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Sui rapporti mutevoli e complessi tra la Lega e i valori cristiani si registra da tempo una crescente attenzione. E’ significativo che anche riviste come “Mosaico di pace”, espressione di Pax Christi, e “Missione oggi”, dei Padri Saveriani, abbiano dedicato corposi dossier a questo tema. In quello di “Missione oggi” (dicembre 2010), dal titolo “Leghismo e Cristianesimo. La cattolicità a rischio”, si propongono – tra gli altri – interessanti contributi del teologo Giacomo Canobbio, già presidente dell’Associazione teologica italiana, del moralista Giannino Piana e del sociologo Stefano Allievi.

Canobbio ritiene che il movimento leghista mette in evidenza problemi reali e ne individua alcuni. Ad esempio che il criterio di reciprocità non è cristiano. La ragione – dice il teologo – è che il criterio dei discepoli di Gesù non è la reciprocità ma la gratuità. Si pensi all’atteggiamento verso gli stranieri, i Rom, in particolare verso l’Islam. Gesù infatti comanda di amare i propri nemici e di pregare per i propri persecutori. Un secondo punto è che la Lega ha una visione chiusa ed esclusivista mentre il “cattolico” è persona aperta al tutto, affinché questo lo pervada e lo arricchisca. Perciò non c’è preclusione per nessuno. Inoltre il cattolico non vive rivolto al passato, per questo non va a caccia (semplifichiamo noi) di miti identitari. Si pensi al sole delle Alpi, al rito delle ampolline con l’acqua del Po, ai continui riferimenti celtici. Canobbio sintetizza così il suo pensiero: «ci si potrebbe domandare se il fenomeno Lega non sia da considerare come una forma di malattia del cattolicesimo. Certo, nessun movimento va demonizzato a priori. Se un fenomeno appare nella storia se ne devono cercare le ragioni. Ma una volta che queste siano state trovate si dovrà procedere ad analizzarle criticamente e, se necessario, a correggerle. Ciò soprattutto quando si pretende di farsi paladini del cattolicesimo negandone di fatto il senso, e non solo mescolando improbabili riti celtici, ma pure riducendone il significato a pura tradizione culturale».
Analoghe considerazioni sono espresse da Giannino Piana per il quale «alla solidarietà verso tutti, fondata sull’uguaglianza di ogni uomo in Gesù Cristo, si sostituisce (nella Lega) una forma di particolarismo, che fa leva su sentimenti egoistici e rispolvera concetti, come quello di “clandestinità”, che nulla hanno a che vedere con la concezione cristiana della vita». Inoltre, dice Piana, «la difesa delle tradizioni cristiane riveste un significato del tutto strumentale; la religione è concepita come realtà meramente culturale, come la struttura portante di una civiltà – quella occidentale – che viene contrapposta ad altre, e in particolare a quella islamica».
Più riferite a fatti concreti e a persone specifiche sono le riflessioni di Stefano Allievi per il quale «un capitolo specifico riguarda le polemiche contro la Chiesa ambrosiana, considerata la punta di diamante della Chiesa che si presenta o viene presentata, probabilmente a ragione, come nemica e alternativa in termini di valori rispetto a certa cultura leghista: ieri contro il card. Carlo Maria Martini e oggi contro il card. Dionigi Tettamanzi» (etichettato, si ricorderà, come Imam del Nord). Ad essi il sociologo aggiunge il ruolo del Patriarca di Venezia, Angelo Scola, « portatore di una visione del “meticciato delle culture” molto più complessa e problematica, e certamente più “alta”, delle semplificazioni leghiste» e soprattutto il ruolo del card. Angelo Bagnasco, presidente della CEI, con il quale la Lega starebbe tentando di suggellare «un patto di egemonia culturale condivisa e non più concorrenziale su un Nord sempre più saldamente in mani leghiste, e il cui elettorato è in parte significativa cattolico».
Facendo un rapido bilancio si comprende facilmente che l’uso strumentale dei simboli cristiani da parte della Lega mette in apprensione la Chiesa cattolica perché non è pensabile un “cristianesimo etnico”. Forse aveva visto giusto il direttore di Famiglia cristiana, don Antonio Sciortino, quando scriveva che «per un Paese come il nostro, che si dichiara cattolico, è difficile capire come si possa discriminare gli stranieri e atteggiarsi poi a difensori del crocifisso». In effetti, il problema centrale riguarda proprio il rigetto degli immigrati, l’uso dei simboli (dal sole delle Alpi al Natale “bianco”), all’ideologia proprietaria della terra. Finché tali concezioni di fondo non verranno chiarite dalla Lega non si vede quale compatibilità possa essersi con il Cristianesimo e la Chiesa cattolica.

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