Così Padre Caesar Atuire, Amministratore Delegato dell’Opera Romana Pellegrinaggi in occasione dell’inaugurazione a Roma di Josp Fest, il primo Festival internazionale dedicato ai “viaggi” dello spirito, ovvero ai pellegrinaggi.
Non a caso come sede di questa prima edizione è stata scelta Roma, l’unica città al mondo che può esser considerata luogo ottimale da cui poter sia arrivare che partire per un viaggio spirituale.
Roma è anche al centro di quella sorta di ragnatela di percorsi spirituali che attraversa l’Europa tutta da Nord a Sud, da Est a Ovest.
Questo Festival risponde quindi a un’esigenza diffusa, perché chi ha provato l’esperienza del pellegrinaggio torna più aperto verso gli altri, più pronto a comprendere, a condividere ed a “mettere in rete” luoghi e sentimenti, difficoltà logistiche, suggerimenti concreti e, soprattutto, moti dell’anima e riflessioni.
Sono ogni anno decine di migliaia le persone che, in tutto il mondo, lontane da spiagge affollate e da rumorosi villaggi turistici si mettono in cammino ed affrontano quest’esperienza diversa da tutte: il viaggio verso una meta a volte ideale, a volte neppure raggiunta, ma densa sempre di significati spirituali e portatrice di unione, fratellanza e simbiosi.
Ecco, simbiosi e condivisione sono i sentimenti più intensi che si possano provare camminando lentamente, un passo dopo l’altro, in assoluta sintonia con se stessi, con il mondo, con il presente e con il passato. Perché è fortissima la consapevolezza di vivere un’esperienza unica, nonostante sia già stata fatta da tantissime persone prima di noi.
Percorrere un itinerario spirituale rende più forte anche lo spirito dell’accoglienza: il pellegrino viene accolto – non a caso i primi partivano con le bisacce vuote nella certezza che qualcuno lungo il cammino le avrebbe sempre riempite – ma è anche pronto ad accogliere.
Il pellegrinaggio infatti arricchisce spiritualmente chi lo fa ed a tutti, religiosi come laici o atei dona sempre qualcosa.
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