“[…] Non è vero che la vita continua: la vita finisce e poi ne inizia un’altra nella quale si hanno anche delle gioie, ma il fardello del passato te lo porti sempre dietro e il peso a volte diventa insopportabile.
Il compito di noi sopravvissuti è testimoniare, gridare se necessario, sempre, affinché la memoria non vada perduta, anche se ogni volta il dolore si rinnova.
Il nome è rimasto lo stesso.
Anche la faccia sembra quella,
la stessa di quando mi hanno caricato
sul vagone per Auschwitz.
Io però non sono più io:
morii lì.
Questa che vedi è la mia seconda
possibilità.
Delle domande rimaste vive
ne ho fatto la brace
della testimonianza.
Le domande le condivido
con la gente e con i bambini
delle scuole.
Ho molto da fare, dunque,
il tempo a disposizione non è infinito
e a me non è data
la dolcezza dell’oblio.
Tratto da:
Anna Segre e Gloria Pavoncello (a cura), JUDENRAMPE. Gli ultimi testimoni, Elliot, 2010