione. Richiamare tutti noi –che siamo lussuriosi, o avidi, o pigri, o tiepidi e abbiamo ogni genere di difetto- a desiderare un grande scopo nella vita, l’unico che rende felici: amare gli altri come se stessi, e desiderare Dio. Il resto è tutto, tutto immorale.
Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo!

FACEBOOK

© 2008 - 2024 | Bene Comune - Logo | Powered by MEDIAERA

Log in with your credentials

Forgot your details?