La frase che più colpisce sta al centro dell’articolo, quando Mancuso afferma che il comandamento biblico "non avrai altro Dio al di fuori di me" è null’altro che il supporto teorico della prassi "non ti comporterai in altro modo all’infuori della giustizia".
A me pare che Mancuso abbia confuso il Dio che ci rivela Gesu’ Cristo con una divinità pagana: la dea giustizia.
E’ un’ operazione non nuova che ha accompagnato la grande tradizione del moralismo politico che da Rousseau e Marx arriva a Lenin e Che Guevara e viene santificata nel ’68.
In Mancuso vi e’ un confuso mix di coscienza di classe di estrazione marxiana e di laicismo di sapore illuminista.
Forse a Mancuso sfugge il concetto di "peccato originale" tanto caro ad Agostino che fonda ogni seria visione della storia che voglia sfuggire al fanatismo e il volto misericordioso di Dio che in Gesù non è venuto per condannare ma per salvare il mondo.
Nelle Beatitudini non si legge "beati i persecutori a causa della giustizia" (come in questo caso Mancuso e il New York Times che sono convinti di stare dalla parte giusta) ma "beati i perseguitati a causa
della giustizia".
Con saccenza pari alla sua estraneità al senso ecclesiale, Mancuso, il giustiziere, si lancia in accuse roboanti contro i vescovi e il papa che avrebbero taciuto e insabbiato "per non indebolire il potere della
struttura politica della Chiesa nel mondo" (sic).
A tutti gli osservatori onesti e disinteressati è apparso invece chiaro che il New York Times (pesantemente criticato dal concorrente Wall Street Journal per il suo spirito strumentale) ha avviato – come già fece in occasione del discorso di Benedetto XVI a Ratisbona – una ben orchestrata campagna mediatica tesa a denigrare e svalutare la Chiesa agli occhi dell’opinione pubblica mondiale.
Questo atteggiamento ha una spiegazione che nulla ha a che vedere con i casi di pedofilia tra i preti che rappresentano uno scandalo che per primo Ratzinger condannò, nella famosa Via Crucis da lui scritta come Cardinale, parlando di sporcizia da cui ripulire la Chiesa.
La spiegazione della campagna mediatica sta tutta nel fatto che la Chiesa è l’ultima grande internazionale rimasta in piedi nel tempo della globalizzazione. Indebolirne la sua presa sulla opinione pubblica mondiale è un evidente obiettivo di chi vuole mettere il bavaglio a questa grande cattedra di
ecologia umana.
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La Chiesa nella sua storia ha sempre avuto due richiami a cui faticosamente ispirarsi: da un lato quello di estrazione paolina di "non conformarsi alla mentalità di questo secolo" e l’altro, di godere della simpatia del popolo, descritto negli Atti degli apostoli come carattere della Chiesa primitiva.
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Una Chiesa che goda della simpatia del popolo ha sempre fatto problema.
Non a caso i grandi media trovano periodicamente occasioni per coltivare l’antipatia verso la Chiesa e in questa opera di denigrazione sistematica, che nulla ha a che vedere col senso della giustizia, trovano sempre utili idioti cattolici che pur di avere visibilità sputano sulla madre che li ha generati.
La Chiesa, che è casta et meretrix – e’ evidente ed e’ la prima preoccupazione di Papa Ratzinger – deve sempre purificarsi.
Ogni uomo di Dio che si macchia del terribile crimine della pedofilia ne risponde non solo ai tribunali civili ma al tribunale di Dio. E ogni uomo di Dio che scandalizza i piccoli dovrebbe legarsi una macina al collo e gettarsi nel mare, secondo le terribili parole dell’Evangelo.
Insabbiare o sminuire la portata dei casi di preti pedofili non è evangelico. Ma, a chi abbia conservato un minimo di senso di discernimento, l’insieme delle notizie che come uno stillicidio vengono portate alla attenzione della opinione pubblica mondiale e le modalità con cui casi vecchi di trent’anni vengono riesumanti (nel silenzio planetario sui casi di pedofilia di altre confessioni cristiane o di altri ambienti educativi laici) lascia pensare.