Un “popolo” proveniente dai cinque continenti è stato il protagonista gioioso della Giornata mondiale della Gioventù, svoltasi dal 16 al 21 agosto a Madrid, con la partecipazione di due milioni di giovani in rappresentanza di 193 Paesi.
Un appuntamento che si ripete a livello mondiale ogni due o tre anni e che rappresenta la preziosa eredità lasciata dal beato Giovanni Paolo II, l’uomo-papa amato fortemente dai più giovani e non a caso eletto protettore delle Gmg.
In quel 1978 eravamo agli albori dello straordinario rapporto di intesa tra il pontefice e i giovani, con cui avrà puntuali occasioni di incontro durante gli oltre ventisei anni di pontificato. Oggi siamo sulla scia di quel percorso, con un papa che non ha soltanto raccolto il testimone di questo rapporto ma che sa offrire rinnovata linfa e stimoli alle nuove generazioni.
La 26ª Gmg è stata una grande festa della fede, un’occasione per riflettere su se stessi e sulla propria esistenza, in particolare sul futuro, proprio nel periodo in cui “la vita – ha sottolineato papa Benedetto XVI – si rivela alla persona con tutta la ricchezza e pienezza delle sue potenzialità, spingendo alla ricerca di mete più alte che diano senso alla vita stessa”.
L’edizione spagnola dell’incontro tra i giovani e la Chiesa verteva sul tema “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede”, attraverso quelle radici del cristianesimo che permettono di ancorarsi a un terreno solido, di trarne nutrimento e di offrire così i propri frutti. Un concetto che sembra sempre più spesso sparire sotto i flutti di quella modernità liquida di cui tanto si parla, nella carenza di ancoraggi saldi e soprattutto nel progressivo venir meno di punti di riferimento credibili.
Se l’istituzione della famiglia scricchiola la politica non è da meno. E allora i giovani accorrono attorno alla figura del papa, invitati a guardare oltre, a riconoscere dietro quelle vesti il successore di Cristo. Di fatto oggi il papa è l’unico soggetto capace di richiamare un numero così straordinario di giovani e il motivo va ricercato essenzialmente nella capacità di offrire orizzonti di speranza cui far approdare i sogni e le domande propri di quella fase della vita.
Papa Ratzinger ha messo concretamente sul piatto uno dei problemi centrali dell’oggi – la mancanza di prospettive occupazionali – prima di giungere nella capitale spagnola. È ancora in volo quando, parlando con i giornalisti, denuncia come l’economia necessiti di un’etica: “l’uomo dev’essere il centro dell’economia e l’economia non è da misurare secondo il massimo del profitto, ma secondo il bene di tutti”. È lapidario e per questo estremamente efficace quando sostiene che “se i giovani di oggi non trovano prospettive per la loro vita il nostro oggi è sbagliato”.
I giovani hanno incontrato il papa con entusiasmo, certi che sarebbero usciti da quella esperienza con qualcosa di importante su cui costruire saldamente la propria fede ma anche la coscienza di cittadini.
La via crucis, la veglia del sabato sera e la messa di congedo la mattina seguente. Tutto nella tradizione e nell’innovazione segnata quest’anno per la prima volta dalla confessione di alcuni giovani da parte di Benedetto XVI e da una copertura mediatica fortemente digitale, improntata al Web 2.0, quello dei social network e del massimo dell’interattività che ha permesso, anche a chi era rimasto a casa, una partecipazione virtuale ma anche emotiva.
Un popolo in cammino verso la propria maturazione, in cui la Gmg rappresenta una tappa fondamentale, per quelle “migliaia di giovani di tutto il mondo – sono ancora parole di papa Ratzinger -, cattolici, interessati a Cristo o in cerca della verità che dà un senso genuino alla propria esistenza”.
E allora il papa, nella veglia del sabato sera, ha parlato della fede che “non si oppone ai vostri ideali più alti, al contrario, li eleva e li perfeziona. Cari giovani, non conformatevi con qualcosa che sia meno della Verità e dell’Amore, non conformatevi con qualcuno che sia meno di Cristo”.
Papa Benedetto ha parlato in una serata sferzata da un fortissimo vento e da una pioggia battente che non è riuscita a distogliere minimamente i giovani. Anzi, proprio quell’improvviso peggioramento del tempo ha creato un’ulteriore condivisione tra il papa e i suoi ragazzi, una “avventura” come l’ha definita un Ratzinger sereno e divertito, confermando così la tesi del suo predecessore che il contatto con i giovani ringiovanisce, persino un austero teologo ottuagenario.
Dunque le Gmg come momento di incontro, di festa e di preghiera. Una dimensione, quella spirituale, cui Benedetto XVI ha impresso un forte input introducendo l’adorazione eucaristica. E così uno dei momenti più significativi di questo appuntamento spagnolo rimarrà l’immagine di quella distesa di giovani inginocchiati e calati in un lungo e intenso silenzio. Per rispondere all’invito del papa di dialogare con Cristo presente nell’eucarestia, porgli le domande e ascoltare le sue risposte.
E dopo ancora un’esplosione di festa tra bandiere di ogni Paese, tra tratti somatici tanto diversi, tra storie di vita così differenti. Ma è proprio in questa comunione nella diversità che sta il futuro del mondo e che trova negli abbracci allo scambio di pace un’incoraggiante prospettiva.
Dalla spianata dell’aeroporto di Cuatro vientos si è levato un impegno di fede e di testimonianza, una sorta di arruolamento tra le fila dei discepoli di Cristo, per una nuova generazione che sappia portare il suo messaggio in ogni angolo del mondo, partendo dalla propria esperienza e dal personale incontro rinnovato o avuto per la prima volta in questa settimana di festa della fede.
Di Gmg si riparlerà, a livello internazionale tra due anni, nel 2013 a Rio de Janeiro ma prima dell’appuntamento in Brasile i giovani saranno chiamati a coltivare, testimoniare, condividere e trasmettere la loro fede nella vita di ogni giorno, come hanno fatto nella festosa moltitudine di Madrid.