Le donne e lo sguardo semplice e profondo dell’amore. Papa Francesco ha parlato così, per la prima volta, delle donne e lo ha fatto questa mattina nella seconda udienza generale del mercoledì. Riprendendo le catechesi per l’Anno della fede, Francesco ha parlato della resurrezione come nucleo del messaggio cristiano. Ed è in questo contesto che papa Bergoglio ha sottolineato come le donne siano chiamate a essere testimoni di Gesù, della sua resurrezione. Un messaggio di gioia e di speranza del quale sono investite le donne, grazie anche alla loro capacità di credere senza troppe mediazioni della ragione e del dubbio, il che non significa essere credulone, piuttosto privilegiare l’ascolto della voce del cuore.

"Nelle professioni di fede del Nuovo Testamento, come testimoni della resurrezione vengono ricordati solamente uomini, gli Apostoli, ma non le donne – ha detto il papa nel corso dell’affollatissima udienza. Questo perché, secondo la legge giudaica di quel tempo, le donne e i bambini non potevano rendere una testimonianza affidabile, credibile. Nei Vangeli, invece, le donne hanno un ruolo primario, fondamentale".
Un elemento che riveste notevole importanza anche per dimostrare la storicità della resurrezione: "se fosse un fatto inventato – ha aggiunto Francesco – nel contesto di quel tempo non sarebbe stato legato alla testimonianza delle donne. Gli evangelisti invece narrano semplicemente ciò che è avvenuto: sono le donne le prime testimoni. Questo dice che Dio non sceglie secondo i criteri umani: i primi testimoni della nascita di Gesù sono i pastori, gente semplice e umile; le prime testimoni della resurrezione sono le donne. E questo è bello".
Anche perché da questo fatto narrato dal Vangelo scaturisce, ieri come oggi, la missione delle donne: "dare testimonianza ai figli, ai nipotini, che Gesù è vivo, è il vivente, è risorto. Mamme e donne, avanti con questa testimonianza! Per Dio conta il cuore, quanto siamo aperti a Lui, se siamo come i bambini che si fidano".
Una missione che si apre a ventaglio sulla storia contemporanea, attribuendo alle donne un ruolo di primo piano anche nella Chiesa. "Questo – ha aggiunto il papa – ci fa riflettere anche su come le donne, nella Chiesa e nel cammino di fede, abbiano avuto e abbiano anche oggi un ruolo particolare nell’aprire le porte al Signore, nel seguirlo e nel comunicare il suo Volto, perché lo sguardo di fede ha sempre bisogno dello sguardo semplice e profondo dell’amore".
Una catechesi che affonda nella stessa natura delle donne, nella capacità di credere e amare senza condizioni, seguendo quell’istinto e quella passione dettati esclusivamente dal cuore, un tratto distintivo rispetto agli uomini, naturaliter portati a far prevalere la ragione. Infatti "gli Apostoli e i discepoli fanno più fatica a credere. Le donne no. Pietro corre al sepolcro, ma si ferma alla tomba vuota; Tommaso deve toccare con le sue mani le ferite del corpo di Gesù. Anche nel nostro cammino di fede è importante sapere e sentire che Dio ci ama, non aver paura di amarlo: la fede si professa con la bocca e con il cuore, con la parola e con l’amore".
Cuore e amore, due tratti distintivi delle donne alle quali Francesco ha dedicato questo ampio passaggio della catechesi, con una attenzione piena di tenerezza.
Il riferimento alle donne non può che ricordare gli appassionati interventi di papa Giovanni Paolo II che alle donne ha sempre riservato uno sguardo di fiducia, di incoraggiamento e di amore. In particolare con la lettera apostolica "Mulieris dignitatem" del 1988 e con la "Lettera alle donne", scritta nel 1995 in vista della Conferenza mondiale sulla donna di Pechino.
In particolare con papa Wojtyla il suo "grazie al Signore per il suo disegno sulla vocazione e la missione della donna nel mondo, diventa anche un concreto e diretto grazie alle donne, a ciascuna donna, per ciò che essa rappresenta nella vita dell’umanità". E seguiva quell’elenco di grazie per la donna madre, sposa, figlia, sorella, lavoratrice, consacrata. Sino all’esplicito "grazie a te, donna, per il fatto stesso che sei donna! Con la percezione che è propria della tua femminilità tu arricchisci la comprensione del mondo e contribuisci alla piena verità dei rapporti umani".
Oggi sul ruolo e la ricchezza delle donne interviene papa Bergoglio, con parole esplicite e con un approccio costruttivo e denso di fiducia. Prima delle parole i fatti: nella visita di giovedì scorso all’istituto penale per minori di Casal del Marmo a Roma, il papa aveva fatto la lavanda dei piedi anche a due ragazze, tanto da scatenare le ridde interpretative di chi voleva cercare di trovare in quel gesto una qualche apertura sul tema del sacerdozio femminile. Molto più semplicemente quell’atto era la dimostrazione incondizionata di servizio: "è l’esempio del Signore -aveva detto Bergoglio durante l’omelia – Lui è il più importante e lava i piedi, perché fra noi quello che è il più alto deve essere al servizio degli altri".
Niente di strano o da passare sotto chissà quali lenti interpretative. Solo – e si fa per dire – la riconoscenza verso il cuore delle donne, ammantata dalla profonda tenerezza che sta dimostrando al mondo.

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