“Dove c’è Pietro c’è la Chiesa” scriveva sant’Ambrogio ed è apparso evidente che la Chiesa universale era nei giorni scorsi a Milano, attorno a Benedetto XVI, non a rovistare tra le carte del papa e dei suoi collaboratori, né a pubblicare quei documenti illegalmente sottratti per alimentare discrediti e battaglie intestine. La visita di papa Benedetto nella città ambrosiana ha rappresentato un momento di forte comunione con il successore di Pietro che ha partecipato al settimo incontro mondiale delle famiglie.

Un’occasione per raccogliersi attorno al pater familias del cattolicesimo e per dimostrargli la stima e l’affetto dei suoi componenti. L’ovazione che ha accompagnato le parole del cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio consiglio della famiglia, rivolte al pontefice – “ci ha fatto sperimentare la gioia di essere Chiesa” – si è mossa come una grande onda sulla volontà di testimoniare non solo la gioia di quella presenza ma anche la vicinanza in momenti difficili per il papa. Un pontefice vittima di una guerriglia ad orologeria dove i documenti riservati “esplodono” sui media con uno snervante stillicidio. A dire il vero a turbare gli animi non sono tanto quei documenti, spesso di scarsissima rilevanza, quanto le continue fuoriuscite di informazioni che denotano uno scacchiere complesso. Da mesi la Santa Sede è al centro di questa fuga di notizie e di operazioni discutibili. Il culmine sembrava sfociato nel libro di Gianluigi Nuzzi “Sua Santità”, pubblicazione che sta al crocevia tra una grave scorrettezza deontologica, il tentativo di far apparire scandaloso anche quello che non lo è o che comunque è già stato reso pubblico e, infine, la sottolineatura di vicende che non sempre fanno onore alla Chiesa. Ma d’altra parte è sempre bene ricordare che si sta parlando di uno stato e, come tale, può avere i suoi “giochi” interni, i suoi equilibri che spesso sfociano in squilibri. Il Vaticano, come ogni istituzione od organizzazione, è fatto di uomini che talvolta possono non brillare per correttezza e fratellanza. Per questo la vera sfida che spetta a ognuno è di valutare non cadendo nelle trite generalizzazioni, con il compito per il credente di mantenere ferma la sua rotta, dimostrando così di essere capace di guardare oltre, senza lasciarsi distogliere da quanto accade ai "bordi della fede".
L’incontro di Milano è stato provvidenziale proprio per questo, consentendo di rinnovare il proprio senso di appartenenza e di rinsaldare il patto di stima con il capo di quella Chiesa che, a dispetto dei suoi ottantacinque anni, dimostra grande forza, saggezza e lucidità.
Un papa che è voluto entrare direttamente nei problemi della quotidianità, rispondendo a braccio sabato sera alle domande, alle difficoltà e ai dubbi comuni a tante famiglie in merito alla crisi dell’economia, della società, dei rapporti interpersonali e delle stesse famiglie. A domanda risposta, con un esplicito richiamo anche alla politica e al proprio dovere nei confronti della società e degli individui. “In politica – ha sottolineato papa Benedetto – dovrebbe crescere il senso di responsabilità in tutti i partiti, perché non cerchino solo voti per sé ma siano responsabili per il bene di tutti”.
E delle caratteristiche del buon politico il papa aveva parlato nel pomeriggio a rappresentanti delle istituzioni e delle diverse componenti della società lombarda: “la prima qualità di chi governa – aveva detto – è la giustizia, virtù pubblica per eccellenza, perché riguarda il bene della comunità intera. Eppure essa non basta. Ambrogio le accompagna un’altra qualità: l’amore per la libertà, che egli considera elemento discriminante tra i governanti buoni e quelli cattivi”, sottolineando come “la libertà non è un privilegio per alcuni, ma un diritto per tutti, un diritto prezioso che il potere civile deve garantire”. Approdando a “uno dei principali elementi della laicità dello Stato: assicurare la libertà affinché tutti possano proporre la loro visione della vita comune, sempre, però, nel rispetto dell’altro e nel contesto delle leggi che mirano al bene di tutti”.
Partendo dalla famiglia “la prima e insostituibile scuola delle virtù sociali” nella quale devono essere trasmessi e vissuti “il rispetto delle persone, la gratuità, la fiducia, la responsabilità, la solidarietà, la cooperazione”. E quando la famiglia non c’è più per separazioni o divorzi “sappiate che il Papa e la Chiesa vi sostengono nella vostra fatica. Vi incoraggio a rimanere uniti alle vostre comunità, mentre auspico che le diocesi realizzino adeguate iniziative di accoglienza e vicinanza”. Uno status che rappresenta una “sofferenza della Chiesa di oggi” ha detto papa Benedetto non riservando alcuna sorpresa rispetto alla posizione della Chiesa ma accennando a questa diffusa realtà sia nell’incontro con le famiglie sia nel corso dell’omelia di domenica.
La visita milanese ha messo a tacere i soliti detrattori facili a scandalizzarsi per niente, questa volta risentiti per lo svolgimento dell’iniziativa in concomitanza con le sofferenze del popolo emiliano provato dal terremoto. E proprio la gente dell’Emilia è stata ripetutamente al centro dei pensieri di papa Benedetto che, al termine di questo incontro mondiale, ha annunciato di destinare altri cinquecentomila euro alle famiglie più bisognose delle aree terremotate.
Ulteriore dimostrazione del cuore pulsante di questa Chiesa che segue con più attenzione le vicende dell’uomo piuttosto che il gracchiare dei corvi che hanno dato ulteriori segnali di sorvolare ancora le stanze vaticane, preannunciando giornate intessute di veleno con minacce di nuove rilevazioni.
“Se qualche volta si può pensare che la barca di Pietro realmente sia in balia degli avversari difficili – aveva detto il papa in arcivescovato prima di congedarsi – tuttavia è anche vero che vediamo come il Signore è presente, è vivo, è risorto veramente, e ha in mano il governo del mondo e il cuore degli uomini. Questa esperienza della Chiesa viva, che vive dell’amore di Dio, che vive per Cristo Risorto, è il dono di questi giorni”. Di cui farsi scudo contro i nuovi atti presentati come azioni di verità ma in realtà finalizzati a creare confusione, discredito e a tentare di danneggiare una Chiesa che, nonostante tutto ciò, è pronta a seguire con amore e convinzione il successore di Pietro.

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