Nelle sole 20 nazioni più ricche del mondo le turbolenze generate dalla crisi finanziaria del 2007-2008 sono costate qualcosa come 40 milioni di posti di lavoro. E l’emorragia occupazionale, come l’impiego di risorse pubbliche per sostenere le economie dei Paesi ricchi, non sembrano destinati a esaurirsi in fretta. Ma quando è veramente iniziata questa crisi? Che cosa l’ha originata? Quanto potrà ancora durare e di chi sono le ultime responsabilità? L’autore, ripercorrendo le tappe più importanti degli ultimi cinque anni e descrivendole in modo semplice, ci conduce a una chiara conclusione. Si può puntare il dito contro la globalizzazione, l’industria finanziaria e la speculazione internazionale, l’assenza dei controlli e la mediocrità della classe politica, ma nessuna spiegazione è così soddisfacente come quella che porta a identificare il vero focolaio della crisi in uno stato preciso dell’animo umano: l’avidità. Prima che frutto di una deriva finanziaria o politica, quella attuale è una crisi di tipo morale dovuta a una globale perdita di senso della realtà e al diffuso disprezzo del bene comune.
Il libro fa parte della collana "Scrivere il presente" della Fondazione Achille Grandi per il Bene Comune" nata dalla volontà di intervenire nel dibattito pubblico in modo semplice ed efficace.
Massimo Calvi è nato nel 1967 a Sesto San Giovanni. Sposato, padre di tre figli, attualmente è Capo redattore al Desk centrale del quotidiano Avvenire, dove è stato per dieci anni responsabile della redazione Economia e Lavoro. Ha pubblicato "Sorella Banca", storia della Banca Popolare Etica (Monti, 2000), "Operatore Non Profit", guida all’impiego nelle imprese del Terzo Settore (Mondadori, 1998) e, con altri autori, “Credito e nuvole”, storie di banche e campesinos tra le Ande dell’Ecuador (Ecra, 2005).