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Il mondo umano, infatti, sembra ormai in aperto conflitto con la bellezza della terra, con i suoi ritmi, con l’ordine delle cose. Il mondo degli umani del XXI secolo, divenuto quasi un non-mondo, e cioè caos, disordine puro, forza ogni giorno di più la terra oltre il confine del possibile, e così la devasta: The Waste Land, appunto.rn
Negli anni ’40 Martin Heidegger denunciava già la totale omologazione dei popoli, tutti scatenati all’unanimità verso la distruzione della terra: “L’incondizionata uniformità di tutte le umanità della terra sotto il dominio della volontà di volontà rende manifesta l’insensatezza dell’agire umano posto come assoluto”. Abbiamo visto in contemporanea milioni di giovani acclamare Michael Jackson da un capo all’altro del pianeta, ma pochi hanno ricordato che anche il povero Jako, l’icona più ambigua di questo nostro tempo, gridava in Thriller: “L’oscurità scende sulla terra /La mezzanotte è vicina /Creature strisciano in cerca di sangue /Per terrorizzare tutto il vostro vicinato /E chiunque verrà trovato /Senza il coraggio di scappare /Dovrà affrontare i segugi dell’Inferno /E si decomporrà dentro il corpo di un cadavere. /La puzza più fetida riempie l’aria /La paura di quarantamila anni /E spettri scuri da ogni tomba /Si stanno avvicinando per compiere il tuo destino /E anche se tu combatti per restare vivo /Il tuo corpo inizia a tremare /Poiché nessun mero mortale può resistere /Alla malvagità del thriller.”
rnFa bene allora tornare ai testi apocalittici veri, per comprendere qualcosa di ciò che sta accadendo. Proprio nel giorno di apertura del G8, tutta la Chiesa cattolica, guarda caso, leggeva il Salmo 32: “Il Signore annulla i disegni delle nazioni,/ rende vani i progetti dei popoli./ Ma il piano del Signore sussiste per sempre,/ i pensieri del suo cuore per tutte le generazioni”.rn
Che aria fresca. Che liberazione si avverte leggendo questi antichi presagi. Dio vanifica i progetti di devastazione messi in atto dai Grandi Signori di questo mondo. Dio possiede un suo piano, un suo disegno, che però è spesso in aperto conflitto con la stragrande maggioranza di ciò che domina in questo mondo come programmazione pilotata dalla cieca volontà di potenza del genere umano.
Tutta la potenza innovativa e progressiva della civiltà cristiano-occidentale proviene dalla più o meno consapevole convinzione che tra il Regno di Dio e questo mondo sussiste una tensione irrisolubile, un conflitto aperto, che culmina nell’uccisione dell’Uomo-Dio, voluta e attuata dalla ferrea coalizione di tutti i poteri politici e religiosi di questo mondo.
Gesù, d’altronde, che è il Regno stesso, fattosi vicino e presente, lo dice e lo ripete fino alla fine dei suoi giorni terreni: Io non sono del mondo, il mio regno non è di questo mondo (Gv 18,36): “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo, poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia” (Gv 15,18-19).
E’ questa tensione spasmodica, questo dramma divino-umano, che di secolo in secolo ha fatto dell’Occidente la terra del rivolgimento permanente, di quel moto rivoluzionario senza tregua, che, come scriveva Friedrich Schlegel, è la vera “chiave di tutta la storia moderna”.
La forza delle rivoluzione moderne proveniva cioè dalla contestazione messianica di questo mondo. Ma la sua traiettoria è stata paurosamente ambigua: abbiamo fatto, come dice Girard, bombe atomiche della potenza messianica.
Abbiamo trasformato le promesse del regno nel terrore robespierriano, nel millenarismo nazista, nelle palingenesi infernali del comunismo, e oggi nel “millenarian role of America”, che presume ancora di essere “the innocent” e “the redeemer nation”.
Perciò boccheggiamo qui in Europa. Meglio stare sottacqua, meglio dimenticare che comunque questo mondo non è e non sarà mai il regno dell’uomo, meglio il coma europeo di Strasburgo e di Bruxelles, fondato sul rinnegamento quotidiano della propria storia, della propria follia, ma anche della propria grandezza.
Meglio diventare gli ultimi degli uomini piuttosto che ripetere gli orrori del XX secolo. Ma siamo sicuri che non sussista una terza possibilità tra la traduzione del messianismo in orrore storico e la rinuncia alla contestazione radicale di questo mondo in nome di un quietismo sempre più irresponsabile e incurante del massacro quotidiano dei poveri?
Siamo sicuri che dobbiamo per forza conciliarci con i Potenti/Grandi di questo mondo, rinunciando al sogno messianico di un’altra Realtà?
Io credo che questa terza possibilità ci sia, eccome, e che presto emergerà con forza travolgente sul palcoscenico planetario della storia.
Credo però che, per evitare nuove e ancora più catastrofiche controfigurazioni, dobbiamo comprendere molto meglio che nessuna rivoluzione di questo mondo può realizzarsi senza un rovesciamento continuo del nostro cuore: senza continua conversione, cioè, la rivoluzione messianica diventa anticristica, ma senza contestazione radicale di questo mondo la nostra conversione risulta del tutto illusoria: un altrettanto diabolico collaborazionismo con i poteri della morte.
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